“Un giorno ti faranno pagare anche l’ombra”: UFFICIALE, quel giorno è arrivato I Obbligo di legge: ‘TASSA SULL’OMBRA’, impossibile sfuggire, costretti a sganciare

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“Un giorno ti faranno pagare anche l’ombra”: si diceva così, un tempo, quando ci si lamentava delle tasse e delle imposte, pensando di esagerare. Ma la realtà supera la fantasia. Infatti è ufficiale: quel giorno è arrivato.
Scatta, ufficialmente, l’obbligo di legge: la tassa sull’ombra è realtà, è tutto vero, esiste e devi pagare, e occhio, è impossibile sfuggire, siamo costretti a sganciare.
Tassa sull’ombra, altro che illusione, altro che presa in giro o esagerazione qualunquista o populista, la verità è che dobbiamo tirare fuori i soldi e basta.
La cosiddetta “tassa sull’ombra” è uno di quei casi in cui la realtà sembra superare la immaginazione più spiccata, ma in effetti è una normativa reale.
Applicata da diversi Comuni italiani, si impone come un vincolo di pagamento che, a primo acchito, si farebbe davvero fatica ad inquadrare. Come lo quantifichi? E per che cosa paghi in fin dei conti?
Tassa sull’ombra, ecco perchè paghi
Si tratta, infatti, di un’imposta collegata all’occupazione di suolo pubblico (OSP), che scatta nel momento in cui una struttura privata — come una tenda da sole, una pensilina o una copertura esterna — proietta la propria ombra su un’area che non appartiene al proprietario, ma che è considerata spazio pubblico comunale.
In sostanza, se installi una tenda esterna sul balcone, su una vetrina o sul dehors di un’attività commerciale, e questa si estende in modo tale da “invadere” lo spazio pubblico, anche solo con la sua ombra, potresti dover pagare una tassa. Il principio è lo stesso di quello che regola tavolini, sedie, fioriere o insegne che si affacciano sulla strada: si tratta di un’occupazione, seppur “aerea”, che rientra nella normativa vigente.
Tassa sull’ombra, sei obbligato a pagare, la prova è evidente
Questa tassa, spesso definita ironicamente come “tassa sull’ombra”, non è nuova. Esiste da tempo, ma viene applicata in modo discontinuo da Comune a Comune. In alcune città italiane, l’amministrazione è tornata a verificare le occupazioni di suolo pubblico con maggiore severità, anche per recuperare gettito. Così, chi pensava di poter montare liberamente una tenda sopra una vetrina, o un piccolo pergolato in casa, scopre di dover pagare un canone annuale.
Le cifre, in media, variano dai 50 ai 300 euro l’anno, ma possono aumentare nei centri storici o in zone di pregio urbano. E la tassa può scattare anche per ombre “virtuali”, cioè per strutture che, pur non toccando fisicamente il suolo, lo “occupano” dal punto di vista geometrico, proiettando un’ombra o una sagoma fissa. Per i commercianti, poi, la questione è ancora più delicata: un dehors con tenda o copertura può richiedere una concessione formale e, in mancanza di autorizzazione, può portare a multe salate e perfino alla rimozione forzata della struttura.