Asti non dimentica la Shoah
La nostra città ricorda l’Olocausto, lo sterminio del popolo ebraico e la follia delle leggi razziali
ASTI – Il “Giorno della Memoria” è la ricorrenza istituita dal Parlamento italiano con legge 211 del 20 luglio 2000, per ricordare l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz (27 gennaio 1945) e commemorare le vittime del nazionalsocialismo, del fascismo e della Shoah. E proprio al fine di non dimenticare e di sensibilizzare le nuove generazioni su questo importante tema, diverse associazioni ed Enti del territorio in collaborazione con il Comune hanno organizzato un articolato ventaglio di iniziative che coinvolgeranno Asti e provincia per vari giorni. In particolare, è stata presentata in Municipio la “Giornata della Memoria” che si terrà il 25 gennaio in Sinagoga, a partire dalle 10. Tutti sono invitati a partecipare. Previsto anche l’intervento della vicepresidente della comunità ebraica di Torino, Alda Guastalla, e la partecipazione di due classi del Liceo Classico Alfieri. A illustrare l’iniziativa sono stati gli assessori Elisa Pietragalla e Gianfranco Imerito, insieme a Luigi Florio dell’Associazione Italia-Israele e a Mario Renosio, direttore dell’Israt. «Quest’anno – ha detto Luigi Florio – al posto del cimitero ebraico abbiamo scelto quale sede dell’iniziativa la Sinagoga, sia per portare l’attenzione su un monumento molto importante della nostra città sia per ricordare quello che si è svolto all’interno dello stesso. Non dimentichiamoci che nel 1938 furono emanate le leggi razziali che ebbero una terribile applicazione anche sulla popolazione astigiana di origine ebraica. Ricordiamo che su 30 ebrei astigiani tristemente finiti nei campi di concentramento, solo 3 hanno fatto ritorno in città. Credo non ci siano termini di paragone per evidenziare a che bassezza si possa ridurre l’uomo nel perseguitare un altro uomo». La Sinagoga, rinnovata all’inizio del Novecento su finanziamento di Leonetto Ottolenghi, era il luogo in cui la comunità ebraica astigiana, molto significativa sia per numero sia per rilevanza dei suoi esponenti (basti pensare a Isacco Artom), si è riunita per secoli a pregare. «La Shoah – ha detto Mario Renosio – ha significato per Asti la cancellazione della comunità ebraica locale, una comunità che aveva una storia di partecipazione, integrazione e mecenatismo all’interno del tessuto urbano, sociale, economico e culturale di Asti. L’idea di svolgere l’iniziativa nel tempio è altamente significativa. Sottolineo che non è una celebrazione, ma un ricordo. Non si celebra mai una guerra, non si celebra Auschwitz ma si ricorda, perché questo è un dovere. Bisogna continuamente tenere presente il monito di Primo Levi: “Meditate che questo è stato. E se è stato, può ripetersi”». Dunque dobbiamo, oltre ricordare, operare nel quotidiano come operatori di pace, e non di discriminazione e intolleranza. «Significativo che tutte le famiglie ebree astigiane siano state arrestate su ordine del prefetto della Repubblica Sociale Italiana da agenti della Questura di Asti – ha concluso Renosio – Quindi la deportazione non è una colpa esclusiva del regime nazista, è una colpa che vede il popolo italiano nelle vesti sia di vittima sia di carnefice. E di questo dobbiamo essere consapevoli, proprio per fare i conti anche con le nostre responsabilità».