Il progetto “Ben-Essere” a favore dei detenuti della Casa di Reclusione di Asti

Beppe Amico: “Nell'oceano dei bisogni della popolazione carceraria questa è una goccia. Non abbiamo l’illusione di risolvere i problemi, ma l'agire della Caritas è di compiere azioni che lascino un segno”

Amico, Piscioneri, Prastaro, Bagnadentro e Borsa. Foto R.S.

ASTI – Migliorare il benessere dei detenuti favorendone la crescita sotto il profilo personale, culturale, artistico e formativo, così da stimolare una visione positiva ed una prospettiva di futuro per coloro che si sentono senza speranza.

Questo, in estrema sintesi, è l’obiettivo del progetto “Ben-Essere” nell’ambito del programma “Aiutare chi aiuta: un sostegno alle nuove fragilità” a favore dei detenuti della Casa di Reclusione di Asti.

Il progetto – presentato stamattina 3 maggio in Vescovado – vede come soggetto proponente la Caritas Diocesa di Asti ed è stato elaborato in stretta collaborazione con Effatà, associazione di volontariato che presta servizio nelle carceri, con l’obiettivo di agevolare il recupero della persona reclusa.

Gli altri soggetti partecipanti sono Consorzio Co.A.La; Coop. La Strada; Casa di Carita’ Arti & Mestieri; Associazione FuoriLuogo.

Le Istituzioni pubbliche coinvolte sono Casa di Reclusione di Asti; Comune di Asti-Assessorato ai servizi sociali; Ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Torino; Garante Comunale dei detenuti.

L’iniziativa è cofinanziata da Intesa Sanpaolo e dalla Caritas Italiana con i fondi 8×1000 della Chiesa Cattolica.

Mons. Marco Prastaro – Vescovo di Asti:Un carcere in un territorio pone alla comunità, già solo per la sua presenza e poi per la tipologia del nostro che è di alta sicurezza, alcune domande. La prima è quella del rapporto tra giustizia e misericordia. La giustizia è necessaria ma una giustizia senza misericordia sarebbe disumana. La seconda domanda è legata al tema della misericordia e della seconda opportunità che deve sempre essere data. Ben venga prendersi a cuore la vita del carcere e dei detenuti con questa dimensione”.

Giuseppina Piscioneri. Foto R.S.

Dott.ssa Giuseppina Piscioneri – Direttrice della Casa di Reclusione di Asti: “Questa è un’opportunità veramente importante per noi. È stata fatta una proposta al dipartimento di inserire questo progetto come best practice, quindi legato al benessere. Il filone principale di questo progetto è proprio il benessere dei detenuti. La finalità è proprio quella di promuovere quelli che sono gli obiettivi, le azioni che già sono state attivate nei vari progetti, quindi nelle attività trattamentali, ricreative e sportive, quindi nella formazione e che chiaramente devono essere promosse e questo anche grazie all’all’aiuto di imprese, che vengono in istituto per favorire i lavori per i detenuti all’interno  dello stesso”.

Avv.to Maria Bagnadentro – Presidente Effatà:E’ motivo di orgoglio per noi partecipare a questo progetto che vede molte persone coinvolte. Credo sia veramente importante il fatto di coinvolgere più soggetti”.

Dr. Marco Torelli – Responsabile della Filiale Terzo Settore di Asti di Intesa Sanpaolo: “Siamo felici di contribuire a questo progetto e a dimostrare ancora più che Intesa Sanpaolo cerca di essere un’istituzione di credito rivolta alla verifica dell’impatto sociale”.

Beppe Amico. Foto R.S.

Dr. Giuseppe Amico – Direttore Caritas Asti:Inizio parlando dell’ultimo convegno nazionale delle caritas diocesane che si è tenuto recentemente a Grado, che aveva come titolo ‘Confini, zone di contatto e non di separazione’. E’ stato un convegno ricco di stimoli e di provocazioni, che ci ha portato a riflettere sulla nostra capacità di vivere il confine come luogo d’incontro e di solidarietà, non come luogo di separazione. Il progetto che oggi viene presentato ci porta ad una tipologia precisa di confini, quella tra coloro che sono in carcere e il resto della popolazione. Se corriamo il rischio di giudicare chi ha commesso reati, viviamo le zone di confine erigendo dei muri che separano. L’invito e le azioni di questo progetto sono invece per vivere questa zona di confine come luogo di solidarietà e incontro.

Il progetto rientra nell’invito a essere soggetti che lavorano per la tutela dei diritti di una categoria precisa di persone, che sono i detenuti. Padre Pino Puglisi ci diceva ‘Se ognuno fa qualcosa si può fare molto’. A dicembre Caritas Italiana pubblicava un bando che era riservato alle caritas diocesane. Il bando aveva come titolo ‘Giustizia con Misericordia’ e rientrava all’interno del programma ‘aiutare chi aiuta, un sostegno alle nuove fragilità’, con un programma portato avanti nel primo anno insieme a Intesa Sanpaolo.  L’unione tra queste forze ha messo a disposizione per questo bando un milione e mezzo di euro.  E’ stato aperto il bando e ce lo siamo giocato, individuando in Effatà il soggetto con cui fare sinergia per presentare il progetto.

