Pensione di reversibilità, i vedovi dovranno fare i conti con un’altra brutta notizia: quando fermano gli accrediti

Accredito fermato - fonte_Canva - Dentrolanotiziabreak.it

Accredito fermato - fonte_Canva - Dentrolanotiziabreak.it

Brutta notizia per coloro che sono rimasti vedovi, per la pensione di reversibilità vengono fermati tutti gli accrediti. 

Non sono poche le famiglie che vedono la pensione di reversibilità come un aiuto veramente vitale, soprattutto dopo la sopraggiunta morte del coniuge. Un aiuto economico che permette di affrontare tutte le spese finanziarie, che, come sapiamo, sono in continua crescita.

Ma in questi ultimi mesi starebbe emergendo un aspetto veramente poco noto che i vedovi si troveranno ad affrontare. Potremmo definire l’assegno di reversibilità come un’importante tutela economica, che se venisse meno potrebbe creare non poche problematiche.

Purtroppo la realtà è che molti cittadini scoprono la verità solo nel momento che è più doloroso, quando non solo si è persa una persona cara, ma anche un importante sostegno economico.

Certo, probabilmente occorre fare chiarezza, per evitare che si crei molto clamore per nulla.

Perché alcune pensioni non danno diritto alla reversibilità

Quello che in pochi sanno è che non tutte le prestazioni previdenziali che lo Stato eroga danno la possibilità di accedere poi alla pensione di reversibilità. Co sono alcune prestazioni che vengono considerate vere e proprie pensioni, che hanno diritto a tutte le tutele previste dalla legge, mentre altre, non lo sono affatto.

Ci sono infatti, dei trattamenti temporanei che sono concessi in alcune condizioni particolari di fragilità, ovvero momenti di transizione, che non possono dare accesso alla reversibilità, questo nonostante il coniuge o comunque la famiglia ne possa avere tutto il diritto. Particolarmente colpite sono le famiglie in cui non vi erano altri redditi oltre a quella della pensione del caro ormai defunto.

Blocco degli accrediti - fonte_Canva - Dentrolanotiziabreak.it
Blocco degli accrediti – fonte_Canva – Dentrolanotiziabreak.it

La realtà sugli stop dell’accredito

Uno dei casi più emblematici è quello dell’Ape Sociale, un trattamento che è stato introdotto per permettere l’uscita anticipata dal lavoro, per alcune categorie come: invalidi e lavoratori impiegati in mansioni gravose. La si può richiedere a partire dai 63 anni e 5 mesi, con almeno 30 o 36 anni di contributi, e viene erogato fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia a 67 anni. L’importo massimo è pari a € 1.500 al mese senza possibilità di avere: tredicesima o quattordicesima, e con divieto di lavoro continuativo, ovvero di potersi concedere prestazioni occasionali con ricavi fino a € 5.000.

L’Ape Sociale non viene considerata una pensione definitiva, ma una sorta di assegno ponte, quindi se il beneficiario muore prima del suo 67 anni, allora l’INPS interrompe gli accrediti, compresi quelli della pensione di reversibilità.