L’impatto della pandemia su prevenzione e cura delle neoplasie in Piemonte

L’analisi è stata illustrata oggi in occasione della Giornata contro il cancro

PIEMONTE – In occasione della Giornata nazionale contro il cancro, i coordinatori della nuova Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta hanno illustrato l’analisi dell’impatto della pandemia sulla prevenzione e cura delle neoplasie in Piemonte.

Analisi così sintetizzata dall’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi: «Se nella prima ondata vi è stato il blocco temporaneo dei programmi di screening, con significative riduzioni dell’attività complessiva, nel 2021 le mammografie di screening per il carcinoma della mammella hanno raggiunto i livelli pre-Covid, con 10 mila test in più rispetto al 2019 e 2 mila test in più rispetto al 2018, per un totale di 186.770 test. Sono in ripresa, anche se non ancora a livello ottimale, i programmi di screening per tumori del colon retto e della cervice uterina. L’impatto della pandemia è stato significativo sui programmi di cura, soprattutto nella prima ondata. Nell’ondata attuale l’attività chirurgica, medica e radioterapica ha saputo reagire meglio alle criticità e stiamo assistendo a una progressiva normalizzazione. In entrambe le ondate, sono state mantenute le attività di assistenza domiciliare».

«Nonostante le inevitabili limitazioni imposte in emergenza a ospedali e ambulatori, e grazie all’impegno responsabile e qualificato dei professionisti sanitari del settore – osserva l’assessore Icardi -, il sistema sanitario piemontese ha saputo reggere all’emergenza della prima ondata, acquisendo l’esperienza per affrontare le ondate successive in un modo sempre più efficace».

La conferenza stampa di oggi ha rappresentato la prima “uscita pubblica” della Nuova Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta, lo strumento attraverso il quale, appena sei mesi fa, la Regione ha innovato e potenziato il modello complessivo di assistenza oncologica sul territorio.

La Rete è contraddistinta da un nuovo modello organizzativo e funzionale, che rappresenta l’evoluzione del precedente Dipartimento interregionale ed interaziendale, con l’istituzione dell’Autorità centrale di coordinamento.

Il nuovo organismo è formato da un coordinatore, il professor Massimo Aglietta, che rappresenta e coordina la Rete oncologica ed il relativo Comitato scientifico; un coordinatore dell’area ospedaliera, il dottor Mario Airoldi, che monitorizza  livelli di attività ospedalieri tramite indicatori quali i volumi di attività ed i requisiti strutturali, organizzativi, tecnologici e coordina il neonato Molecular Tumor Board; ed un coordinatore dell’area territoriale, il dottor Alessandro Comandone, che si occupa dell’attuazione ed implementazione dell’oncologia di prossimità.

Del Comitato scientifico fanno parte due oncologi, un onco-ematologo pediatra, un ematologo, un radioterapista, un chirurgo, un esperto di sanità pubblica, un infermiere con esperienza in oncologia e un rappresentante delle Associazioni di volontariato in oncologia, tra quelle maggiormente rappresentative sul territorio regionale.

Nel merito dell’analisi sono entrati i tre coordinatori della Rete Oncologica.

«Negli anni pre-pandemia (2018 e 2019) – ha evidenziato Aglietta – il numero totale di ricoveri oncologici si aggirava intorno a 74.000 per anno, di cui circa 30.000 in Day Hospital e 44.000 in regime ordinario. Nel biennio 2020 e 2021 i ricoveri totali sono diminuiti di circa 16.000, in misura maggiore tra i ricoveri in DH (- 25 e -30% dei DH chirurgici) e tra i ricoveri ordinari medici (tra -23 e -27%), minore per i ricoveri chirurgici ordinari (-16 e 17%). In situazioni  mediche non  acute, i programmi di telemedicina hanno consentito di ridurre l’impatto di un difficile accesso alle strutture sanitarie».

Ha aggiunto Airoldi: «In termini assoluti, la riduzione più marcata di ricoveri chirurgici nel 2020-2021 si è verificata tra i 60 e i 79 anni (da circa 14.000 interventi nel 2018-2019 a circa 12.000 nel 2020-2021). Considerando gli interventi oncologici più frequenti (con più di 500 ricoveri l’anno), le riduzioni sono state più evidenti per i tumori del colon e del retto (anche per la ridotta quota di casi identificati allo screening e con procedure di diagnosi precoce), una riduzione leggermente inferiore per i tumori urologici e della mammella, di entità minore per i tumori del polmone».

Del servizio territoriale in continuità con le strutture specialistiche oncologiche, ha parlato Comandone: Il mantenimento dell’assistenza domiciliare è stato fondamentale per contenere i disagi per i nostri malati conseguenti alla pandemia.  Questa esperienza ci ha indotto ad attivare progetti di potenziamento dell’attività territoriale. Attraverso i distretti sanitari stiamo attivando corsi di  formazione per i medici di medicina generale, farmacisti, infermieri e professioni sanitarie. Purtroppo la pandemia  ha  acuito   i problemi  sociali. Era già attivo un progetto specifico per le Famiglie Fragili che con interventi mirati nelle situazioni critiche aiuta a sminuire l’impatto di problemi sociali preesistenti o conseguenti alla malattia tumorale. Verrà potenziato, anche  con una maggiore  dotazione finanziaria, ed esteso a tutta la  Regione.

Allo scopo di garantire a tutti pazienti della Regione facile accesso a diagnostiche e terapie avanzate sono stati identificati i centri di diagnostica molecolare avanzata che saranno di riferimento per tutti gli ospedali della regione ed è in attivazione con modalità  multimediale il Molecolar Tumor Board che fungerà anche da  centro di  raccolta e discussione collegiale multidisciplinare, di  situazioni  cliniche complesse».

La pandemia non ha bloccato la collaborazione fra le varie Regioni, grazie all’ampio utilizzo di strumenti telematici. L’attività della rete Piemonte – Valle d’Aosta è stata apprezzata al punto che nel 2022, per la prima volta, il Piemonte ospiterà l’assise delle reti oncologiche italiane, Cracking Cancer Forum.

 

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