Fiom/Cgil Asti: «Nella “fase 2” servirebbero equilibrio e competenza per non mettere a repentaglio la salute dei lavoratori»
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato della Fiom/Cgil di Asti.
Il 4 maggio prossimo sarà la data convenuta dal Governo come fine del “lockdown” e inizio della “fase 2” con relativa riapertura delle attività, ma la realtà dei fatti dice che moltissime aziende sono già aperte con la comunicazione di richiesta di deroga fatta al Prefetto e in mancanza di risposte dal suddetto, continuando la produzione con la regola del silenzio-assenso. Stiamo parlando di aziende che sono state chiuse per causa Covid– 19 in quanto considerate attività non strategiche e/o produzioni non essenziali per la collettività nel periodo di emergenza.
Oggi, improvvisamente, sono diventate tutte essenziali in quanto “funzionale ad assicurare la continuità delle filiere delle attività, nonché dei servizi di pubblica utilità e dei servizi essenziali, previa comunicazione al Prefetto della Provincia ove è ubicata l’attività produttiva, nella quale sono indicate specificamente le imprese, e le amministrazioni beneficiarie dei prodotti e servizi attinenti alle attività consentite…”; in alcuni casi, come nel Vallebelbo, addirittura non c’è mai stata chiusura, di conseguenza il dibattito sulla riapertura risulta essere “finto”.
Osserviamo che i luoghi di lavoro sono “terra di nessuno”, le aziende decidono di riaprire senza un congruo preavviso alle maestranze, senza Protocollo di sicurezza, senza un piano di sicurezza sociale della mobilità (casa – lavoro), senza un piano per i test nelle fabbriche”.
I problemi da affrontare prima della prossima riapertura sono molteplici: occorre dare delle risposte ai tanti lavoratori che da mesi non percepiscono una retribuzione o stanno aspettando, invano, il pagamento diretto dell’integrazione salariale della Cassa integrazione da parte dall’Inps. Tante aziende rischiano di non riaprire più e i lavoratori, attualmente in cassa integrazione, di conseguenza corrono il rischio di perdere il lavoro.
Vista la chiusura delle scuole, è opportuno affrontare il problema della cura dei figli, per i genitori che hanno ripreso o riprenderanno il lavoro. Sarebbe necessario rafforzare i provvedimenti a sostegno delle famiglie – congedi parentali.
Rimangono ancora molte problematiche che necessitano di risposte, nonostante le continue pressioni da parte dei datori di lavoro per poter riaprire la prossima settimana senza un schema di protezione. Chiediamo pertanto il rafforzamento e/o il miglioramento dei provvedimenti esistenti, rendendoli più inclusivi.
Inoltre, ribadiamo la necessità che il Protocollo condiviso del 14 marzo rimanga punto di riferimento per garantire la salute & sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro in quanto condizione essenziale per garantire l’organizzazione del lavoro, il monitoraggio degli ingressi in azienda, la sorveglianza sanitaria dei soggetti fragili, le misure di intervento in caso di positività, il distanziamento sociale, l’uso dei dispositivi di protezione individuale ecc…
Infine, nella fase 2 servirebbero equilibrio e competenza, perché non si può mettere a repentaglio la salute e, nel peggiore dei casi, la vita dei lavoratori esclusivamente per farli lavorare, anche in aziende non essenziali, senza avere pronto un piano di sicurezza per le maestranze, per i pensionati che sono i più esposti e fragili e, in generale per tutti i cittadini. In assenza di tutto ciò, si confermerebbe l’idea che non c’è alcuna logica sanitaria di salvaguardia della salute, ma prevarrebbe la logica del mercato e del profitto.
Mamadou Seck
Segreteria FIOM/CGIL di Asti
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