La Provincia lancia la sfida dell’idrogeno verde
Quanto si sente parlare a livello locale dei grandi temi che segneranno profondamente i prossimi decenni? Concetti come azioni di contrasto ai cambiamenti climatici, comunità energetiche, mobilità sostenibile, scambio di quote di emissione di gas serra, Fit for 55, Green New Deal, emissioni zero….? La risposta è: non abbastanza.
Il Piano nazionale per la Transizione Ecologica approvato a febbraio si sviluppa a partire dalle linee del Piano di ripresa e resilienza (l’ormai noto PNRR) proiettandole al completo raggiungimento degli obiettivi al 2050. Gli interventi più significativi riguardano le tematiche di decarbonizzazione, mobilità sostenibile, miglioramento della qualità dell’aria, contrasto al consumo del suolo, promozione dell’economia circolare e agricoltura sostenibile. Uno dei tasselli fondamentali è rappresentato proprio dalla mobilità sostenibile che, secondo quanto sottolineato, dovrà basarsi sul maggior ricorso al traffico su rotaia.
Circa 70 miliardi di euro saranno destinati dal PNRR per la Missione intitolata Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica per “intensificare l’impegno sui temi legati all’efficienza energetica … al fine di incrementare la quota di energia prodotta da rinnovabili e stimolare la filiera industriale, inclusa quella dell’idrogeno, con l’obiettivo di promuovere un’economia circolare avanzata e prevenire la produzione di scarti e rifiuti”.
Eppure i progetti ci sono: la Provincia di Asti ha ideato un master plan che, a partire dalla riapertura delle tratte ferroviarie dismesse Alba – Mortara – Milano con treni ad idrogeno, attiverebbe la realizzazione di comunità energetiche disseminate lungo la tratta caratterizzate dalla produzione, stoccaggio e trasporto di idrogeno verde funzionale sia ai treni e ai mezzi di trasporto pubblico locale sia alle attività produttive/terziare/residenziali ivi insediate. La produzione dell’idrogeno come vettore energetico è prevista in aree industriali dismesse attraverso l’impiego di fonti energetiche rinnovabili che, a seconda dei siti, possono variare dal fotovoltaico/agrivoltaico all’idroelettrico, alle biomasse.
Le valenze del progetto sono tutte quelle auspicate dai piani sovraordinati: incentivazione della mobilità sostenibile su ferro (con conseguente aumento dei flussi lavorativi/turistici da e per Milano) e sostituzione del parco dei mezzi pubblici con mezzi a zero emissioni, miglioramento della qualità dell’aria attraverso la riduzione delle emissioni climalteranti, contrasto al consumo di suolo, opportunità per le comunità interessate di far fronte all’emergenza energetica dovuta alla situazione geopolitica e al contempo opportunità per le aziende locali (es. componentistica automotive) di riconversione in componentistica per la produzione di idrogeno (es. elettrolizzatori) o per nuove aziende/start-up di insediarsi in un’area attrattiva anche per la qualità dell’aria.
Il territorio di Asti, nel rispetto delle proprie valenze paesaggistiche, potrebbe costituire un incubatore di sviluppo concreto e attrattivo, una “best practice” esemplare di partenariato pubblico/privato in cui aziende ed enti pubblici collaborano per lo sviluppo sostenibile e resiliente del proprio territorio.
Per portare a compimento l’idea progettuale, tuttavia, serve il supporto della Regione Piemonte che, allineatasi ai piani nazionali, per quanto riguarda la strategia sull’idrogeno al momento sembra concentrarsi solo su sistemi e impianti di scala medio-grande, dimenticando aree come la nostra appartenenti al sistema collinare del Piemonte centrale che, di fatto, ne costituiscono il “cuore”.
Da qui l’appello ai rappresentanti regionali.