Sono stati finanziati in totale su tutto il territorio nazionale 31 progetti, 4 sul territorio piemontese.  Le diocesi che hanno presentato e ottenuto finanziamento sono quelle di Torino, Cuneo, Vercelli e Asti.

Nell’oceano dei bisogni della popolazione carceraria questa è una goccia. Non abbiamo l’illusione di risolvere i problemi, però l’agire tipico della Caritas è di compiere azioni che lascino un segno. Il contributo che il terzo settore mette in campo con il progetto ben-essere va nella direzione di una fedeltà al Vangelo da un lato e alla Costituzione dall’altra. Credo ci sia motivo di gioire”.

Dr.ssa Daniela Borsa – Volontaria Caritas:La presenza quasi quotidiana dei volontari consente di osservare direttamente e di rilevare le esigenze dei detenuti anche quando non siano espresse verbalmente. Questo modello progettuale che parte “dal basso” è stato ritenuto la scelta migliore per dare risposte ai bisogni reali. I risultati attesi sono migliorare le condizioni di salute fisica e mentale dei detenuti coinvolti (Obiettivo ONU 3); assicurare a tutti l’opportunità di apprendere e di elevare il proprio livello culturale (Obiettivo ONU 4); Creare condizioni concrete di accesso al lavoro per un numero maggiore di persone (Obiettivo ONU 8); testimoniare, all’interno della Società, che la forza delle Istituzioni risiede nell’ accompagnare il recupero delle persone carcerate ed il loro reinserimento nella Società (Obiettivo ONU 16)”.

Don Maurizio Giaretti – Incaricato Diocesano per il Sostegno Economico della Chiesa:Queste meraviglie che vengono fatte nelle diocesi sono legate ai fondi 8× 1000 che vengono destinati alla chiesa cattolica. I fondi vengono usati per tre obiettivi: spese di culto, la carità e il sostentamento del clero. I fondi sono fondamentali e vitali per la vita della chiesa, altrimenti non si potrebbero realizzare progetti di nessun tipo. Puntare su carità vuol dire dare testimonianza per realizzare una ‘chiesa povera per i poveri’, che non significa miserabile. Significa che sa raccogliere e sa distribuire in maniera equa, intelligente e senza sprechi”.

Obiettivi specifici del progetto

Obiettivo 1. Lavoro Poiché non esiste crescita senza il sentirsi utili ed attivi, l’associazione Effatà, in collaborazione con il Consorzio Co.A.La e la Coop. La strada intende individuare nuove possibilità di lavoro sia all’interno che all’esterno del carcere attraverso un’indagine conoscitiva delle risorse offerte dal territorio e l’appoggio di imprenditori sensibili. Il lavoro all’interno è l’unica risorsa possibile per i detenuti ergastolani o con pene molto lunghe mentre individuare possibilità di lavoro sul territorio risponde alle necessità di coloro che possono godere del regime di semilibertà o hanno terminato il periodo detentivo e devono reinserirsi nella società. Questa esigenza è particolarmente significativa perché, a fronte di corsi diversi corsi professionali effettuati negli ultimi due anni, solo il 28% dei detenuti ha accesso ad attività lavorative all’interno del carcere.

Obiettivo 2. Salute psicofisica prevede: la crescita personale dei detenuti attraverso sostegno psicologico con l’aiuto di esperti esterni; un lavoro attraverso attività collettive o schede personalizzate per aumentare la consapevolezza delle proprie possibilità e stimolare l’autostima e l’autodeterminazione; un sostegno specifico per i detenuti anziani e/o con malattie invalidanti in presenza di uno specialista chinesiologo e la proposta di attività fisiche calibrate a seconda delle esigenze.

Obiettivo 3. Cultura prevede la crescita culturale e artistica dei detenuti favorendo la creatività con l’uso delle sale hobbies di cui il carcere è dotato, e la valorizzazione delle loro idee e delle loro capacità attraverso la scrittura creativa.

Obiettivo 4. “Grate colorate” prevede la crescita delle persone private della libertà sviluppandone le capacità artistiche con la collaborazione di giovani artisti. Si prevede di produrre sulle testate degli alti muri grigi dei passeggi, murales il cui tema sarà definito dai detenuti stessi che parteciperanno anche alla realizzazione delle opere accrescendo in tal modo le loro capacità artistiche.

Obiettivo 5. “Crescere apprendendo” Alcuni volontari affiancheranno i detenuti studenti delle scuole superiori e universitari per aiutarli a trovare un metodo di studio efficace anche negli spazi ristretti e poco favorevoli alla concentrazione. I volontari si faranno carico anche di collaborare con gli educatori del carcere per mantenere le relazioni con i tutor e i docenti del Polo Universitario di Torino.

 

 

 

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