Gli agricoltori contano i danni dopo le intense precipitazioni degli ultimi giorni
Maggiormente colpita la zona a sud-ovest di Asti
Grandine, vento e intense precipitazioni hanno coinvolto anche ieri l’Astigiano, con colture danneggiate e laboratori allagati.
La zona maggiormente colpita è stata quella a sud-ovest di Asti; in particolare: San Damiano d’Asti con le frazioni di San Luigi e Lavezzole, Tigliole con la frazione di Pianetti, Celle Enomondo e San Martino Alfieri. Forte grandinata anche ad Aramengo e intense precipitazioni a Villafranca, Maretto e Roatto. A Vesime, ripetute interruzioni della corrente elettrica.
Nel dettaglio, in frazione San Luigi sono stati danneggiati pesantemente vigneti e noccioleti, oltre che seminativi, mentre a Celle Enomondo e a Tigliole è stato colpito il mais che, tuttavia, dovrebbe ancora riprendersi, mentre per grano e orzo la situazione è più preoccupante poiché l’epoca vegetativa è già in fase avanzata. Lo stesso vale per i prati, in gran parte ricoperti da fango con la previsione di un primo taglio di minor qualità.
Allagato il Laboratorio di un produttore di miele a Lavezzole, così come alcune serre orticole a San Luigi. Sempre a Celle Enomondo, in alcuni tratti, è anche esondato il torrente Borbore.
“La violenza delle precipitazioni ha così compromesso gravemente i raccolti cerealicoli e vitivinicoli ma è ancora da farsi la conta precisa dei danni” sottolinea il Segretario di Zona Daniele Longo.
“Siamo di fronte a una evidente tendenza verso la tropicalizzazione del clima, con l’alternarsi di siccità e alluvioni – sottolinea il Presidente Coldiretti Asti Monica Monticone; – nel solo 2022, a livello nazionale, erano stati persi ben 6 miliardi di euro tra cali della produzione agricola e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti”.
In effetti, precipitazioni sempre più intense e frequenti, con vere e proprie bombe d’acqua, si abbattono su un territorio reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono con ben il 93,9% dei comuni italiani, che sono a rischio idrogeologico secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ispra.
A questa situazione non è certamente estraneo il fatto che negli ultimi 25 anni è sparito oltre ¼ della terra coltivata (-28%) con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari. “Questo, non ha certamente favorito – prosegue la Monticone; – l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne”.
“Per affrontare i danni dei cambiamenti climatici – precisa il Direttore Coldiretti Asti Diego Furia – servono interventi strutturali e strumenti di gestione del rischio sempre più avanzati, efficaci e con meno burocrazia. In tale ottica, un intervento strategico è la realizzazione di infrastrutture a partire dai bacini di accumulo a impatto zero (proposta Coldiretti), in grado anche di assorbire almeno in parte l’eccesso di acqua che cade in modo renderla poi disponibile quando invece si affrontano i periodi di siccità prolungata. Quindi, occorre accelerare l’approvazione della Legge sul consumo di suolo, ancora ferma in Parlamento da quasi un decennio, che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio”.