La riflessione del PD su AstiMusica e AstiTeatro

Il Segretario cittadino Andrea Giarrizzo: “Necessario un rinnovamento, coinvolgendo prima di tutto i giovani”

Riceviamo e pubblichiamo

Alla conclusione della ventiseiesima edizione di AstiMusica sono state fatte diverse dichiarazioni per quanto riguarda la riuscita dell’evento, ma quante saranno veritiere?

Massimo Cotto – direttore artistico – ha dichiarato che dopo tanti anni AstiMusica entrerà in una nuova fase e che avverranno dei piccoli cambiamenti. Il sindaco Rasero aggiunge che indipendentemente dal format e dal luogo stabilito per l’evento, ciò che conta è la volontà di stare insieme e divertirsi.

Bisognerebbe soffermarsi proprio su questo punto: quanta voglia c’è, tra gli astigiani, di prendere parte a questo evento, se la partecipazione è così scarsa? I dati riportano che le tre serate a pagamento hanno portato alla vendita di circa duemila biglietti che, considerando anche le altre a ingresso libero, salgono a circa diecimila. Diecimila biglietti sono comunque pochissimi rispetto a quelli delle edizioni precedenti.

Forse bisognerebbe ammettere che la realizzazione di AstiMusica non è stata delle migliori: dalla gestione, alla scelta degli artisti (fino a qualche anno fa, sul palco salivano artisti di fama nazionale e internazionale), alla pubblicizzazione dell’evento.

Sicuramente Massimo Cotto non si sbaglia nel dire che AstiMusica vada rinnovata, ma bisognerebbe partire dal presupposto che quest’edizione sia stata un vero flop rispetto alle precedenti, chiedersi cosa non abbia funzionato e ripartire da lì.

L’assessore alla cultura Paride Candelaresi sostiene che con quest’edizione si sono sperimentati nuovi linguaggi che hanno portato in piazza un pubblico di giovani che potrebbe dare una mano nel rinnovare le prossime edizioni, ma non è andata proprio così. Diciamo piuttosto che le persone ad aver partecipato sono davvero poche e che, forse, è giunto il momento di dare maggiore spazio ai giovani nella gestione di questo evento.

Pochi giorni fa, dopo la conclusione della quarantatreesima edizione di AstiTeatro, si è tenuta alla caffetteria Mazzetti anche una conferenza stampa in cui il direttore artistico, Mario Nosengo, e l’assessore alla cultura Paride Canderalesi si sono interrogati sulla riuscita o meno dell’evento.

Dati alla mano, la partecipazione a quest’edizione è stata scarsa rispetto a quelle precedenti: rispetto al 2022 si è verificato un –30% di spettatori e l’occupazione rispetto alla capienza raggiunge poco più della metà, con un 57%.

Come sostenuto dal direttore artistico e dall’assessore alla cultura, è necessario un rinnovamento del festival, partendo dall’interesse cittadino.

Il teatro è sempre stato un centro fondamentale nella cultura astigiana, bisogna ripartire da qui: dal riavvicinare la comunità, facendone riscoprire l’interesse e l’importanza. Il problema di Asti, negli ultimi anni, è stato il concentrarsi prevalentemente su qualche iniziativa – prima tra tutte, il palio – trascurando l’importanza di momenti aggregativi come quelli forniti da AstiMusica e AstiTeatro.

Bisogna, prima di tutto, capire cosa gli astigiani vogliano vedere e metterli nelle condizioni di farlo, proponendo gli eventi in orari accessibili ai più. Proporre una serie infinita di spettacoli che catalizzano poco l’attenzione del pubblico, perlopiù in orari scomodi, rischia solo di essere l’ennesimo buco nell’acqua. Nel ripartire, bisogna farlo, prima di tutto, coinvolgendo maggiormente i giovani, di cui si è vista una scarsissima partecipazione – partecipazione che, d’altronde, è in caduta libera da qualche anno, visto il sempre più scarso coinvolgimento delle ultime generazioni nelle dinamiche cittadine.

La Segreteria cittadina del Partito Democratico

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