Piero Fassi: “Vi racconto il mestiere di mio papà”

Ricordi di famiglia nella Stazione di Asti

ASTI – Pochi giorni fa, Piero Fassi ha visitato a Palazzo Mazzetti la mostra che ricorda i 170 anni (1853-2023) dall’inaugurazione della linea ferroviaria su cui si è fatta l’Italia: la Torino-Genova, nata per collegare la capitale del Regno di Sardegna al suo porto sul mar Ligure.

Una mostra che ha donato al signor Fassi una grande emozione, facendogli rivivere ricordi personali e di famiglia nella Stazione Ferroviaria di Asti, che vuole condividere con noi.

Ecco le sue parole.

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Foto per gentile concessione della famiglia Fassi

Quando, nella nostra città, non esistevano auto, camion e tir, il trasporto delle merci si basava prettamente sui carretti: alla nascita della prima stazione ferroviaria astigiana, il mio bisnonno Carlo Fassi fu il primo a svolgere questo mestiere, ereditato in seguito da mio nonno Michele e concluso con i figli di quest’ultimo: Giovanni, Pietro e papà Mario. L’impresa di ippo-trasporti, dei tre fratelli Fassi, contava alcuni carri trainati da una decina di maestosi cavalli, che venivano governati, puliti e monitorati costantemente, e che garantivano il trasporto di merci dalla stazione di Asti ai vari negozi, esattamente come gli autotrasportatori attuali. Ricordo il baio “Gigi”, la mora chiamata “Pina”. Tra tutti i cavalli di casa, mio padre si emozionava parlando del sauro “Pipu” di circa 800 chili, col quale si trovò, un giorno, lungo una strada rurale isolata e nel mezzo dei bombardamenti e che, nonostante la paura, non scappò via in cerca di riparo, rimanendo al suo fianco, tranquillizzato dalle sue carezze.

Il progresso tecnologico e l’avvento dei primi veicoli a motore decretarono anche la fine del carrettiere, una figura divenuta ormai obsoleta. Tuttavia, i fratelli Fassi, duri ad arrendersi all’evidenza, per un certo periodo continuarono ad esercitare la professione, fino a quando mio zio Pietro, ultimo dei fratelli rimasto in vita, ricevette una lettera dall’allora Sindaco della città, che lo intimò a sospendere ogni attività.

Grazie di cuore per aver allestito la bella ed emozionante mostra “Una rotaia lunga 170 anni”.

Piero Fassi

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