Luca Quagliotti: “La sanità è un bene comune”

L’Intervento del Segretario Generale della Cgil di Asti sulle dichiarazioni dell’assessore regionale Gabusi sul 118

Siamo sinceramente stupiti dalle dichiarazioni rilasciate dall’assessore regionale alla Protezione Civile Marco Gabusi sulla nuova postazione del 118 e sull’analisi fatta per giustificare la scelta di collocare questo importante servizio nella città di Canelli.

Una premessa è doverosa: quando si ampliano i servizi, ancor più se sanitari, noi siamo contenti. Il problema è che le risorse a disposizione sono poche ed occorre utilizzarle al meglio. Francamente la scelta fatta dalla Regione Piemonte non ci sembra corrispondere al requisito di funzionalità necessario a garantire un’adeguata risposta sanitaria ai bisogni della popolazione astigiana, ma – e lo dice molto bene l’assessore Gabusi – ci sembra invece che risponda a promesse elettorali che, per loro natura, non sempre coincidono con il bene comune.

Anche in questo caso usiamo le parole dell’Assessore. Egli afferma, infatti, che «quella che alcuni hanno definito una scelta campanilistica è in realtà il frutto dell’analisi dei bisogni e delle distanze chilometriche da coprire in tutto il territorio astigiano» scelte che, prosegue, «poggiano su dati concreti», vale a dire che l’ambulanza con base ad Asti, in servizio 24 ore su 24, da dicembre 2020 ad oggi ha effettuato 2.469 operazioni di soccorso avanzato, mentre quella con base a Nizza Monferrato, in servizio 12 ore al giorno, da inizio 2020 ha realizzato 995 interventi.

Se i dati comunicati dall’assessore, e non dubitiamo, sono veritieri, ci sarebbe stato bisogno di una nuova Ambulanza medicalizzata e non solo con l’infermiere, ad Asti e non a Canelli. Se la matematica non è un’opinione, ed i dati non sono stati invertiti, 2.469 interventi di Asti sono più dei 995 di Nizza Monferrato ne consegue che si sarebbe dovuto potenziare la centrale di Asti e non quella della Vallebelbo.

Occorre anche considerare che un’ambulanza medicalizzata H24 verrà collocata a Santo Stefano Belbo (luogo d’origine dell’Assessore Regionale alla Sanità) che dista da Canelli circa 9 km ed ha una via di comunicazione lineare: diciamo che in 5 minuti in caso di emergenza si arriva a Canelli. Non ci risulta, peraltro, che i vertici dell’ASL AT ne abbiano fatto richiesta né all’interno degli investimenti proposti per la sanità astigiana né nei progetti per il PNRR.

A proposito di programmazione sanitaria, quando verrà costruito l’Ospedale della Vallebelbo, sempre che verranno mantenuti i tempi annunciati in campagna elettorale durante le recenti amministrative, avremo in un territorio relativamente modesto: 2 case della salute, un Ospedale, una Casa di Comunità e 2 ambulanze H24. Mentre in tutta la Valbormida astigiana, per parlare solo del territorio circostante la Vallebelbo, ci sarà il Country Hospital e qualche struttura territoriale.

Ci sembra, onestamente, un eccesso di servizi per due cittadine che contano circa 21.000 abitanti, ricomprese in un territorio di circa 57.000 persone; di contro, invece, un altro pezzo importante della nostra provincia continuerà a non avere un’adeguata risposta sanitaria se consideriamo che è prevista, oltre alle due Case della Salute esistenti, una sola Casa di Comunità a Villanova, più una casa di comunità diffusa di cui non sono ancora chiari i confini, e nessun nuovo servizio di emergenza tramite 118 avanzato per una popolazione di oltre 70.000 abitanti.

Noi avremmo bisogno di una programmazione sanitaria seria, che non corrisponda alle promesse elettorali territoriali, ma agli interessi di tutti gli abitanti di quel territorio e non solo di un pezzo; abbiamo bisogno che vengano assunti gli infermieri, i medici ed il personale necessario a garantire i servizi all’Ospedale di Asti e ai servizi territoriali dell’ASL AT, a riaprire il Pronto di primo Intervento di Nizza Monferrato H24, ad avere i medici necessari nell’ospedale della Vallebelbo tutti i giorni e non solo poche ore la settimana; avremmo anche la necessità di assumere personale non sanitario per tenere aperti gli uffici al pubblico sia nelle sedi centrali sia in quelle periferiche. Avremmo la necessità di una Programmazione Sanitaria ed occupazionale seria e non di servizi spot.

Se all’interno di quella Programmazione ci sarà spazio anche per il 118 di Canelli ne saremo veramente felici.

Luca Quagliotti

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