Quando Montafia aveva il mare e le balene

E' online la nona puntata di "Fossili e Territori" sulla ricchezza paleontologica dell'Astigiano

Montafia e il Mare Padano: una storia che si può raccontare ancora oggi con episodi inediti.

E’ ciò che emerge dalla nona puntata di “Fossili e Territori”, viaggio nella ricchezza paleontologica della terra astigiana alla scoperta dei grandi esemplari fossili ritrovati tra l’Ottocento e il Novecento.

Se l’antico mare avesse potuto scegliere un posto dove fermarsi per sempre da queste parti – scrive Laura Nosenzo, autrice dei testiavrebbe deciso per Montafia. Qui dove ha lasciato come ricordo di sé due balenottere, avvolte nei sedimenti ed espulse da colline di sabbie gialle il cui grembo racconta le origini della terra. Sono colline che ancora oggi custodiscono affioramenti del Pliocene, pareti friabili che si rincorrono da un punto all’altro del paese, dal centro alle frazioni di Vignole e Bagnasco, e che racchiudono un pezzo di vita preistorica cristallizzata, raccontata da una generosa varietà di conchiglie abitate da molluschi vissuti intorno ai 3 milioni e mezzo di anni fa“.

Dunque grandi cetacei (Balaenoptera cortesii varietà portisi) e gusci dalle forme variegate, le prime conservate al Museo Paleontologico di Asti, i secondi visibili nelle suggestive pareti di sabbie Astiane di cui è ricco il paese.

Basta smuovere un po’ la terra ed è un affioramento continuo“: dall’affermazione del sindaco Giovanni Marchese, “Fossili e Territori” inizia un viaggio narrativo e fotografico da lasciare senza parole, cucito da aspetti nuovi e curiosità, alimentato dalle parole dei grandi esperti dell’Ottocento che trovarono e studiarono le due balenottere e da quelle degli studiosi di oggi. Il paleontologo Piero Damarco, per esempio, osserva come i misticeti preistorici di Montafia e della frazione Bagnasco si alimentassero in modo diverso da quelli attuali e, non avendo la pinna dorsale, fossero meno veloci e probabilmente meno stabili nel movimento.

Il fatto di non sapere esattamente gli areali in cui furono trovati, osserva Laura Nosenzo, “anziché impoverire la storia, la arricchisce di mistero plasmato su un paesaggio custode di così molteplici affioramenti e segni del passato da autorizzarci a pensare che le antiche balene, qui, potrebbero essere state trovate dappertutto e altre potrebbero essercene ancora ovunque, nascoste quietamente da qualche parte“. “Ed è proprio così – commenta Gianluca Forno, presidente del Distretto Paleontologico dell’Astigiano e del Monferrato che promuove “Fossili e Territori”Il paesaggio di Montafia ha un potere fortemente evocativo e gli affioramenti sono piccoli musei a cielo aperto che meritano di essere conosciuti e valorizzati con il rispetto e la cura che dobbiamo a questi luoghi, capaci di resistere al passare del tempo e di testimoniare senza filtri la storia del territorio, il che significa tornare indietro di milioni di anni“.

Tra i dettagli più significativi del reportage (leggibile integralmente su http://www.astipaleontologico.it ), il ricordo del viaggio delle due balene dal Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, nel 2019 insieme ad altri 144 reperti, al Paleontologico di Asti. Lo splendido, enorme cranio del cetaceo di Montafia è attualmente visibile nella mostra “Balene preistoriche” promossa nell’ex chiesa del Gesù dal Parco Paleontologico Astigiano (collabora a “Fossili e Territori”). Intanto il Comune di Montafia pensa di allestire in futuro, nelle ex scuole di Vignole, un centro espositivo con una ricca collezione di conchiglie.

Nelle mete indicate da “Fossili e Territori” il paese si fa conoscere ai lettori anche con lo storico viale dei tigli, la fontana solforosa e l’albero della cuccagna di Don Bosco, mentre a poca distanza si segnalano per bellezza Cerreto, con le piante di rose che abbelliscono gli ingressi delle case, l’Alneto di Piovà Massaia e il tiglio ultracentenario divenuto simbolo di Villa San Secondo.

Sul sito http://www.astipaleontologico.it è possibile leggere anche le precedenti otto puntate del ciclo di racconti, con le tracce che l’antico mare che lasciato a Baldichieri, Calunga (Asti), San Paolo Solbrito, Vigliano, Camerano Casasco, Passerano Marmorito, i comuni del Villafranchiano, Nizza e Montiglio.

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