Ministri da bar sport
Alcuni mesi fa Claudio Amendola, che non ha mai fatto mistero delle sue simpatie progressiste, disse che Matteo Salvini, all’epoca non ancora ministro, era il politico italiano più capace degli ultimi vent’anni. Affermazione che comportò all’attore romano una pioggia di critiche, dettate soprattutto dal fatto che, al solito, quando il saggio indica la luna lo stolto guarda il dito.
Amendola non ha detto che è il politico migliore o quello nelle cui idee maggiormente si riconosce. Ha usato il termine “capace”, ovvero bravo nello svolgere il proprio mestiere. Che, trattandosi di un politico, comporta (anche) catalizzare consenso elettorale. Cosa che – e basterebbero gli esiti delle elezioni del 4 marzo, con la Lega balzata dal 4% al 17%, a dimostrarlo – in effetti Salvini fa benissimo.
In queste prime settimane di governo, però, è andato molto oltre. Riuscendo – evidentemente anche grazie all’inconsistenza degli altri protagonisti della vita politica, di maggioranza e di opposizione – a far crescere ancor più esponenzialmente il consenso suo e del suo partito, di fatto egemonizzando, pur con circa la metà dei voti (17% contro il 32% del M5S), il governo giallo-verde.
Indipendentemente dal fatto che se ne apprezzino o meno le affermazioni politiche, Salvini non ha sbagliato nulla. Ad iniziare dalla scelta di un ministero chiave come gli Interni che, a differenza di quello del Lavoro e dello Sviluppo affidato all’altro vicepremier Di Maio, consente di “capitalizzare” immediatamente e quasi a costo zero qualsiasi iniziativa mirata.
E di far tesoro anche soltanto degli annunci, quasi certamente destinati a rimanere tali, purché particolarmente roboanti. In tre settimane ha twittato, postato su Facebook e rilasciato interviste su tutti i temi che destano maggior allarme nell’italiano medio, fiaccato da anni di crisi e angosciato da un racconto catastrofico (e spesso fortemente esacerbato) dell’emergenza sicurezza.
Certo, analizza quelle tematiche più da frequentatore del bar sport che da ministro della Repubblica, ma così ottiene l’obiettivo prefissato: raggiungere la “pancia” dell’elettorato. E pazienza se poi si smentisce, corregge, precisa o viene ripreso (sulla schedatura dei rom) perfino dall’insussistente premier Conte. Ormai il messaggio è passato.