Asti, presentato in Comune il 6° dossier delle criticità delle carceri piemontesi

Esposte in particolare le problematiche strutturali e logistiche della Casa di Reclusione di Quarto Inferiore

ASTI – Questa mattina 4 gennaio a palazzo Civico si è tenuta la presentazione del dossier delle criticità strutturali e logistiche delle carceri piemontesi, con una particolare attenzione alla Casa di reclusione di Quarto Inferiore. Insieme al sindaco Maurizio Rasero e all’assessore alle Politiche Sociali Mariangela Cotto, alla conferenza stampa sono intervenuti l’onorevole Bruno Mellano, Garante dei detenuti della Regione Piemonte, la dott.ssa Paola Ferlauto, Garante dei detenuti del Comune di Asti, Rita Russo, provveditore del Piemonte e della Valle d’Aosta, e Elena Tamietti, direttore del Distretto Asl AT.

La crisi di questa stagione storica nell’ambito dell’esecuzione penale in carcere può rappresentare una vera opportunità di cambiamento radicale. I fondi propri del ministero per la manutenzione ordinaria e straordinaria sono stati implementati a fatica in questi ultimi anni: da meno di 4 milioni di euro l’anno si è raggiunta una dotazione di 48 milioni di euro, di cui 45 milioni del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) e 3 milioni messi a disposizione dalla Cassa delle Ammende per l’adeguamento dei locali penitenziari a sostegno dei progetti tratta mentali. A questi eccezionali fondi, che dovrebbero essere però consolidati nelle previsioni annuali future, si aggiungono i fondi complementari al Piano Nazionale di Riprese Resilienza: si tratta di ulteriori 132,9 milioni di euro per interventi mirati su 8 nuovi padiglioni detentivi e su 4 interventi mirati per altrettante realtà dell’esecuzione penale minorile.

I tempi e le modalità, i progetti, l’operatività, la visione saranno gli elementi decisivi affinché interventi indispensabili urgenti siano anche utili, efficaci ed efficienti. L’occhio esterno delle figure di garanzia e la loro voce possono essere un aiuto alla struttura burocratica dell’amministrazione penitenziaria, spesso miope alle esigenze delle singole realtà territoriali, normalmente alle prese con la necessità di contemperare gli interventi di ripristino nell’emergenza e con la manutenzione ordinaria, senza soldi per la manutenzione straordinaria e senza visione di prospettiva lunga nella gestione di edifici nati in altra epoca storica, con altri obiettivi e funzionalità. Come fare trattamento e strutture volta la sicurezza? Come fare presa in carico del benessere e della salute in luoghi nati per punire? Come fare formazione, scuola, lavoro in edifici quasi esclusivamente suddivisi in celle? Come garantire i collegamenti delle reti per le attività da remoto in spazi predisposti alla separazione dell’esterno? Le sfide dell’adeguatezza dell’assistenza sanitaria e quella del ricorso in infrastrutture tecnologiche sono 2 parametri essenziali di misura dell’efficienza del sistema esecuzione penale in carcere e si confrontano inevitabilmente con la realtà degli spazi detentivi. La pandemia ha portato all’attenzione delle istituzioni queste 2 problematiche. L’emergenza ha spinto l’amministrazione penitenziaria ad accogliere le potenzialità delle reti telematiche digitali, rincorrendo attrezzature e cablaggi che hanno permesso almeno in parte di sostituire i colloqui di presenza, la formazione e la scuola distanza, le iniziative progettuali degli enti locali del privato sociale.

Su questo terreno è indispensabile proseguire il potenziamento infrastrutturale in modo significativo e omogeneo sul territorio regionale. L’altra grave criticità, che non riguarda direttamente le strutture ma che opportuno richiamare ed evidenziare, è quella relativa alla carenza del personale, non solo dell’area educativa-trattamentale ma anche di polizia penitenziaria e del personale amministrativo, fino a i ruoli apicali come i direttori e i comandanti.  Tali carenze hanno importanti ricadute nello svolgimento delle attività nella gestione generale del carcere e dei suoi spazi. Il garante regionale ha più volte segnalato la problematica ai vari livelli amministrativi competenti e lo stesso presidente della Regione Piemonte Cirio ha ripreso una denuncia circostanziata del garante inviandola all’attenzione del ministro Marta Cartabia: su questo terreno esiste un vero e proprio “caso Piemonte”.

