Mobilità sostenibile, Europa Verde Asti: “Occorre agire responsabilmente e con estrema urgenza”
Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di Giuseppe Sammatrice e Patrizia Montafia, portavoce della Federazione provinciale Europa Verde Asti
Vi è mai capitato di entrare in una via del centro, magari a senso unico, o nei pressi di una scuola in orario di ingresso o uscita, con una fila di macchine in sosta sulla vostra destra, lasciando uno spazio limitato ai pedoni, e di vedere almeno un ragazzo con zaino in spalle che a fatica cerca di camminare tra le auto in sosta e quelle in transito?
Queste scene di pedoni intimoriti dal passaggio delle auto, si vedono un po’ dappertutto ma Asti ne è l’emblema. Perché?
Perché da decenni abbiamo lasciato le strade agli autoveicoli, che sono aumentati sempre più di numero, fino a non trovare spazi fisici dove essere collocati, spingendoci però a costruire sempre più infrastrutture per i loro parcheggi, circonvallazioni, rotonde, allargamenti di carreggiata, nuova viabilità, tutto questo è spesso insufficiente, dunque le auto si lasciano in sosta sulla via per la comodità dei loro guidatori.
Allo stesso tempo i trasporti pubblici sono residuali, cioè utilizzati da pochissime persone rispetto a quelle che si spostano con il proprio veicolo, perché?
Il problema è collettivo e deriva da una visione autocentrica delle strade, anche di quelle che sono state realizzate molto prima di arrivare all’automobile.
Le auto in circolazione o parcheggiate hanno sempre una sorta di precedenza nella preoccupazione di chi si trova a fare scelte sul traffico, i pedoni e ciclisti non sono considerati in questo scenario, diventano utenti deboli della strada da considerare poco o nulla!
Per evitare le code si fanno opere di scorrimento veloce invece di ostacolare il traffico per fare spazio ai pedoni.
L’incidente stradale è percepito come fatalità, come un destino ineluttabile, non fa neppure notizia sui media, tanta l’assuefazione alla sua presenza.
Gli attraversamenti pedonali (il più delle volte non illuminati) rialzati, suscitano il solito commento, “danno fastidio ai mezzi di soccorso”.
Le piste ciclabili? “tolgono spazio ai parcheggi”, le zone 30? “aumentano le code e l’inquinamento”, e soprattutto sul traffico, ogni incompetente esprime ormai la sua opinione, contando anche sulla cassa di risonanza offerta dai canali social.
Il “culto della macchina”, dunque, ha preso talmente piede che le città hanno rinunciato allo spazio, al silenzio, alla vita civile nelle strade e nelle nostre piazze. L’assoluto dominio dell’auto privata e la sua importanza come simbolo di benessere hanno provocato una vera e propria assuefazione alla sua presenza, e il danno di questa mentalità diffusa si ripercuote sulla vita di tutti.
E’ ormai assodato che gli autoveicoli sono una delle principali cause di inquinamento delle città, ogni anno 52mila persone sono decedute per problemi alle vie respiratorie causate dalla presenza di enormi quantità di polveri sottili PM 2,5, a queste vittime decedute per colpa delle istituzioni incapaci di prevenire e gestire efficacemente il fenomeno, dobbiamo aggiungere anche il dato Aci-Istat che nei primi sei mesi del 2023, registra la morte 1.384 persone e 106.493 feriti, le vittime rispetto agli anni precedenti sono diminuite in incidenti nelle autostrade e strade sub urbane ma sono rimasti più o meno uguali nei centri urbani.
Questo dato ci deve non solo farci riflettere ma agire responsabilmente con estrema urgenza e con “mano pesante”.
Più volte per rispondere a queste emergenze si sono attuati i blocchi della circolazione, ma servono a poco se realizzati saltuariamente, occorre invece renderli perenni ed estesi a tutto l’ambito urbano, senza deroghe per i veicoli di nuova immatricolazione con motore a combustibile interna.
Miglioramenti nel servizio di trasporto pubblico, garantendo reti di trasporto efficaci ed efficienti con mezzi a basse emissioni gestite da aziende sane dal punto di vista economico. Il rapporto “ecosistema urbano” di Legambiente ha visto città come: Forlì, piazza di Montefeltro, trasformata da parcheggio in area verde, rimuovendo l’asfalto e portando terreno per accrescere il verde cittadino, “altro che stalli blu!
Per ridurre il traffico in città dobbiamo pensare a stringere le carreggiate ed ampliare i marciapiedi e nuove panchine, creare piste ciclabili protette con doppio senso di circolazione, piantare alberi per raffrescare e ripulire l’aria, creare parcheggi scambiatori gratuiti e serviti da navette e bike sharing.
