Molestie verbali, come reagire senza violenza

Presentato il progetto della “palestra di autodifesa” sostenuto dalla Consulta femminile regionale

TORINO – Combattere il “cat-calling”, le molestie verbali, in modo non violento ma efficace, aumentando sicurezza, consapevolezza ed autostima di chi ne è vittima. È questo l’obiettivo della “palestra di autodifesa verbale”, un progetto del Centro Studi e Documentazione Pensiero Femminile ETS, sostenuto dalla Consulta femminile regionale, i cui risultati sono stati presentati lunedì 16 gennaio nella sala Viglione di Palazzo Lascaris.

A portare i saluti istituzionali è stato il consigliere dell’Udp Gianluca Gavazza, delegato alla Consulta femminile, che ha ricordato come “il cat-calling oggi non sia considerato un reato dalla nostra legislazione se non in parte ricompreso nell’articolo 660 del codice penale, ma soltanto quando la condotta del responsabile sia idonea non tanto a ledere la dignità della vittima, quanto a turbare l’ordine pubblico e nel caso in cui la condotta sia reiterata nel tempo. Il fenomeno però non può più essere sottovalutato ed è fondamentale puntare sul rispetto per la donna, per l’individuo, non solo in quanto sorella, fratello, madre o figlia di qualcuno, ma in quanto persona”.

“Benché il legislatore abbia dimostrato di riconoscere nuove fattispecie in cui oggi prende forma la violenza verso le donne è necessaria anche un’innovazione culturale, un cambiamento di mentalità”, ha affermato Ornella Toselli, presidente della Consulta femminile regionale. “Emerge poi il bisogno di garantire la sicurezza per strada, nei luoghi pubblici, un problema già in parte affrontato ma di cui le istituzioni dovranno sempre più farsi carico”.

Nata su impulso di un giovanissima socia del Centro Studi e Documentazione, l’iniziativa ha coinvolto un gruppo di studentesse e studenti delle classi terze dell’Istituto superiore Santorre di Santarosa di Torino, che in una prima fase di incontri con due formatrici hanno fatto emergere esperienze vissute ed episodi relativi al cat-calling. Da qui si è partiti per una riflessione sulle possibili frasi e risposte da rivolgere ai molestatori verbali e nella fase del vero e proprio allenamento in palestra una formatrice ha “lanciato” alcune molestie affinché, una alla volta, ogni ragazza reagisse con le risposte precedentemente preparate. La ripetizione del gesto “vocale”, la solidarietà del gruppo e la condivisione hanno reso particolarmente efficace l’esercizio, trasformandolo in un momento di apprendimento reciproco e di crescita del proprio senso di autoefficacia.

“Siamo convinti che la risposta al problema sia sempre l’educazione”, ha affermato Stefania Doglioli, direttrice del Centro Studi e Documentazione Pensiero femminile, ma se cambiare il contesto culturale è un processo lungo, che cosa può fare la vittima nell’immediato? “Innanzitutto mettersi in sicurezza e la difesa può anche consistere nell’ignorare la battuta che mi è stata rivolta”, commenta Norma de Piccoli, presidente Cirsde. “Non dire niente non è sottomissione ma significa sentirsi al di sopra di queste pochezze”.

Alcuni studenti e studentesse, guidate dalle formatrici Silvia e Maria hanno poi raccontato l’importanza della classe, dei propri amici come risorsa per rompere il silenzio, per condividere il vissuto, quello che si è provato.

L’esperienza della palestra di autodifesa verbale è stata poi tradotta in una campagna di sensibilizzazione contro il cat-calling, diffusa mediante 15 brevi videoclip. Due frasi particolarmente incisive “Se non rispondo al tuo cat-calling è perché ho di meglio da fare” e “Il cat-calling non ti rende più figo” sono state riprodotte su t-shirt che i ragazzi diffonderanno fra i propri coetanei.

“La questione non è solo insegnare alle donne a difendersi ma prima ancora insegnare agli uomini a non offendere, bisogna partire dalla prevenzione della violenza”, ha dichiarato Anna Ronfani, vicepresidente di Telefono Rosa, che ha sottolineato come in realtà la legislazione italiana sia giudicata all’avanguardia sulla violenza di genere anche da importanti organismi internazionali, ma che il problema risieda nella mancanza di sensibilità per attuarla.

All’incontro è intervenuta in collegamento online anche Irene Manca, dell’associazione Break the Silence, realtà nata per promuovere l’uguaglianza di genere e il contrasto alle molestie di strada, che ha parlato degli utili consigli forniti dalla piattaforma Stand Up, un programma di formazione e sensibilizzazione contro le molestie in luoghi pubblici promosso da L’Oréal Paris in collaborazione con la ong Right To Be.

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