Piemonte, rivoluzione nel welfare: 18 milioni per assistenza personalizzata a 30mila persone

Mani strette e rassicuranti (Canva) dentrolanotiziabreak.it
Un fondo da 18 milioni cambierà l’assistenza in Piemonte: aiuti a disabili, anziani e minori fragili, con nuovi piani personalizzati.
Un cambiamento silenzioso, ma destinato a lasciare il segno nella vita di migliaia di persone fragili. Un aiuto concreto necessario per la popolazione.
Una misura che arriva per risolvere una crisi e promette di diventare un modello da seguire anche in altre regioni.
Il Piemonte si muove per primo, con l’Europa che osserva. Un progetto ambizioso che si prende cura dei cittadini seguendo le esigenze individuali,
Una buona notizia che non risparmia critiche da parte di qualcuno. Ma di quale progetto si tratta e di cosa si discute?
Un nuovo volto per il welfare piemontese
Una risposta strutturale a un problema esploso nei mesi scorsi. È così che nasce il fondo da 18 milioni di euro stanziato dalla Regione Piemonte per la “protezione sociale”, termine che racchiude un’ampia gamma di servizi rivolti ai cittadini più fragili. L’annuncio è arrivato dal presidente Alberto Cirio, che ha sottolineato come il Piemonte sia la prima Regione italiana a introdurre una misura del genere, presentata direttamente alla Commissione Europea.
Il contesto è noto: a gennaio, gli stipendi dei lavoratori delle cooperative sociali sono aumentati del 15%, ma senza un incremento corrispondente nelle rette riconosciute alle strutture. Ne è nata una tensione crescente tra enti gestori, operatori e Regione, sfociata in una protesta collettiva. Il timore? La chiusura dei servizi per migliaia di persone in difficoltà. Con il nuovo fondo, invece, si punta a garantire continuità e qualità, introducendo per ogni beneficiario un piano di assistenza personalizzato, finanziato con risorse aggiuntive.

Chi sono i beneficiari e cosa cambia
Una investimento notevole, destinato a cambiare concretamente la vita di 30mila cittadini piemontesi, tra cui 1.400 residenti nell’Astigiano. Anziani in RSA, minori con disturbi neuropsichiatrici, persone con disabilità o dipendenze: sono loro i destinatari diretti del nuovo intervento. Al centro, una visione di welfare “integrato” che abbraccia sia le strutture residenziali che i servizi semiresidenziali, fino ad ora spesso trascurati. Secondo Mario Sacco, presidente di Confcooperative Piemonte Sud, si tratta di un passo avanti decisivo anche per il riconoscimento del lavoro di migliaia di operatori, in particolare OSS e infermieri. Solo le cooperative associate a Confcooperative Piemonte Sud contano più di 20 mila occupati, 2 mila solo nell’Astigiano.
Tuttavia, non mancano le voci critiche. I sindacati, pur riconoscendo il potenziale della misura, pongono l’accento sulla necessità di escludere i gestori che applicano contratti non dignitosi. «Serve chiarezza – afferma il segretario della Cisl, Alessandro Delfino – non si possono premiare le strutture che non tutelano né lavoratori né utenti». La Cgil, con Fabrizio Parise, parla apertamente di “spot elettorale” e denuncia retribuzioni sotto i 9 euro l’ora in alcune cooperative. Il controllo sull’applicazione effettiva del nuovo piano sarà affidato alle Asl, chiamate a redigere i progetti di assistenza individuale. Ma la Regione mette le mani avanti: «I fondi saranno vincolati al rispetto dei contratti di lavoro adeguati», assicurano gli Uffici. Un patto tra pubblico e privato, con un obiettivo comune: non lasciare indietro nessuno.