Il Festival dei Popoli è iniziato con un’occasione di incontro e condivisione tra culture attraverso lo sport

ASTI – Un’occasione di incontro e condivisione tra culture attraverso lo sport, camminando, correndo e divertendosi insieme. È iniziato così il Festival dei Popoli 2023.

Sabato si è tenuta La Corsa dei Popoli, il primo evento di un ricco programma, una corsa/camminata podistica non competitiva aperta a tutti che ha visto impegnati adulti e bambini in una bella giornata di sole e sport. Allo Stadio Censin Bosia, prima delle partenze, è stato osservato un minuto di raccoglimento in ricordo delle vittime del terremoto in Marocco, dell’alluvione che ha colpito il nord della Libia e del Presidente Emerito Giorgio Napolitano.

Il programma prevedeva una gara dedicata ai bambini disputata nel vicino parco cittadino Divisone Acqui a cui hanno partecipato 20 bimbi, divisi per età in due gruppi. Il primo si è cimentato in un breve giro del parco ed ha visto la presenza della più piccola partecipante (2 anni) a cui è stato assegnato un premio speciale. Il secondo gruppo ha invece percorso l’anello più ampio del parco dando vita ad una gara appassionante con arrivo in volata. Tutti i bimbi hanno ricevuto come premio una medaglia preparata dai ragazzi dell’Associazione Sindrome dell’X Fragile ed una coppa offerta dalla Società Sportiva Vittorio Alfieri.

Poi è stata la volta della gara degli adulti con partenza per tutti dallo stadio Censin Bosia e possibilità di scelta tra due differenti percorsi, il giro breve di Viatosto di circa 4 km e l’anello più lungo di circa 8 km. La gara parte subito veloce per una decina di atleti decisi a completare la distanza nel minor tempo possibile. Il percorso è stato reso sicuro dalla presenza dei rappresentanti dell’Associazione Nazionale Carabinieri (coordinati da Paolo Cavaglià) e dai numerosi volontari che hanno presidiato gli incroci per la sicurezza di corridori e automobilisti. Il primo posto del circuito lungo uomini va a Massimo Cimino, mentre la prima donna a tagliare il traguardo è stata Evelyn Rodriguez. Un riconoscimento speciale per Camilla Anselmo, la più giovane partecipante ad aver completato il percorso degli adulti. Sono stati assegnati inoltre premi (prodotti alimentari offerti dall’Azienda Agricola Agripassione di Valmanera) ai gruppi più numerosi: gli atleti della Società Sportiva Brancaleone, della Vittorio Alfieri, della Gate e dei rappresentanti della comunità del Nicaragua. Tutti i partecipanti sono stati omaggiati di un pacco gara con prodotti offerti dalla Coop di Asti ed accolti al traguardo da un rinfresco preparato da Danilo Garri del Bar dello Stadio. L’evento è stato anche l’occasione per raccogliere offerte che verranno devolute a favore delle popolazioni di Marocco e Libia recentemente colpite da catastrofi naturali. Un ringraziamento particolare dagli organizzatori è stato infine dedicato ad Asiap, l’Atletica 2.2, Cepim, Associazione Incontri, DLF, Gate, Asti Cambia, gli Ambasciatori per lo Sport della città di Asti, gli Ecorunner, la rete Welcoming Asti, la Società Vittorio Alfieri, Pegaso, Libera, Progetto Junior, Associazione dell’X Fragile che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento.

Un ottimo inizio “di corsa” per il Festival dei Popoli 2023 ed un eccellente viatico per gli altri eventi a programma.

Sempre nell’ambito del programma del primo giorno del Festival dei Popoli di Asti, sabato sera al Foyer delle Famiglie di via Migliavacca è andato in scena “Non si affitta ai foresti” (testo di Massimo Brusasco e Federica Sassaroli), interpretato dall’attrice comica e voce della Vodafone Federica Sassaroli.

