Una funzionaria “di lungo corso” e grande esperienza al vertice della questura di Asti

ASTI – «Siamo una Questura “aperta” e tale vogliamo continuare ad essere, pertanto guardo con molto favore tanto a corretti rapporti di collaborazione con i media quanto al contributo della popolazione in ottica di mantenimento della sicurezza». Così, nell’ambito di un incontro conoscitivo con i giornalisti locali, si è espressa la dottoressa Alessandra Faranda Cordella, da pochi giorni neo questore di Asti in sostituzione del collega Filippo Di Francesco.

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Da sinistra: il vicequestore vicario Donatella Boscassi, il questore Alessandra Faranda Cordella e il capo dell’Ufficio di Gabinetto vicequestore aggiunto Stefano Ceveriati

Fresca di promozione a dirigente superiore della Polizia di Stato, grado che consente appunto di ricoprire l’incarico di questore di una provincia, la dottoressa Faranda Cordella è funzionaria di vasta e rilevante esperienza. Nata 54 anni fa a Torino («Ma è stato quasi un caso – ha precisato –, poiché, essendo mio padre un ufficiale dell’esercito, ci spostavamo spesso di città in città»), svolge servizio in Polizia da ormai 34 anni («con lo stesso appagamento di quando mi sono arruolata») e ha le idee ben chiare su quale linea tenere. «Ho già avuto modo di incontrare il prefetto – ha spiegato – e analizzare insieme le criticità sulle quali dovremo lavorare, sempre e comunque senza pregiudizi, poiché sono ben disposta a cambiare il mio modo di pensare se può essere utile ai fini della sicurezza».

Con attenzione tanto al controllo del territorio quanto alla prevenzione dei reati, senza trascurare gli aspetti correlati le nuove norme di sicurezza degli eventi pubblici, conseguenti i ben noti fatti di piazza San Carlo. «La circolare del capo della Polizia – ha affermato – ha fatto opportuna chiarezza su una serie di punti molto importanti. Teniamo conto che nessun territorio può dirsi completamente esente da rischi e che i grossi assembramenti vanno gestiti al meglio per evitare problemi: già non possiamo far nulla contro l’imponderabile, per cui è doveroso predisporre le più efficaci misure di sicurezza possibile».

Problematiche che ben conosce, essendo stata spesso impegnata, nel corso dell’ultratrentennale carriera, nell’ambito di attività di ordine pubblico. Principalmente a Torino, dove si è occupata di Anticrimine e Squadra Mobile, ha guidato commissariati in aree difficili quali Porta Palazzo ed è stata lungamente impegnata in attività di sicurezza negli stadi, rimanendo anche ferita, nel 2003, durante una partita della Juventus.

Al di fuori del Piemonte, regione che l’ha vista rivestire anche, dal 2010 al 2014, l’incarico di vicequestore vicario ad Alessandria, ha lavorato a Bergamo (capo di Gabinetto della questura dal 2004 al 2010), alla Mobile di Aosta e a Campobasso, precedente incarico prima della promozione a questore, dov’era vicequestore vicario.

L’essere una delle pochissime donne questore (la seconda in Piemonte dopo la collega Rossana Lavezzaro a capo della questura di Vercelli) non le pesa particolarmente. «Non ho mai dato peso alle rivendicazioni di genere – ha sottolineato – Certo, sono ben felice di essere nata donna e grata a quante ci hanno “aperto una strada” (con riferimento anche al vicequestore vicario Donatella Boscassi, che sedeva alla sua destra durante l’incontro, ndr.), ma credo vi siano persone affidabili e altre meno indipendentemente dal sesso di nascita».

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