Chiara Cerrato: «Il nostro non è ancora un Paese per donne»
La riflessione della Consigliera di Parità di Asti a seguito della presentazione del Rapporto nazionale sulle convalide delle dimissioni e risoluzioni consensuali, con l’inoltro i dati relativi all’ITL di Asti e Alessandria.
Il 24 giugno, l’Ispettorato del Lavoro e le Consigliere nazionali hanno presentato in videoconferenza i dati relativi alle convalide delle dimissioni e risoluzioni consensuali relativi all’anno solare 2019: i provvedimenti di convalida sono stati 51.558, il 4% in più rispetto all’anno precedente di cui 37.611 presentate da neomamme (il 73% del totale e il 4,6% in più rispetto al 2018); 13.947 i papà che si sono dimessi, il 27% del totale con un aumento del 3,4% rispetto allo scorso anno.
Dati sempre scoraggianti, che evidenziano in generale le difficoltà dei neogenitori a conciliare la vita famigliare con quella lavorativa.
I dati locali confermano questa situazione: dal Portale della vigilanza del Ministero del Lavoro, cui le Consigliere hanno accesso per la Provincia di competenza, si possono rilevare risultati che sono la copia di quelli nazionali.
Dalle convalide dell’Ispettorato Territoriale, che comprende i dati aggregati delle Province di Asti ed Alessandria, si evince che nel 2019 si sono dimessi 469 lavoratori: 359 femmine e 110 maschi provenienti il 76,55% dal settore terziario, il 15,78% dall’industria, il 4,69 dall’edilizia e il 2,56 dal settore agricolo (sussiste un 0,43 non definito).
Quali le motivazioni?
Per passaggio ad altra azienda 98 femmine e 101 maschi, per cambio di residenza o ricongiungimento al coniuge 13 femmine e 4 maschi, per la difficoltà a conciliare lavoro con cura dei figli per ragioni legate ai servizi di cura ( presenza servizi, supporto parentale) 157 mamme e 2 papà, per difficoltà a conciliare lavoro con cura dei figli x ragioni legate all’azienda (es: flessibilità, part time) 73 mamme e zero papà. I numeri restanti sono 43 femmine e 4 maschi che si riferiscono ad altre tipologie (per esempio giusta causa).
Proviamo a estrapolare i dati 2020, aggiornati a oggi che riportano come le donne siano state ancora più penalizzate dall’emergenza sanitaria, nonostante i bonus e la possibilità, in alcuni settori, dello smartworking (per le partite iva, con attività chiuse e incertezza nella ripresa, la situazione può essere anche peggiore ma non posseggo dati in merito). Dal 1° gennaio a ieri, 25 giugno, le convalide sono state 73 (sempre riferite ad Asti e Alessandria) di cui 57 donne e 16 uomini provenienti il 73,91% dal settore terziario, il 21,74 dall’industria e il 4,35 % dal settore dell’edilizia. Pare dunque che finora regga meglio il settore agricolo.
I motivi del recesso: per passaggio ad altra azienda 10 femmine e 13 maschi, per cambio di residenza 2 femmine e 1 maschio, per le difficoltà di conciliazione cura figli / lavoro per ragioni legate ai servizi di cura 22 mamme e nessun papà, per le difficoltà di conciliazione lavoro/famiglia legate all’azienda 16 mamme e nessun papà.
Non è stata attribuita nessuna concessione alle richieste di part time/flessibilità. I numeri restanti (7 e 2) si riferiscono ad altre tipologie. Intanto in ufficio mi pervengono richieste di informazioni relative a quanto esposto a seguito degli Stati Generali, ma il Family Act è per ora sulla carta e i tempi dell’iter legislativo e della applicazione delle norme sono in Italia uno dei punti dolenti per la tempestività di risposta alle problematiche che attanagliano il nostro Paese. Pare che, all’interno dei correttivi del decretone anti crisi ora alla Camera, sarà inserita la proroga allo smartworking per i dipendenti della Pubblica Amministrazione; la data è ancora da definire ma l’ipotesi più probabile guarda al 31 dicembre p.v.
Nel frattempo, per citare un detto, che nel nostro astigiano a vocazione vinicola è usato da sempre, restiamo “nel filare delle uve verdi”.
Prof.ssa Chiara Cerrato
Consigliera di Parità Provincia di Asti