Il Cardinale Sodano riposa nella cripta della Cattedrale di Asti
Il saluto commosso della città
ASTI – Solenne cerimonia questa mattina in Cattedrale, in suffragio del cardinale Angelo Sodano, officiata dal vescovo Marco Prastaro. Il porporato , 94 anni, è morto a Roma nella notte tra venerdì e sabato scorso. Originario di Isola d’Asti, è stato Segretario di Stato di due Papi e decano emerito del Collegio Cardinalizio. Il cardinal Sodano riposa nella cripta della Cattedrale di Asti.
Di seguito, l’omelia del vescovo Marco per la cerimonia di suffragio del cardinal Sodano.
Il Signore asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate.
Queste parole proclamate si compiono oggi per il nostro caro fratello il cardinale Angelo Sodano. Nella fede sappiamo che egli ora è vivo, vicino al Signore a cui ha desiderato di appartenere e che ha servito con tutto sé stesso. Il nostro fratello Angelo ora è tutto del Signore, ed il Signore è tutto di Angelo, si appartengono, sono l’uno dell’altro, completamente, non c’è più nulla che li separi.
Oggi siamo qui presi da questa dolcezza consolante della fede. Ma nel nostro cuore vi è anche tristezza e dolore per il distacco da una persona che abbiamo amato e stimato. Un fratello, uno zio che è stato così presente nella vita della sua famiglia. Un figlio di questa terra astigiana, che a questa terra è sempre rimasto legato e che per questa terra molto ha fatto. Celebriamo la certezza che questo caro fratello ora è di fronte al Signore, ed il Padre celeste gli sta dicendo: “bene servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
La pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato ci aiuta a comprendere da dove nasce l’esito felice di questa vita. La parabola ci parla di un servo che ha avuto paura perché riteneva che il padrone fosse cattivo. E allora si è nascosto, non ha vissuto bene. Gli altri due servi invece capiscono che se il Signore consegna loro i suoi beni è perché si fida di loro. Nel loro cuore nasce un sentimento di confidenza, di sicurezza. Si sentono avvolti da fiducia e affetto… allora si buttano in buoni affari, nasce in loro un grande impegno personale, il senso della responsabilità non li schiaccia ma li rende ancora più forti e coraggiosi. Il primo servo viene definito malvagio e pigro, gli altri due buoni e fedeli. Ecco il segreto di una vita riuscita: riconoscere il vero volto di Dio. Questo, penso, sia stato anche il segreto che ha animato la vita del Cardinale: la certezza di essere oggetto dell’amore e della fiducia di Dio.
Il Cardinale ha ricevuto dal Signore tanti talenti, e li ha usati bene, sempre mosso dal desiderio di servire la Chiesa e di contribuire all’edificazione di un mondo più giusto e pacifico. La sua intelligenza, la sua fede, le sue indubbie doti diplomatiche sono state per il mondo e per la Chiesa un dono importante.
Negli anni di servizio come Segretario di Stato si è dedicato con grande impegno a favore della pace. Di questo suo impegno vorrei ricordare un aspetto di cui oggi, con una guerra in corso nel cuore dell’Europa, cogliamo così tragicamente l’importanza. A metà degli anni Novanta, durante la guerra in Bosnia, il card Sodano incoraggiò Giovanni Paolo II a fare sua la dottrina dell’ingerenza umanitaria, una strategia per costruire la pace che bene mette in pratica il Vangelo perché pone le persone ed il loro bene prima di ogni altra cosa.
Chi ha lavorato e collaborato col cardinale ne ricorda anche tante altre caratteristiche. Anzitutto il suo amore per la Chiesa; amore che ha coniugato non in modo astratto, ma, come ci ricorda il Papa Francesco nel telegramma inviato alla sorella Maria: «Nella Curia Romana ha svolto la sua missione con dedizione esemplare e in ogni incarico si è dimostrato uomo ecclesialmente disciplinato, amabile pastore, animato dal desiderio di diffondere ovunque il lievito del Vangelo».
Questa sua “disciplina” lo ha reso discreto, attento, fedele e laborioso (Leggeva sempre tutti i dossier!), rispettoso delle persone e delle competenze. Ha lavorato senza presunzione e senza sottrarsi alle responsabilità.
Concludo riprendendo un passaggio del suo testamento spirituale nel quale ci svela un desiderio radicato nel suo cuore: “Attendo ora con serenità l’ora in cui il Signore venga a chiamarmi a sé, al termine della mia vicenda terrena. Ancora una volta rinnovo il mio atto di fede, di speranza e di carità, come l’imparai fin da bambino sulle ginocchia di mia madre. Con questo atteggiamento interiore guardo al Signore, sperando che un giorno mi accolga misericordioso fra le sue braccia. Con lo stesso sentimento guardo a Maria Santissima, invocata fin da giovane come ‘porta del paradiso’”.
Caro Angelo, Vescovo e Cardinale, riposa in pace fra le braccia misericordiose del Signore!