Il Rotary ha consegnato la “Medaglia Astese” al prof. Manlio Graziano

Folto pubblico per la sua lectio magistralis al polo universitario

ASTI – Manlio Graziano, astigiano trapiantato a Parigi dove insegna geopolitica nelle università Sciences Po e Sorbona, scrittore, collaboratore di prestigiose testate italiane e internazionali tra cui “Limes” e “Corriere della Sera”, è stato insignito martedì sera dal Rotary Club Asti della “Medaglia Astese”, il riconoscimento che il sodalizio assegna agli astigiani – di nascita o di adozione – che hanno onorato Asti.

L’insignito, nel ringraziare per il riconoscimento, ha ripercorso con verve ed ironia gli anni della sua gioventù, e in particolare quelli al liceo classico Vittorio Alfieri, intensamente vissuti tra i doveri scolastici, le amicizie nate sui banchi di scuola e mai venute meno (alcuni ex compagni erano presenti alla serata) e l’impegno politico nelle assemblee studentesche.

In precedenza, nell’aula magna del Polo Universitario Rita Levi Montalcini, di fronte a un folto pubblico, Graziano ha tenuto una Lectio Magistralis dal titolo “Siamo già in guerra? Riflessioni su un pianeta in ebollizione”.

La tesi sviluppata dal relatore, che si è spesso richiamato all’analisi dell’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger, oggi centenario, è che la travolgente crescita economica della Cina, avendo fatto di quest’ultima l’unica grande potenza antagonista degli Stati Uniti, può tragicamente portare allo scoppio di una Terza Guerra Mondiale se non si troveranno nuovi equilibri in grado di dare vita a un nuovo ordine mondiale.

Oggi regna invece il disordine mondiale – ha affermato Grazianoconseguente al dissolvimento dell’ordine uscito dalla Seconda Guerra Mondiale fondato sul duopolio USA-URSS; ne possono derivare sviluppi pericolosissimi se non saranno trovati, appunto, nuovi equilibri che non possono prescindere dal coinvolgimento della Cina”.

Ormai marginale in questo quadro internazionale – ha sostenuto il relatore – è il ruolo della Russia, il cui leader vuole fare credere, soprattutto ai suoi concittadini, di poter giocare un ruolo di grande potenza che non ha più”. Numerose le domande rivolte dal pubblico al relatore al termine del suo intervento.

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