L’intervento di Luca Quagliotti (Cgil Asti) sulla campagna informativa del Governo per assumere più giovani nella P.A.
“Ma quanto è figo il posto figo?”. In questi giorni è partita la campagna informativa da parte del Ministero della Pubblica Amministrazione per arruolare diverse figure professionali all’interno della P.A.
Poiché si fatica a trovare i candidati, è partita una campagna volta a promuovere il lavoro pubblico come “figo”.
Dopo anni di demonizzazione dei lavoratori pubblici, chiamati di volta in volta fannulloni, privilegiati, incapaci, burocrati, raccomandati e via dicendo, dopo anni di mancati rinnovi contrattuali, dieci per l’esattezza, e rinnovi con risorse economiche limitate che non hanno colmato il gap salariale rispetto al privato, ci accorgiamo che per un Ministro della destra, la stessa destra che aveva demonizzato i dipendenti pubblici, il posto pubblico è “figo” e non di serie B.
Se fosse così figo ci sarebbe la ressa. Ma ormai da anni i concorsi pubblici vanno deserti e non assistiamo più ad iscrizioni e concorsi con migliaia di persone come avveniva invece in passato.
Del resto, perché un laureato o un diplomato dovrebbe cercare di entrare nella Pubblica Amministrazione che ha gli stipendi più bassi d’Europa? Perché un giovane dovrebbe scegliere di lavorare in quella Pubblica Amministrazione in cui sarebbe considerato, grazie alle campagne dell’ex ministro Brunetta, del Professor Ichino e di Matteo Renzi (strano come la calunnia dei lavoratori pubblici sia l’unico tema trasversale della politica italiana) un parassita della società?
Se davvero il posto pubblico fosse figo allora il Governo, anziché continuare a tagliare le risorse destinate alla Pubblica amministrazione e non finanziare il rinnovo dei contratti, investirebbe in quest’ultima, garantendo a tutto il paese in questo modo i diritti costituzionali su tutto il territorio nazionale. Diritti che spesso vengono negati ai cittadini proprio a causa della mancanza di risorse economiche ed umane.
Se davvero il posto pubblico fosse figo sarebbero state stanziate le risorse per il rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro – per le carriere, quelle per la formazione, quelle per il funzionamento degli uffici – e potenziati in maniera significativa gli organici, internalizzando nuovamente i servizi, magari partendo da quei lavoratori presenti nello spot del Governo: sia l’autista scuolabus sia le assistenti sociali sono invece da anni sotto cooperativa.
Si dovrebbe fare una campagna informativa in cui si spiega ai cittadini quale dovrebbe essere il rapporto con la Pubblica Amministrazione, ricordando ai cittadini che hanno dei diritti ma hanno anche dei doveri. Tra questi c’è il rispetto dei lavoratori e delle lavoratrici pubbliche.
Tutto questo ci porta a dire che ad oggi la Pubblica Amministrazione italiana non è un posto figo in cui lavorare.
Del resto, secondo l’Aran, abbiamo perso negli ultimi anni il 10% dei lavoratori pubblici. Nelle autonomie locali abbiamo perso 263.319 lavoratori, pari al 38% degli occupati. Nei prossimi cinque anni andrà in pensione il 20% della forza lavoro e già sappiamo che, a seguito delle ristrettezze economiche del Paese, essi verranno sostituiti solo in parte.
Se si vuole cambiare la tendenza si apra una seria discussione con il sindacato e con le Pubbliche Amministrazioni e si faccia un investimento su salari, organici, partendo dalla stabilizzazione dei precari, nuove qualifiche professionali (il social media manager dello spot esiste solo nella fantasia dell’agenzia pubblicitaria che lo ha creato) nella formazione, informatizzazione e digitalizzazione. Consiglio al Ministro, inoltre, di dire ai suoi colleghi che continuare ad insultare i lavoratori pubblici e umiliarli non favorirà il ricambio, di cui c’è davvero bisogno, all’interno della Pubblica Amministrazione italiana.
Luca Quagliotti
Segretario Generale Cgil Asti