Continua la rassegna Cunté Munfrà

L’8 settembre a Castagnole Monferrato ci sarà “La luna e i falò”, mentre l’11 a Revigliasco lo spettacolo "Dormono…sulle colline"

Continua lo spettacolo dal vivo che trova una delle sue espressioni più popolari dell’incontro sul nostro territorio con la rassegna “Cunté Munfrà – dal Monferrato al mondo” per continuare il suo percorso attraverso le stagioni, i tempi e i momenti rituali.

E’ una rassegna chesi è affermata per la sua unicità ed attenzione alla valorizzazione e promozione della conoscenza del patrimonio linguistico e culturale del Piemonte.

 

La rassegna è promossa dal Comune di Castagnole Monferrato e della casa degli alfieri /Archivio Teatralità Popolare.

 

Doppio appuntamento la prossima settimana.

 

Giovedì 8 settembre alle ore 21 a Castagnole Monferrato, nel suggestivo Cortile dei Camminatori di Domande L.Nattino, ci sarà “La luna e i falò. Uno studio” di e con il narratore pugliese Luigi D’Elia.

Lo studio di un nuovo spettacolo, liberamente ispirato al romando di Cesare Pavese e con la regia di Roberto Aldorasi, realizzato dalla Compagnia INTI in collaborazione con Fondazione Cesare Pavese (di cui sarà ospite il giorno successivo).

Gli artisti saranno ospiti nei giorni precedenti alla casa degli alfieri, alla Bertolina, per lavorare a questa nuova creazione. Una delle tappe nazionali di questa estate di avvicinamento al debutto dello spettacolo che sarà a inizio del prossimo anno. La prima sul territorio piemontese, nella terra di Pavese.

Questa residenza si compie nel progetto alfieri 50+ realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando «Next Generation You».

Luigi D’Elia è attore, autore e scenografo noto al pubblico astigiano per aver collaborato con Antonio Catalano. Dalla sua ricerca materica e di parola sul racconto della natura sono nati spettacoli, progetti d’arte pubblica, festival, pubblicazioni, progetti di forestazione partecipata.

Roberto Aldorasi è regista e autore, ha lavorato con il teatro di prosa, la narrazione, la danza e l’opera lirica, il site specific e il teatro di comunità in Italia, Francia, Danimarca, Regno Unito, Polonia, Russia, Libano.

La storia de “La Luna e i falò” di Pavese è nota: un uomo, conosciuto da ragazzo come Anguilla, torna dopo lungo tempo nella sua terra natale. La ritrova divisa e ferita da una guerra ancora troppo vicina. Ritrova Nuto, il vecchio amico, complice e compagno di avventure e risate. Trova un ragazzino, Cinto, che abita nella sua vecchia casa ed è capace di parlare con l’invisibile. Tutto è lì, ancora lì, eppure è abitato da altro, sospeso in una dimensione straniante e sfocata. Anguilla, Nuto e Cinto, uniti indissolubilmente da un disegno che ignorano, lentamente si ritrovano ad attraversare questa terra tramortita dove qualcosa non torna, nulla è quieto e i conigli smuovono una terra di rimorsi e cadaveri senza pace. Tra ricordi e vita reale, vecchi scherzi e parole sussurrate sotto la luna, lentamente scivoleranno in un sogno feroce e meraviglioso che li porterà così lontano da sfiorare, nelle maglie più luminose della memoria, un luogo sacro che va ben oltre i paesi, le identità, le Patrie.

Pochi mesi prima del suicidio, ne La luna e i falò, Cesare Pavese coglie il frutto aspro e maturo del tema di tutta una vita, quello del ritorno sui luoghi che da sempre sono i nostri e che, per poter vivere, siamo costretti a fuggire. Commentano gli artisti: “È un testo che tutti amiamo così tanto da esserci accontentati, forse, della sua versione più facile, più partigiana, più italiana. Abbiamo voluto attraversare La luna e i falò con domande nuove: se avessimo sbagliato tutto? Se la memoria avesse bisogno di essere cantata in un altro modo intorno al quale non ci siamo mai realmente interrogati? E se invece fosse l’oblio a portare la luce?  In questo tempo di grandi cambiamenti e domande, collettive e private, sui temi delle origini, delle identità, del passato e delle patrie, desideriamo fare tesoro di un’apertura e osare attraversare quest’apertura con coraggio e con il caro, carissimo, Cesare Pavese.  Come se lo incontrassimo per la prima volta. Qui e oggi.”

