Il NurSind Piemonte denuncia le criticità e le difficili condizioni di lavoro degli infermieri dei DEA

“Non possono essere gli operatori a pagare il prezzo delle inefficienze del sistema”

Si è tenuta ieri mattina la conferenza stampa da parte degli infermieri del NurSind Piemonte, che hanno affrontato le criticità e le difficili condizioni di lavoro dei DEA e dell’emergenza territoriale.

Una conferenza scaturita dall’arrivo alle aziende sanitarie da parte della Regione le linee di indirizzo per il controllo e la gestione del boarding (tempo di permanenza nei pronto soccorso in attesa di ricovero) e del sovraffollamento nei pronto soccorso.

Il documento riprende inoltre le linee di indirizzo nazionali sul triage intraospedaliero, sull’osservazione breve e sullo sviluppo di un piano di gestione del sovraffollamento in pronto soccorso, approvate il primo agosto del 2019 dalla conferenza permanente Stato Regione e la Deliberazione della Giunta Regionale de 16 aprile 2021, n. 7-3088.

Ci risulta che dal 2019 a oggi, molte delle indicazioni previste dalle normative e dalle indicazioni nazionali e regionali non sono state recepite e soprattutto attuate dalle ASR. L’organizzazione delle varie realtà risulta essere inoltre del tutto disomogenea rispetto a quanto previsto”, ha commentato Francesco Coppolella, coordinatore regionale NurSind Piemonte.

Boarding e tempi di attesa nei pronto soccorso

Il boarding e il sovraffollamento hanno conseguenze negative su diversi aspetti del sistema sanitario:

– per i pazienti: peggioramento degli esiti, ritardi di valutazione e trattamento, aumento dei tempi di degenza, rischio di nuovo ricovero a breve termine, violazione della privacy, gradimento ridotto, esposizione agli errori;

– per gli operatori: mancata aderenza alle linee guida di buona pratica clinica, aumento dello stress e del burn out, aumento degli episodi di aggressione da parte degli utenti;

– per l’ospedale: inefficienza del sistema, per presa in carico in PS dell’attività inappropriata di gestione dei pazienti in boarding, aumento dei tempi di degenza in ospedale, ridotta attrattività e incremento di trasferimenti/dimissioni del personale dei PS (con crisi di reclutamento e difficoltà a garantire il servizio).

Peraltro l’attività di gestione dei pazienti in boarding assorbe un importante li-vello delle risorse mediche e infermieristiche e su di essa devono essere coinvolte le diverse funzioni ospedaliere. Secondo gli atti normativi, il tempo di permanenza in PS in attesa di ricovero è di 2 ore.

Secondo le Linee di Indirizzo Nazionali su Triage-OBI-Sovraffollamento (Atto 143 Conferenza Stato-Regioni del 01/08/2019) e della DGR Piemonte 7-3088 del 16/04/2021: il tempo di attesa tra l’arrivo in PS e la registrazione in triage massimo 10’. Il tempo di attesa tra la registrazione e la prima visita medica varia in base al codice. Nel dettaglio, codici 1 (rosso) nessuna attesa; codici 2 (arancione) massimo 15’; codici 3 (azzurro) massimo 60’; codici 4 (verde) massimo 120’; codici 5 (bianco) massimo 240’.

Invece a Torino si va dai due ai sette giorni – ha aggiunto Coppolella -. In dettaglio dai due a tre giorni al San Giovanni Bosco, da due a quattro a Carmagnola, da tre a sei al Martini e al San Luigi, da tre a sette a Chivasso”.

Evidenzia Coppolella: “Dai dati in nostro possesso e dalle informazioni ricevute dai colleghi che operano in questi importanti e fondamentali settori apprendiamo che i codici con caratteristiche di urgenza sono generalmente rispettati, lo sono molto meno gli altri che quasi sempre raddoppiano e/o triplicano. I tempi di rivalutazione del paziente in attesa di visita inoltre sono resi complicati dalle condizioni di sovraffollamento e non sempre possono essere rispettati”.

Gli infermieri

Per quanto riguarda gli infermieri, il loro numero, secondo quando stabilito dalla linee di indirizzo è calcolato in base al numero di accessi. Il numero indicato, in alcune realtà, non è garantito in tutti i turni di servizio. Per questa funzione, altri obblighi sono previsti e raccomandati alle quali le aziende sono tenute ad ottemperare, come ad esempio la presenza di personale amministrativo. Figura presente in poche realtà e che costringe l’infermiere di triage ad occuparsi di compiti impropri oltre a quello di fare da centralinista, occupandolo e distogliendolo dalle proprie funzioni. La presenza di pazienti in attesa di ricovero per molti giorni che si sovrappongono comporta un carico di lavoro che assorbe molte risorse di personale. Sono parecchie decine di pazienti, anche gravi che necessitano di essere monitorati e assistiti.

