ASTI – Ieri sera, nell’ambito del Festival dei Popoli 2023, la Biblioteca Astense “Giorgio Faletti” ha ospitato la presentazione del libro “La guerra invisibile. Un viaggio sul fronte dell’odio contro i migranti” (Einaudi, 2023) di Maurizio Pagliassotti, scrittore e reporter che ha collaborato con diverse testate, tra cui Diario, Liberazione, Il manifesto e Domani e che, nel 2019, ha pubblicato con Bollati Boringhieri uno straordinario reportage dal titolo “Ancora dodici chilometri. Migranti in fuga sulla rotta alpina”.
La serata, introdotta da Simona Franzino di Amnesty International Asti, ha visto l’autore dialogare con Oriella Bolla in rappresentanza di Agedo Asti-Alba e con Domenico Massano in rappresentanza della rete di associazioni astigiane Welcoming Asti.
Per il suo nuovo lavoro Pagliassotti ha percorso, in parte a piedi, i seimila chilometri che vanno dalla rotta alpina italo-francese al confine turco-iraniano. Un viaggio alla scoperta dell’altro fronte di guerra interno all’Europa: quello contro i migranti. Una guerra che vede ormai il migrante dipinto come un nemico e il fenomeno migratorio come una continua emergenza e non come un fenomeno ormai strutturale che, come tale, dovrebbe essere accettato e spiegato ai cittadini.
“Un evento tragico come quello della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina – ha spiegato l’autore – ci ha dimostrato che l’Europa è stata in grado di accogliere circa otto milioni di profughi ucraini semplicemente smettendo di dipingerli come nemici. La rotta balcanica e quella mediterranea non hanno la stessa attenzione ed il migrante alla fine è battuto e ridotto a vivere nascosto in piccoli gruppi e braccato”. E così come il migrante è trasformato in nemico, la frontiera diventa un fronte dell’odio.
Le recenti disposizioni normative del Governo italiano e le politiche dell’Unione Europea, orientandosi sempre più verso la creazione di grossi centri e campi isolati in cui concentrare i migranti in arrivo in attesa di procedere con il rimpatrio – come del resto già succede oggi in Turchia ed in Libia –, cancellano anni di esperienze anche virtuose di accoglienza e segnano le strategie di questa guerra silenziosa contro i migranti. La durezza delle storie delle tante persone incontrate e raccontate nel libro viene definita come “un inferno tra i viventi” solo in parte mitigato da alcuni “punti di paradiso” realizzati dall’impegno dei volontari che cercano di ricostruire, in ambienti ostili, spazi di civiltà per rendere meno dolorosa l’esperienza migratoria.
Ne è un esempio il Social Cafè allestito da IPSIA (Istituto Pace Sviluppo Innovazione ACLI) nel campo di Bihac in Bosnia Erzegovina in cui i migranti possono ritrovare scampoli di normalità con una partita a scacchi o a ping pong.
“Lo scrittore – afferma Pagliassotti – non ha molte armi ma deve occuparsi di mantenere viva la parola magari provando a raggiungere fasce d’età che potrebbero non essere così interessate a leggere il libro”. Ecco, allora, che nasce l’idea di adattare il libro per farlo diventare un videogioco e renderlo attraente anche per i più giovani. Tra le domande del numeroso pubblico in sala è stato chiesto all’autore con che sensazioni e con che spirito è tornato dal viaggio. “Sono partito con uno zaino di quindici chili che ho svuotato durante il viaggio, ma al ritorno lo stesso zaino pesava sedici chili perché si era riempito dei regali che i tanti amici che incontrati mi hanno lasciato per ricordo”, ha risposto, commosso, Pagliassotti, come a sottolineare che la relazione con l’altro, con il diverso, con il nuovo non può far altro che arricchirci. Purché dismettiamo le miopi politiche adottate dal ricco occidente nei confronti dei fenomeni migratori.