L’ingresso è gratuito. Al termine gli artisti si intratterranno con il pubblico a chiacchierare sul lavoro presentato.

Info: cell. 3287069085 – info@archivioteatralita.it – archivioteatralita.it

 

Torna ancora a grande richiesta in questa rassegna lo spettacolo itinerante del Teatro degli Acerbi “Dormono…sulle colline”, narrazioni e canti tra le lapidi di un cimitero.

Sarà ospitato questa volta nel cimitero di Revigliasco (AT) domenica 11 settembre, su iniziativa dell’amministrazione locale.

Commenta il sindaco Giuseppe Contorno: “Ospitiamo anche nel cimitero del nostro paese questa esperienza che si è segnalata a livello locale e nazionale per la delicatezza ed emozionalità che racchiude ed offrendola ai nostri concittadini, oltre ad aspettare pubblico da fuori. E confermiamo il nostro impegno per la cultura, in particolare quella di valorizzazione del nostro patrimonio culturale materiale e immateriale, e proiettando il nostro impegno per un triennio con Cuntè Munfrà in cordata con altre amministrazioni.”

Il Teatro degli Acerbi presenta appunto questo “esperienza” come «narrazione poetica itinerante» in un cimitero di paese.  I testi sono una rivisitazione d’autore di alcune delle più celebri pagine dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, sapientemente rilette da Pietro Giovannini, editore e giornalista, acuto osservatore del territorio e dotato di sicuro gusto letterario e artistico.
Accanto al testo di Masters-Giovannini, vi sono le canzoni di Fabrizio De André, probabilmente colui a cui il poeta statunitense deve di più in termini di popolarità in Italia, grazie a quel capolavoro che è l’album «Non al denaro non all’amore né al cielo» che viene parimenti rievocato dagli Acerbi.
In scena Patrizia Camatel, Matteo Campagnoli, Fabio Fassio, Elena Romano con le musiche dal vivo di Tiziano Villata.

In una recente recensione nazionale su PAC – Paneacquaculture ne hanno scritto: “Bravi e sciolti gli attori nelle continue metamorfosi: basta un cappello, un mantello o un palloncino, un cambio di voce o espressione, ed ecco un nuovo personaggio. Più che ragionare sul mistero della morte, attraverso questo campionario di esperienze si riflette sulla mutevolezza della vita e in definitiva sulla poeticità dell’esistere.

Ciò che si apprezza di più negli attori, impegnati come Virgilio a guidarci in questo rituale di immersione e di ascolto, è la delicatezza, nei gesti, negli sguardi, nei toni, in un profondo rispetto per il luogo e le storie, anche per quelle che resteranno questa sera mute.”

Gli attori e il musicista appaiono e scompaiono tra le tombe, conducendo a gruppi gli spettatori in un percorso di circa un’ora tra le lapidi di pietra, gli alberi e i cespugli che da soli compongono la più perfetta delle scenografie. Le note e le parole in un cimitero hanno più peso perché si è più disposti all’ascolto, si è più abituati al silenzio; e le note e le parole risuonano più pure invitandoci ad alzare lo sguardo verso il paesaggio, verso i luoghi dove queste persone che ci parlano abitavano e animavano: vite tragiche o monotone, insignificanti, piene di cose da fare ma tutte ugualmente riassunte qui ed ora.

Nel cimitero di Revigliasco, per piccoli gruppi di spettatori, le repliche l’11 settembre saranno alle ore 18.00, 20.00, 22.00 corrispondenti a luci ed emozioni diverse legate al sole, al tramonto, alla notte.

Lo spettacolo sarà gratuito per i partecipanti.

Sarà su prenotazione tramite uffici comunali per i residenti tel. 0141 208191 e per gli altri cell. 3287069085.

Info: cell. 3287069085 – info@archivioteatralita.it – archivioteatralita.it

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