Ripristinare le ferrovie sospese eviterebbe l’ingresso in città di migliaia di automobili, che con un singolo passeggero occupano suolo pubblico, quest’ultimo un bene comune a cui noi cittadini non intendiamo più rinunciare.
La sospensione delle linee Asti Casale, Asti Chivasso, la Castagnole Lanze Alessandria, hanno aggravato notevolmente le disuguaglianze sociali.
I cittadini delle periferie delle frazioni dei Comuni del Monferrato pagano a caro prezzo scelte scellerate, che13 anni di governi regionali miopi, in nome del “dio denaro” hanno isolato interi territori, violando l’artico 16 della Costituzione, e di fatto svuotando intere economie dei territori.
Alcune di queste ferrovie come la Asti-Alba e la Casale-Mortara, hanno rivisto “la luce” grazie ad anni di proteste contro chi di questa Giunta regionale ne avrebbe fatto piste ciclabili, e oggi per ovvi motivi elettorali in scadenza, ci hanno offerto un” pannicello caldo”.
È ormai noto a tutti l’impegno politico del mio partito Europa Verde Verdi, nel dare voce alle innumerevoli richieste di equità territoriale nei trasporti e nei collegamenti regionali ferroviari.
La sospensione delle linee ferroviarie non riguarda solo il Monferrato, ma anche la Provincia di Cuneo che ne sta pagando un caro prezzo con la sospensione della Savigliano -Saluzzo-Cuneo, la Cavallermaggiore – Bra sostituita con un servizio pullman disagevole e senza ovvie ragioni, la Mondovì-Cuneo e la Bastia -Mondovì sospese da oltre 13 anni.
In Provincia di Torino e Vercelli, rispettivamente sospese, la Pinerolo -Torre Pellice e la Santhià Arona.
La Provincia di Alessandria con Alessandria-Ovada, ma anche la mancanza di corse durante i festivi e prefestivi nella Asti-Alba e l’Asti- Acqui, insomma tutti problemi irrisolti, che hanno contribuito a creare non solo inquinamento nelle città, ma anche disagio e disuguaglianza sociale rispetto ai cittadini che vivono nella Città metropolitana di Torino a cui la Regione devolve il 70% degli investimenti per la mobilità, lasciando “a secco” il resto del territorio piemontese. Diciamo basta a questa politica “Torino centrica”.
In questi anni ho lavorato per la presentazione di una proposta di legge regionale per il ripristino delle ferrovie sospese con la collaborazione di tecnici ingegneri e giuristi, sono state raccolte 3000 firme certificate, e contribuito a far nascere un comitato di Sindaci per la presentazione istituzionale della proposta di legge al Consiglio Regionale del Piemonte, oggi in “standby”, e in attesa dell’insediamento della nuova Giunta.
Altri Sindaci si stanno unendo al gruppo promotore (formato già dai Comuni di Chivasso-San Sebastiano Po-Cavagnolo-Brozolo- Bergamasco-Bruno-Castelnuovo Belbo-Incisa Scapaccino-Bra-Savigliano- Cavallermaggiore-Saluzzo) dando valore e interesse sociale alla proposta di legge.
Rinnoviamo l’invito a aderire ai Sindaci dei Comuni del versante astigiano della Asti-Chivasso “non pervenuti” da Asti a Cocconato ed ai Sindaci dei territori interessati della ferrovia Asti Casale, che ha visto solo i Comuni di Castell’Alfero e Moncalvo in una prima fase interessati ad aderire, ma delle criticità interne alle loro Giunte, ne hanno fatto cambiare idea.
Solidarietà al Sindaco di Bologna Matteo Lepore
I Verdi di Asti insieme con i Verdi di Bologna e dell’Emilia- Romagna, invitano il Sindaco a non mollare, la scelta giusta per ridurre e azzerare gli incidenti nei centri Urbani.
Già agli inizi del XXI secolo Comuni come Pontedera in Galizia, hanno puntato il dito sulla città 30Km/h creando solo sensi unici per le automobili, restringendo le carreggiate aumentando lo spazio per pedoni e piste ciclabili, creato ampie aree pedonali e piazza libere di auto con tanto verde, la giunta di sinistra che aveva promosso quel progetto di città ha governato per i successivi 20 anni. Un poster davanti all’ufficio del sindaco di Pontevedra, dice: “per migliorare occorre intervenire gradualmente, senza marcia indietro, con un sistema di regole e di incentivi e disincentivi economici, bisogna smettere di costruire strade ed Investire sulla costruzione di marciapiedi, piste ciclabili e trasporto su ferro”.
Giuseppe Sammatrice e Patrizia Montafia – Portavoce della Federazione provinciale Europa Verde Asti
Qui la proposta di legge regionale sulla mobilità sostenibile