La riflessione di Giovanni Pensabene sul nuovo sistema di raccolta rifiuti ad Asti
Riceviamo e pubblichiamo una nota di Giovanni Pensabene sul funzionamento del nuovo sistema di raccolta rifiuti ad Asti.
Sulla cosiddetta raccolta verticale dei rifiuti introdotta in alcune aree della città sono state sollevate da molte persone, tra cui il sottoscritto, numerose obiezioni di merito sulle quali non voglio tornare. Voglio invece sottoporre all’attenzione dell’Amministrazione Comunale e dell’Asp due questioni di carattere logistico ed economico/ambientale.
La prima questione è di carattere logistico: alcune postazioni in cui sono collocati i cassonetti stradali, in assenza di marciapiede, sono accessibili da parte del cittadino/conferitore esclusivamente dalla carreggiata stradale, è così per esempio in Strada Sesia a San Fedele e in una postazione di Via Ticino. Questa collocazione espone i cittadini al rischio concreto di essere travolti dai mezzi in transito mentre sono impegnati a sbloccare i cassonetti con la tessera magnetica, reggere i sacchetti e azionare il pedale per l’apertura delle “bocche” di smaltimento. Può succedere altresì che per schivare l’incolpevole cittadino/conferitore il veicolo in transito invada la corsia opposta con rischio di incidente frontale. Sono stato personalmente testimone di entrambe le situazioni di rischio. Non sarà forse il caso di ripensare la collocazione di questi cassonetti prima che succeda qualche incidente?
La seconda questione è di natura ambientale e anche economica: in questi primi mesi di funzionamento del nuovo sistema mi è capitato più volte di vedere nel mio quartiere, San Fedele appunto, operare un mezzo di colore rosso con ancora esposte le insegne dell’Amiat, l’azienda per l’igiene urbana del Comune di Torino socia di minoranza anche dell’Asp. Ad essere sinceri prima di vederlo questo camion ne avverte la presenza, o meglio l’arrivo, percependo nelle narici quel classico olezzo di gasolio mal combusto, tipico dei vecchi carcassoni diesel che ogni tanto incontriamo per strada e che ci fanno tirare su i finestrini della macchina e maledire il malcapitato conducente. In effetti guardando poi la targa del camion in questione si rileva come lo stesso sia stato messo su strada nel 2002, più di 20 anni fa, e quindi appartenga verosimilmente ad una classe ambientale Euro 3 o peggio ancora che, secondo l’ordinanza del Sindaco n. 52 del 15 settembre 2023 può circolare solo perché addetto alla raccolta rifiuti (esenzione di cui al paragrafo 4.1 della medesima ordinanza), se fosse di un privato e non destinato alle funzioni che godono dell’esenzione non potrebbe circolare.
Peccato che il nostro organismo non abbia ancora capito che se il camion puzzolente raccoglie e trasporta rifiuti non deve ammalarsi perché il mezzo è esente da divieti di circolazione.
Ci sarebbe da chiedersi per quale motivo Amiat si sia liberata di questi mezzi. Provo a fare alcune ipotesi: 1) li aveva comprati per la raccolta verticale a Torino e adesso non servono più; 2) si tratta di mezzi obsoleti, abbondantemente ammortizzati, per cui se si trova il gonzo che li compra è tutto grasso che cola; 3) si tratta di mezzi inquinanti che è bene che un’azienda pubblica o a partecipazione pubblica non faccia più circolare. In tutte e tre le ipotesi si capisce perché Amiat li abbia venduti, quello che sfugge è perché Asp li abbia comprati.
Giovanni Pensabene