Depressione Bipolare, quando la grandiosità si alterna all’annullamento disperato del se
Monica Tedeschi ci racconta come si convive con la malattia che distrugge l’equilibrio delle persone
ASTI – Del Disturbo Bipolare se ne parla poco e forse male. Tutti abbiamo i nostri alti e bassi, ma in chi soffre del disturbo bipolare questi picchi sono più gravi. Si passa ciclicamente da fasi di intensa energia, creatività ed euforia, ad altre di forte inibizione e vera e propria depressione.
I cambiamenti di umore del disturbo bipolare sono così intensi da interferire con le normali attività quotidiane: un impatto che coinvolge la sfera personale e quella sociale, le relazioni affettive e la vita professionale. Di solito i primi sintomi si sviluppano all’inizio dell’età adulta, magari in maniera sottile e confusa. Per questo, molte persone affette dal disturbo sono trascurate o ricevono diagnosi errate, causando inutili sofferenze. Non si può guarire, ma ci si può curare: con il corretto trattamento, si può condurre una vita ricca e appagante.
Dentro la Notizia ha approfondito questo delicato argomento con Monica Tedeschi, classe ’66, autrice del libro “Come farfalle sull’acqua” (Letteratura Alternativa Edizioni, 2018). La scrittrice convive con la Depressione Bipolare dall’età di 24 anni, e attraverso questo romanzo racconta la sua esperienza mettendo in luce falsi miti sulla malattia e dando voce a chi la affronta nel modo giusto. Il libro ha riscosso un buon successo, ricevendo numerosi riconoscimenti e, tra le altre, anche una candidatura alla Fiera di Francoforte del 2019.
Monica, di cosa parla il suo primo libro?
“Come farfalle sull’acqua” parla di Depressione Bipolare, una malattia poco conosciuta e non gestita bene, sia farmacologicamente sia a livello di informazione. È un’autobiografia, ma non è incentrata sull’Io quanto sulla patologia e su quello che accade a chi ne è affetto. Un libro duro ma realistico, così come riconosciuto da importanti luminari che lo hanno letto e apprezzato.
Parliamo di una malattia rara?
Affatto. Come anticipato, se ne parla poco e male; spesso torna sotto i riflettori quando ad esserne affette sono persone famose dello spettacolo o dello sport, ma è molto più diffusa di quanto si pensi. Non se ne parla perché è una patologia che sembra essere riconducibile ai disturbi mentali, cosa non vera. Il cervello è un organo e può ammalarsi quanto gli altri; il fatto che sia associato alla psiche è un errore. Il pensiero influisce, senza dubbio, ma la patologia è legata a una sofferenza medica.
Quali sono i sintomi e le caratteristiche principali della patologia?
La Depressione Bipolare prevede fasi di “up e down”, ha un andamento sinusoidale; ci sono momenti in cui una persona si sente bene e poi improvvisamente male. A me accadeva in giornata. Nel tempo questi up e down si diradano, nel senso che si superano mesi anche all’insegna dell’euforia e della creatività, per poi star giù per altrettanti mesi.
Perché crede che talvolta i Media non trattino correttamente l’argomento?
Non capita di rado di leggere sui giornali o di sentire ai Tg che qualcuno ha commesso un omicidio perché affetto da una patologia depressiva. È un grandissimo errore che mette in cattiva luce la nostra realtà in cui, principalmente, il malato è la vittima e il carnefice. Il depresso bipolare ripiega su se stesso. Ho scritto “Come farfalle sull’acqua” descrivendo situazioni drammatiche, anche a discapito della mia persona, ma è stato un modo per dare un significato e una voce reale a tanti malati.
Si può guarire?
Questa patologia non prevede guarigione; chi è bipolare lo resta tutta la vita. Io sono malata da quando avevo 24 anni. Ho viaggiato molto all’estero, sempre in fuga e sempre seguita dalla malattia. Nessuno può conoscere questa realtà se non chi l’ha vissuta e da sola ho affrontato molte cose, però sono la dimostrazione che con la patologia si può convivere. Ci va forza, lavoro e tanta conoscenza. Per sentito dire e approssimazione non si va da nessuna parte. Sono di origine milanese, i primi sintomi li ho accusati quando gestivo una società a Parma. Poi mi sono spostata a Torino dove vivevano i miei genitori, trasferendomi successivamente a Parigi per lavoro e ancora a Palermo, per poi ritornare a Torino e infine qui, nell’Astigiano, in un paese del Monferrato.
Diversi malati rifiutano le cure?
Sì. Diciamo che nessuno accetta di sentirsi dare del malato, e un depresso bipolare non riconosce di esserlo. Molti non sanno descrivere i propri sintomi, a differenza mia che ho studiato a fondo la malattia, i sintomi, i farmaci, e ho lavorato su di me; tanti subiscono le prescrizioni mediche senza capire ciò che devono affrontare.
La famiglia e gli affetti aiutano?
No. Intanto la famiglia è impreparata e non comprende che succede. Il depresso bipolare non è fatto per stare con gli altri perché, per lo stato in cui si trova, non è accettato dagli altri. È un problema interiore e sono parole semplici dire che la famiglia ti aiuta; si può dire però che ti sostiene, qualora ti accompagni da un medico giusto e non certo in un centro di Igiene mentale.
Come si cura la patologia?
Seguendo la giusta terapia. Personalmente, in questo ambito non credo nell’aiuto degli psicologi e degli analisti, anche se qualcuno tra le mie amicizie, dotate di conoscenze approfondite mediche, ha combattuto la depressione bipolare dopo 20 anni di analisi. Una rarità. Senza generalizzare diciamo che, nella maggior parte dei casi, la depressione prende persone con un’estrazione difficile da cui evolvere. Credo a un intervento terapeutico farmacologico, perché è l’unico che può sbloccare delle carenze chimiche. Vedo persone che assumono certi farmaci senza rendersi conto di ciò che prendono, non capiscono che posologia ed eccipienti hanno un significato preciso. È fondamentale non interrompere le terapie; molte persone quando si sentono bene le smettono pensando di essere guariti, ed è ancora peggio. Non si può. Tutta ignoranza e poca intesa anche da parte di alcuni medici, che spesso danno sedativi inutili.
La ringraziamo, chiedendole qualche anticipo sul suo secondo romanzo di prossima uscita.
“Chiamami Clò” è il mio secondo lavoro letterario, sempre edito dalla Casa editrice astigiana Letteratura Alternativa di Romina Tondo e Pablo T, che hanno sempre creduto in me.
Il romanzo della maturità. Una narrazione stilisticamente importante, improntata a un realismo e a un umanesimo moderno. È un romanzo esistenzialista che fruga nei meandri nascosti della psiche umana, un raccontare che fa emergere i conflitti interiori e le delusioni esistenziali. La protagonista ci conduce in un viaggio fisico e spirituale, attraverso un peregrinare perpetuo, alla ricerca di se stessa e del senso della vita. Un romanzo che vi scaverà dentro e vi accompagnerà attraverso visioni reali e psichedeliche, quelle scelte che ogni essere pensante si trova ad affrontare per conoscere fino in fondo il proprio io e il paesaggio che ci circonda.
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