La trama prende spunto da questo mondo in cui molte cose sembrano andare al contrario e prova ad immaginare la storia di un italiano che emigra dal proprio paese che non offre più possibilità di crescita per i suoi cittadini e sogna di raggiungere il Mali, nel pieno dell’Africa nera, dopo avere attraversato l’Italia in autostop, attraversato il Mediterraneo con imbarcazioni di fortuna, superato le violenze delle prigioni libiche ed affrontato il deserto sui fuoristrada dei tanti trafficanti che fanno la spola tra la Libia ed il centro Africa. Insomma, una rotta che ci suona familiare ma in senso inverso.

Gli spettatori sono stati immediatamente coinvolti nello spettacolo ancor prima di prendere posto in sala e hanno trovato ad accoglierli un funzionario dell’immigrazione maliano impaziente di poter iniziare la schedatura dei tanti immigrati italiani ed europei che hanno raggiunto il paese negli ultimi giorni. Si comincia con la schedatura del signor Rossi, un bianco in mezzo ai neri, vittima di una sorta di razzismo all’inverso, almeno per come siamo abituati a considerare le discriminazioni. Rossi viene informato di essere giunto in un paese sì accogliente ma che non gli potrà offrire quello che cerca, non troverà il lavoro che gli consentirà di mantenere anche la propria famiglia rimasta in Italia perché non c’è lavoro nemmeno per i cittadini maliani, figuriamoci per gli immigrati. Rossi dovrà attendere per almeno due anni che la sua domanda di protezione possa essere valutata e nel frattempo potrà al massimo vivere alla giornata.

Federica esce poi dai panni del funzionario dell’immigrazione per assumere il ruolo di voce guida per le nostre menti e per le nostre coscienze ripercorrendo le difficoltà che hanno affrontato sia i tanti cittadini italiani protagonisti delle migrazioni interne dalle regioni del sud a quelle industrializzate del nord sia coloro che hanno cercato un futuro migliore in America.

Lo spettacolo è poi una continua alternanza di prospettiva che passa dalla sofferenza del signor Rossi in Mali alle specificità del fenomeno migratorio così come è rappresentato oggi in Italia. E proprio attraverso questa alternanza scopriamo che senza gli immigrati non potremmo avere sulle nostre tavole le verdure e la frutta di cui abbonda la nostra cucina perché non avremmo nessuno che si presterebbe a fare il bracciante, senza gli immigrati ci limiteremmo ad avere splendidi progetti di edifici ed infrastrutture avveniristiche ma nessuno sarebbe poi in grado di realizzarli perché mancherebbero i muratori. Infine, la riflessione si sposta sulla campagna di odio che dai social si riversa oggi verso i fenomeni migratori ed i loro protagonisti e sul diritto all’abitare oggi in Italia molto spesso negato a tanti immigrati.

Federica ha guidato lo spettatore utilizzando ironia, satira e paradosso offrendoci una soluzione: abbandonarsi alla contaminazione delle culture. Una contaminazione molto simile a quella che la musica sperimenta ormai da secoli e che nello spettacolo è magnificamente rappresentata dalle suggestioni sonore di Davide Anzaldi, polistrumentista, che ci ha permesso di viaggiare dalle percussioni afro fino alla musica popolare dell’Italia meridionale, derivata, ma guarda un po’, dalla radice ritmica africana.

Lo spettacolo termina riportando lo spettatore in Mali con una emozionante immagine dei funzionari dell’immigrazione che tengono nelle mani un sacco pieno degli effetti personali dei migranti giunti nel paese nelle ultime ore. Lo stesso sacco che intrappola i sogni dei milioni di donne e uomini che in ogni paese ed in ogni epoca decidono di migrare per cambiare il proprio presente e cercare il proprio futuro.

La standing ovation finale offerta dal pubblico, numeroso e visibilmente emozionato, mostra che forse un altro mondo è possibile.

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