Carcere di Asti

Per quanto riguarda la Casa di Reclusione ad alta sicurezza di Asti, la capienza dichiarata sul sito del Ministero è 205; la capienza regolamentare è di 214, mentre la presenza al 30 dicembre 2021 e di 309 individui. Ecco le criticità riscontrate e fatte emergere dal dossier.

Urgente ulteriore potenziamento delle attrezzature delle reti informatiche telematiche per intensificare i colloqui a distanza e garantire anche da remoto le attività scolastiche e formative e progettuali, particolarmente necessarie con una popolazione detenuta ad alta sicurezza. Pur essendo state incrementate le aule e gli uffici con collegamento informatico, la rete dell’amministrazione è debole, per cui spesso non supporta tutti i collegamenti, anche perché ormai si fanno a distanza anche gran parte delle udienze processuali.

Realizzazioni in economia di un ambulatorio medico nel corridoio di servizio di collegamento fra i vari spazi detentivi, allo snodo dei vari percorsi interni all’istituto, superando le difficoltà segnalate da medici e da poliziotti penitenziari in riferimento agli attuali locali ai piani non adeguati.

Adeguamento, ampliamento e rifunzionalizzazione degli spazi e dei servizi di accoglienza dei parenti, per tenere in debito conto il fatto che si tratta quasi esclusivamente di persone che provengono da molto lontano.

Previsione e costruzione di spazi per i progetti le attività tratta mentali, formative, scolastiche, lavoro. In particolare, i detenuti in media sicurezza non hanno locali per la socialità e quindi non possono fare attività. Per potenziare le offerte sul fronte del lavoro interno, è urgente ristrutturare il laboratorio cucina, ampliando la potenzialità di utilizzo anche in termini progettuali e di attività lavorative.

Infine, in merito alla annunciata realizzazione di un nuovo padiglione detentivo da collocare nello spazio attualmente occupato del campo sportivo, progetto di cui la città di Asti è venuta a conoscenza solo attraverso il dossier delle criticità del 1019, si sono le chiarite le prospettive.

Il padiglione era stato inserito nelle ipotesi progettuali presentate dai tecnici del Dap al ministero e sono state valutate anche della Commissione per l’Architettura Penitenziale istituita dal ministro di Giustizia Bonafede, che ha concluso i suoi lavori a luglio presentando gli esiti alla nuova ministra Cartabia. Erano previsti edifici per 120 detenuti da realizzare nell’ambito di carceri già esistenti.

In particolare erano stati individuati gli istituti di Asti, Civitavecchia, Napoli Secondigliano, Perugia, Rovigo, Santa Maria Capua Vetere, Vigevano, Viterbo.

La commissione architettura, presieduta dall’architetto Luca Zevi, ha rivisto il modulo detentivo,  riducendo a 80 la capienza massima prevista. Ora finalmente con questo dossier 2021 si può dare atto della decisione del ministero di non considerare più la Casa di Reclusione di Quarto Inferiore d’Asti come per la costruzione del padiglione, espungendo il progetto dagli 8 padiglioni previsti prefinanziamento con i fondi complementari al piano nazionale, inserendo non decreto finale Ferrara al posto di Asti. Gli interventi dei garanti e del comune hanno inciso sulla decisione finale, convincendo in primo luogo la ministra Cartabia.

Infine, la dottoressa Tamietti ha illustrato i dati relativi alla situazione Covid all’interno del Carcere di Asti: il virus ha colpito 107 su 309 detenuti (dato del 30 dicembre), tutti asintomatici o comunque con sintomi di lieve entità.

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