Asti, la riflessione di Giovanni Pensabene sulle ultime scelte di Asp e Comune in materia di trasporto pubblico locale e raccolta rifiuti
Il titolo del best seller del momento, il mondo alla rovescia, sembra essere diventato la stella polare delle scelte dell’Asp e del Comune di Asti. Bisogna avere delle lenti di lettura particolari per comprendere come si sta muovendo la multiutility di cui il Comune è socio di maggioranza. Qualche tempo fa l’Amministrazione Rasero decise di trasformare a pagamento i parcheggi dell’intera Piazza del Palio (oltre 2500 posti auto), nonostante le proteste dei cittadini e le oltre 10.000 firme raccolte dall’opposizione. L’unica motivazione, con una parvenza di buon senso, a sostegno di quella scelta fu: in questo modo si scoraggia il traffico privato e migliora la qualità dell’aria della nostra città. Il corollario logico di questo teorema avrebbe dovuto essere quello di rinforzare il trasporto pubblico dalla periferia al centro città, in modo che sempre più cittadini potessero lasciare l’auto in garage e utilizzare i mezzi pubblici. O no? Invece non accade nulla di tutto questo. In città operano 6 linee urbane (1,2,3,4,6 e 7) con dei rinforzi sulla linea 1 e 2. Gli utilizzatori della linea 7 (da Via Foscolo a C.so Alba) godono di una frequenza di passaggi accettabile, una corsa ogni 20 minuti mediamente, dalle 6,19 alle 20,03. Poi è un crescendo, chi usa la linea 4 nelle ore di punta deve attendere 25/30 minuti, fino a 45 minuti per la gran parte delle corse. Più o meno la stessa cosa vale per la linea 3 e la linea 2, almeno nei tratti di sovrapposizione con il 2/. Per gli utilizzatori della linea 1 i tempi di attesa superano l’ora. Il massimo del malservizio è riservato ai cittadini di San Fedele che usufruiscono della linea circolare 6, l’unica linea che “chiude” alle 12,20 e riapre alle 15,15. Come fosse un negozio. A parte questa peculiarietà, le poche corse hanno una frequenza che varia da 45 minuti a un’ora e 45 minuti. L’altra caratteristica della circolare San Fedele è che l’ultima corsa utile per rientrare a casa parte da piazza Marconi alle 19,05, un minuto prima che arrivi in stazione il treno da Torino! Nei giorni festivi San Fedele è escluso dal passaggio delle linee A e B. In un mondo per diritto si sarebbe dovuti partire da queste situazioni incrementando il numero di corse dei bus dalla periferia al centro e viceversa. Nel mondo alla rovescia che ispira Asp e Comune di Asti, invece, si aggiunge una circolare interna del centro storico con una corsa ogni 15 minuti, gratuitamente per giunta! I cittadini di serie B possono continuare a pagare 25 euro al mese per un servizio scadente o, in alternativa, continuare a utilizzare la propria auto, chi ce l’ha, e spendere i 25 euro al mese per il parcheggio in città. Alla faccia della qualità dell’aria e della parità degli utenti nell’accesso ai servizi. Lo stesso modus operandi lo ritroviamo nella gestione dell’igiene urbana. L’Amministrazione Florio (1998/2002), di centrodestra, introduce il sistema di raccolta rifiuti “porta a porta” nel centro storico, successivamente allargato a tutta la città dall’Amministrazione Voglino (2002/2007) di centrosinistra. In pochi anni Asti diventa il comune capoluogo con la più alta percentuale di raccolta differenziata in Italia (circa il 63% nel 2006) e viene premiato per questo dalla classifica Ecosistema Urbano, redatta da Legambiente e Sole 24 ore. Nonostante le Amministrazioni successive (Galvagno, Brignolo e Rasero 1 e 2), di diverso colore politico, abbiano abbandonato il completamento del progetto che prevedeva il passaggio alla tariffazione puntuale (ognuno paga in base ai rifiuti prodotti), Asp nei giorni scorsi ha diramato un comunicato stampa in cui annuncia trionfalmente che Asti ha raggiunto, in anticipo rispetto alla scadenza posta dalla UE, il traguardo del 65% di raccolta differenziata, ponendosi all’avanguardia in Italia. In un mondo per diritto la scelta logica sarebbe quella di affinare e migliorare la scelta che ha consentito di ottenere questi risultati, peraltro largamente utilizzata, seguendo l’esempio di Asti e altri Comuni pionieri, in gran parte d’Italia. Nel mondo alla rovescia, cui ambiscono di farci vivere Comune di Asti e Asp, viene annunciato con assemblee cittadine il ritorno alla raccolta con cassonetti stradali che, per confondere le acque, viene chiamata “raccolta verticale”. E’ una scelta che reputo sbagliata ma, ovviamente, legittima da parte di chi ha avuto il mandato popolare per governare la città. Purtroppo credo che nel giro di poco tempo di “verticale” rimarranno solo i cassonetti mentre in “orizzontale” si estenderanno cumuli di rifiuti di ogni sorta.
Giovanni Pensabene