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La prima giornata sociale dei cattolici astigiani – Dentro la notizia

ASTI–Il valore del pane.È questo il tema di riflessione della prima “Giornata sociale dei cattolici astigiani” che si terrà sabato 24 settembre nel salone del Seminario.Si tratta di una proposta per introdurre una nuova iniziativa a cadenza annuale, volta a convocare la comunità cristiana su temi sociali e di attualità. Inutile dire che ricalca in forma ridotta la collaudata formula di incontro denominata “Settimana Sociale dei Cattolici Italiani”, che si tiene periodicamente e che è stata recentemente ospitata dalla diocesi di Taranto.Come la Settimana Sociale, anche la Giornata sociale si propone di far confrontare le diverse anime del cattolicesimo su una problematica di attualità e di produrre pensiero, interventi e linee di azione, come contributo di proposta alla società civile e politica.Per questa prima edizione si è scelto il tema della 17ª Giornata Nazionale per la Custodia del Creato che propone diriscoprire il gusto del pane con disponibilità a restituire e condividere un bene prezioso in una comunione più ampia con ogni essere umanoche cerca di fondare la propria esistenza sul rispetto delle creature, degli ecosistemi e dei popoli.L’appuntamento è per sabato 24 settembre alle 9.30 in Seminario, piazzetta del Seminario 1, Asti.Il vescovo Marco Prastaro condurrà un momento di preghiera iniziale, seguito da riflessioni sul valore etico del pane a cura di suor Elisa Cagnazzo, biblista e sulla sua rilevanza, non solo come cibo, nella società, con Valentina Porcellana, antropologa. Quindi spazio agli interventi di parrocchie, movimenti, associazioni ecclesiali a partire da tre domande che prendono spunto dal messaggio dei vescovi detta il tema guida ed accompagna anche il tempo del Creato (1° settembre – 4 ottobre 2022) nel seguito riportate. Seguirà dibattito.L’invito alle molteplici componenti della comunità cristiana della diocesi è esprimersi in merito alle sollecitazioni proposte, inviando la propria riflessione in posta elettronica a dinbarberis@libero.it o a scalfarifrancesco16@gmail.com, precisando se intendono essere presenti sabato 24 per condividerla in riunione.Ecco i tre spunti di riflessione1 – “Ogni giorno viviamo a motivo di ciò che riceviamo: chi non si sente grato diventa ingiusto, gretto, autocentrato e prevaricatore. È quanto ci insegna la parabola del «servo ingrato» (Mt 18,23-35). Siamo tutti a rischio di diventare come colui a cui è stato condonato un debito abnorme – diecimila talenti – ma, a sua volta, è incapace di fare grazia a chi gli doveva una quantità irrisoria di denaro. E questo perché non si è fatto realmente «sconvolgere» dalla generosità del padrone, né si è lasciato invadere dalla gratitudine: ha vissuto come se non avesse ricevuto nulla; ha continuato a pretendere, tenendo stretto per sé ciò che ha ricevuto, non come dono, ma come diritto. Più che ingiusto è stato ingrato”Come Chiesa come possiamo far crescere la solidarietà e la condivisione sul nostro territorio?2 – Mangiare con altri significa allenarsi alla condivisione. A tavola si condivide ciò che c’è. Quando arriva il vassoio il primo commensale non può prendere tutto. Egli prende non in base alla propria fame, ma al numero dei commensali, perché tutti possano mangiare. Per questo mangiare insieme significa allenarsi a diventare dono”.Come si può sensibilizzare in modo efficace l’opinione pubblica sulle diseguaglianze mondiali create da una distribuzione di risorse che avvantaggia una parte del mondo rispetto ad un’altra?3 – “Chi non è grato non è misericordioso. Chi non è grato non sa prendersi cura e diventa predone e ladro, favorendo le logiche perverse dell’odio e della guerra. Chi non è grato diventa vorace, si abbandona allo spreco, spadroneggia su quanto, in fondo, non è suo ma gli è stato semplicemente offerto. Chi non è grato, può trasformare una terra ricca di risorse, granaio per i popoli, un teatro di guerra, come tristemente continuiamo a constatare in questi mesi. Una guerra che distrugge la terra e limita la distribuzione del cibo. Siamo tutti a rischio di divenire ingrati e rapinatori; ingrati ed ingiusti. E questo rispetto alla creazione, alla società umana e a Dio”.In che modo la semplice nostra azione che portiamo avanti in quanto parrocchia, associazione o movimento, ufficio pastorale può sviluppare una cultura meno violenta, meno guerrafondaia e più aperta alla pace?.

Redazione

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