Baldichieri vuole dare un nome al partigiano sconosciuto
Il sindaco Forno aiuterà il garibaldino Alfredo Vespa a rintracciare il ribelle a cui salvò la vita
BALDICHIERI – Dare un nome al partigiano a cui, 76 anni fa, ha salvato la vita: è il desiderio di Alfredo Vespa, originario di Casabianca e residente ad Asti, garibaldino della 45ª Brigata “Garemi”, 97 anni ben portati e una memoria di ferro. Il primo cittadino di Baldichieri, Gianluca Forno, ha promesso che lo aiuterà.
Ciò che Vespa non ha mai dimenticato lo ha raccontato nei giorni scorsi al sindaco, che lo ha accolto in paese con la figlia Mariasole, 10 anni, per ascoltare la sua storia. A 20 anni il garibaldino, nome di battaglia Ianez, s’infiltrò, per un mese e mezzo, nella Brigata Nera di Asti per passare ai partigiani preziose informazioni sulla caserma del Collegio. Gli toccò anche di partecipare ai rastrellamenti, “ma sparavo storto”. Un giorno, con una squadra della Brigata Nera, si mise a perlustrare a Baldichieri la strada per Torino, all’incrocio per il paese, a breve distanza dal balcone a cui, qualche mese prima, era stato impiccato il partigiano Faustino Novara.
Poco più in là, verso Asti, presero posto i tedeschi. “Dalla parte di Villafranca – ricorda Vespa – comparve un uomo in bicicletta con una valigia sul portapacchi. Il maresciallo mi ordinò di controllarlo. Avvicinandomi al ciclista, gli feci segno di fermarsi e di aprire la valigia: c’erano pochi indumenti e un paio di stivali di cuoio ripiegati, da uno dei quali scivolarono fuori cinque, sei proiettili calibro 9. Capii che avevo davanti a me un partigiano con addosso una Luger”.
Vespa ha raccontato la storia al sindaco Forno e a Mariasole nello stesso tratto di strada in cui, nell’inverno del 1945, mise in atto il salvataggio del ribelle: “Richiusi la valigia e gli sussurrai di andare verso il paese perché sulla statale c’erano i tedeschi. L’uomo riprese a pedalare e s’infilò tra le case. Ma appena qualche metro più in là, in via Cavour, comparve a sorpresa un’altra camicia nera, armata, che si insospettì e gli sbarrò la strada: i due iniziarono a lottare. Nonostante le armi dei suoi fossero puntate, il maresciallo non poté dare l’ordine di sparare per paura di centrare il milite. Furono attimi terribili, al ribelle cadde la pistola, ma dimostrò nervi d’acciaio: anziché darsi per perso, si mise a correre, guadagnò i boschi verso Monale e scomparve”. Nella confusione generale Vespa riuscì a recuperare la Luger e a mettere in salvo la bicicletta sotto un portone, consegnando il tutto, qualche tempo dopo, al comandante garibaldino Giuseppe Marletto, Achille.
Negli ultimi tempi, dopo una lunga vita passata a ricordare gli anni pericolosi ed esaltanti della Resistenza, Ianez si è chiesto spesso se il partigiano salvato a Baldichieri sia ancora vivo (“ma è difficile, poteva avere, già allora, una trentina di anni, era bruno e magrolino”, riflette) o se qualche parente possa confermare l’episodio e indicare il suo nome.
Il sindaco Forno gli ha detto: “Anzitutto è un piacere e un onore averti conosciuto, mai come adesso avremmo bisogno di tanti Alfredo come te, e ti ringrazio per averci raccontato un pezzo di storia inedita che ci riguarda da vicino”. Poi ha assicurato: “Parleremo dell’episodio in paese e nei centri vicini, contatteremo i sindaci, gli anziani, gli appassionati di storia locale e l’Istituto per la Resistenza. Faremo di tutto per cercare di dare, insieme a te, un nome all’anonimo partigiano”.
Da mascherina a mascherina, Mariasole ha salutato Alfredo a distanza con un bacio.
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