Mobrici: «Di Barbera ce ne sono tante, ma di Barbera d’Asti ce n’è una sola»
Definiti i risultati del progetto di caratterizzazione “Barbera 2.0” voluto dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato
ASTI – Si è concluso poco fa, all’Uni-Astiss, il convegno di presentazione del progetto “Barbera 2.0”, intitolato “Caratterizzazione enologica dei vini prodotti nei territori del Barbera d’Asti Docg come strumento per una loro migliore valorizzazione”. A prendere la parola, oltre al sindaco Maurizio Rasero, sono stati Mario Sacco (Presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Asti), Filippo Mobrici (Presidente Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato) e Vincenzo Gerbi (Professore ordinario di Enologia, Università di Torino).
Si chiama Barbera 2.0 il progetto firmato dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato In collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università degli studi di Torino.
Uno studio iniziato nel 2017, orientato a individuare le peculiarità enologiche del Barbera d’Asti nelle sue vaste aree di coltivazione, pari a 5425 ettari, che rappresentano il 12% di tutto il vigneto piemontese. Un’estensione molto ampia, diffusa tra 116 comuni della provincia di Asti (4540 ha) e 51 della provincia di Alessandria (885 ha), che ha stimolato una domanda: è possibile caratterizzare i vini prodotti in base a peculiarità enologiche riconducibili a zone specifiche all’interno della Denominazione?
Da qui la suggestione di dividere idealmente il territorio della Denominazione stessa in zone uniformi, alle quali attribuire, attraverso un’analisi scientifica dei vini prodotti, valori chimici e profili sensoriali di riferimento ai quali produttori, comunicatori, consumatori e appassionati possono rivolgersi con fiducia e sicurezza.
Un lavoro partito con il reperimento di 111 etichette poste in esame, 82 di Barbera d’Asti Docg e 29 Barbera d’Asti Docg Superiore, con 5 sessioni di degustazione alla cieca e bottiglie anonimizzate.
Un modo per elaborare un quadro analitico in grado di restituire tutta la complessità della Barbera, che cambia in sfumature chimiche e organolettiche in base all’area di provenienza, segno di grande ricchezza e versatilità di un vitigno così identitario.
Da un punto di vista di caratterizzazione enologica, la correlazione tra i profili sensoriali della Barbera d’Asti e le caratteristiche-fisiche ha portato produrre dati utili per la classificazione dei vini. Da un punto di vista di caratterizzazione territoriale, avvenuta in primo luogo con la divisione dell’areale di produzione in territori distinti da omogeneità produttiva e condizioni pedoclimatiche equiparabili, sono state invece effettuate delle micro-vinificazioni sui campioni provenienti da 13 zone differenti, rappresentate da altrettanti vigneti, le quali hanno portato a identificare caratteristiche peculiari e distintive in modo da favorire una caratterizzazione della denominazione sulla base di aree omogenee, ciascuna definita grazie alle caratteristiche chimiche e sensoriali dei vini prodotti.
I risultati, oltre a delineare una mappatura ancora più circostanziata delle zone della Barbera d’Asti aprendo nuovi spazi di valorizzazione e comunicazione per il futuro, serviranno anche a sostenere nuovi studi nella ricerca enologica a partire da un’area e una Denominazione apprezzata in tutto il mondo. Un progetto realizzato grazie all’importante sostegno di Regione Piemonte e Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, che confermano di credere e investire nella ricerca attraverso l’appoggio a interventi concreti che ricadono virtuosamente sulle aziende e sul tessuto produttivo del territorio.
Leggi altri articoli su https://dentrolanotiziabreak.it/ sulla nostra Pagina Facebook https://www.facebook.com/dentro.lanotizia/ e su Twitter @DNotizia