Dipendenti pubblici e diritto alla monetizzazione delle ferie non fruite

La nota di Salvatore Bullara alla luce della recente decisione della Corte di Giustizia europea

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di Salvatore Bullara (Cisl Fp)

Nei giorni scorsi ha destato un certo clamore mediatico una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea in materia di monetizzazione delle ferie non fruite da parte di un dipendente pubblico.

La questione del divieto di monetizzazione delle ferie non fruite per i dipendenti pubblici, figlia dell’onda lunga punitiva lanciata dal ministro Brunetta nei confronti dei dipendenti pubblici e proseguita con più o meno malcelato impegno nei governi successivi,  non è nuova e anche nell’esito della causa segue un orientamento già consolidato (in passato su questo argomento anche la scrivente in data 5/6/2023 aveva inviato una nota alle amministrazioni locali, invitandole ad una applicazione della norma “intelligente”, sulla base di una giurisprudenza ormai costante).

Tuttavia fino alla recente pronuncia all’applicazione, la norma era stata oggetto solo di pronunce di giudici nazionali, dunque con una efficacia limitata al caso discusso in quella sede, e di una pronuncia  della Corte Costituzionale che, nella sentenza 95/2016, aveva stabilito la costituzionalità della norma salva l’eccezione della mancata fruizione delle ferie da parte del lavoratore c.d. “incolpevole”, unico caso in cui si consentiva la monetizzazione.

La pronuncia della Corte di Giustizia invece ha efficacia vincolante in tutti gli ordinamenti giuridici dei Paesi dell’Unione Europea, e sgombra il campo da qualunque dubbio e tentennamento, stabilendo inequivocabilmente che non è possibile limitare il diritto all’indennizzo del lavoratore pubblico solo per ragioni di contenimento della spesa pubblica, e che l’unico caso in cui non è possibile monetizzare le ferie è quello in cui il lavoratore ha deliberatamente evitato di fruire le ferie nonostante il datore di lavoro lo abbia invitato a farlo, informandolo del rischio di perdere tali giorni (o la corrispondente indennità).

Poiché nel nostro territorio le ridottissime dimensioni degli Enti Locali favoriscono l’incolpevole accumulo dei giorni di ferie, e a notizia dello scrivente, i dipendenti spesso hanno maturato diverse decine di giorni di ferie arretrate, nell’ottica della fattiva collaborazione con le Amministrazioni Locali, la scrivente ha scritto invitato i propri associati ad inoltrare al proprio Ente una richiesta di ferie e/o piano di smaltimento delle ferie arretrate, e le Amministrazioni Locali a voler valutare con attenzione tali richieste, adottando da subito ogni possibile strumento previsto dalla normativa per la sostituzione dei dipendenti, onde consentire a questi la fruizione del diritto alle ferie (diritto garantito dall’art.36 della Costituzione) e prevenire il verificarsi in futuro di situazioni problematiche.

 Salvatore Bullara

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