Il sindacalista ha aggiunto: “Spesso, in queste condizioni il rapporto infermiere paziente risulta essere preoccupante come quello per l’attività di OBI (osservazione breve intensiva) che risulta essere tre, quattro volte inferiore. La condizione di sovraffollamento e di forte criticità dei nostri pronto soccorso sono armai da considerarsi condizioni di normalità e non di eccezionalità. Prendiamo inoltre atto che i tentativi di ampliare la recettività delle strutture a valle senza diminuire il flusso dei bisogni a monte non produce risultati soddisfacenti. L’utenza prende d’assalto il sistema 118 e i Pronto Soccorso perché sono le ultime cattedrali nel deserto, prive di orari di apertura e chiusura; Dopo tutti i finanziamenti dello stato per il potenziamento dell’assistenza domiciliare e dell’introduzione dell’infermiere di famiglia ancora non sappiamo che fine abbiano fatto nonostante e da due mesi che lo abbiamo chiesto alle aziende”.

Aggressioni

Continuando con le criticità, il NurSind afferma che ogni giorno negli ospedali piemontesi si verificano una aggressione verbale o fisica seguita da minacce ai danni degli operatori, nonostante la “tolleranza zero” che le norme vigenti richiedono alle aziende.

La Legge 113/2020 che prevede la procedibilità d’ufficio è ampiamente disattesa da parte delle direzioni aziendali che lasciano l’incombenza della querela al singolo. “Se paradossalmente un soggetto provocasse danni materiali nella sala di attesa di un Pronto Soccorso, l’amministrazione procederebbe senza esitazioni per il risarcimento, cosa che si guarda bene dal fare quando ad essere aggredito è un dipendente. Vale più l’integrità di una sedia rispetto all’incolumità di un infermiere di Triage”, ha detto Coppolella.Parallelamente ad una situazione in via di peggioramento dobbiamo nostro malgrado prendere atto un considerevole aumento di situazioni che coinvolgono il personale in contestazioni disciplinari e giudiziarie. Non ultimo la condanna a otto mesi di reclusione per il collega del pronto soccorso del San Luigi”.

Coppolella ha concluso: “Per questi motivi abbiamo inviato un esposto alla Procura della Repubblica, affinché possa essere verificato che le norme, le linee di indirizzo, le disposizioni di carattere nazionale e regionale che abbiamo fornito, trovino applicazione nelle nostre ASR, ed accertare eventuali responsabilità. Dai dati in nostro possesso, riteniamo che le disposizioni previste non trovino applicazione e che questo costringa gli operatori ad operare in condizioni di forte criticità che mettono in pericolo la salute e la sicurezza dei cittadini. Non possono essere gli operatori a pagare il prezzo delle inefficienze. Abbiamo già fatto richiesta formale alle aziende di essere informati circa l’applicazione prevista dalle disposizioni nazionali e regionali ricevute. Auspichiamo in una risposta tempestiva, ritenendo responsabile segnalare una eventuale impossibilità ad attuare quelle che sono le linee guida”.

La situazione nell’Astigiano

Il rappresentante del NurSind Andrea Milani, infermiere del Pronto Soccorso di Asti, è intervenuto durante la conferenza stampa di ieri. “Da segnalare la condizione specifica dell’ospedale di Asti, per il quale a fronte di un bacino di utenza di 230mila abitanti tra Asti e provincia, risulta l’unico punto di accesso insieme a Nizza che però è aperto solo h12. A differenza di altre realtà come quella alessandrina, dove i punti di accesso sono 6 per un bacino di utenza di circa 400mila abitanti”.

L’infermiere ha aggiunto: “Sono intervenuto su quelle che sono le condizioni di sicurezza in cui verte la nostra realtà di Asti. Nell’aprile del 2022 sono stati esplosi colpi di pistola davanti al pronto soccorso del Cardinal Massaia ed è stato ripristinato il posto di polizia interno alla struttura fino alle ore 14. Stiamo lavorando con il NurSind per istituire una seconda guardia giurata per la sicurezza oltre quella già presente. Ho anche citato un episodio personale vissuto durante la mia carriera in pronto soccorso. A seguito di un’aggressione fisica ho avuto una rottura traumatica del timpano, con seguenti oltre 30 giorni di prognosi per il rientro al lavoro; un altro evento che dimostra come sia importante la salvaguardia della sicurezza in un posto come il pronto soccorso”.

Il segretario provinciale del NurSind Gabriele Montana: “In media, nell’ospedale di Asti, il tempo che intercorre dal momento in cui un paziente viene messo in attesa di ricovero fino al momento in cui effettivamente raggiunge il posto letto nel reparto è di 13 fino a 48 ore. Le direttive regionali indicano una tempistica che stia all’interno delle due ore”.

E aggiunge: “Il rapporto infermieri/pazienti in OBI (Osservazione breve intensiva) dovrebbe essere 1 a 4. Al momento è 1 a 12. Attualmente è in corso una riorganizzazione delle attività di pronto soccorso, questo è bene dirlo. Tuttavia al momento il dato è questo”.

In pronto soccorso, il tempo di attesa prima che i vari pazienti vengano visitati dipende dai giorni. In quelli di sovraffollamento si assiste ad attese fino a 4 ore per codici arancioni e si arriva a 8/10  ore per i codici verdi, che dovrebbero attendere solo 2 ore. In questo tempo così lungo il paziente deve essere rivalutato, azione a carico degli infermieri. Più aumenta l’attesa, più rivalutazioni sono in carico agli infermieri”, conclude Montana.

 

 

 

 

 

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