La morte di Ylenia Caputo poteva essere evitata

La giovane donna ha perso la vita sulla provinciale tra Castello di Annone e Quattordio mentre rientrava a casa in sella alla sua bicicletta

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Elena Giardina, consigliera dell’associazione Fiab Asti

Una vita gentile, spezzata perché aveva scelto di usare la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano, come stile di vita sostenibile per la sua salute personale e per l’ambiente.

Quello che è successo la sera del 3 maggio nella strada che da Castello di Annone porta a Quattordio è una tragedia immensa, perché ad essere uccisa da un’auto è una giovanissima donna, Ylenia Caputo, di appena 33 anni, che stava rientrando a casa in sella alla sua bicicletta.

La strada che stava percorrendo è una provinciale dedicata alla famosissima gara di ciclismo “Monsterrato” lungo la tratta infatti, è possibile vedere i cartelli grandi marroni e blu con l’immagine del ciclista e il nome del comune che viene attraversato.

Inoltre è parte anche della via Fulvia, l’antica strada romana che unisce Torino a Tortona e dalla quale un’unione dei comuni prende nome. É assurdo pensare che Ylenia abbia perso la sua vita a neanche 100 metri da questi cartelli che annunciano una via dedicata al ciclismo, al cicloturismo, ma che in verità non hanno nessun segnale stradale che evidenzi la frequente presenza di persone in bicicletta, non soltanto per scopi sportivi o cicloturistici, ma anche per raggiungere semplicemente il proprio posto di lavoro.

Una strada provinciale in cui non esiste una banchina fuori dalle linee bianche che garantisca sicurezza a chi la percorre con il mezzo gentile della bicicletta o anche a piedi per qualsiasi ragione. Eppure sulle strade provinciali è previsto come da codice della strada il transito delle biciclette e, oggi come non mai, questi mezzi di trasporto devono essere tutelati e protetti da chi queste strade le gestisce.

Una strada molto frequentata in cui l’illuminazione è inesistente. Una strada in cui il limite di velocità è di 70 km/h, ma sovente gli automobilisti fanno sfrecciare il loro mezzo ben oltre questo limite stabilito. Eppure le autorità competenti avrebbero potuto prevenire tale morte. Avrebbero negli anni potuto lavorare per poter salvaguardare la vita delle tantissime persone che usano la bicicletta, e si muovono su quella strada, in questo caso la vita di Ylenia.

Una strada maledetta, perché frequentata anche da centinaia e centinaia di tir che l’attraversano tutti i giorni, che al posto di usare l’autostrada da Felizzano passano così per Quattordio, Castello di Annone, Quarto sino allo svincolo di Asti, senza considerare quanto siano mezzi impattanti e pesanti per un territorio di comuni piccoli e molto vivi. Questo purtroppo rende questa strada sempre più pericolosa, dove non esistono seri controlli delle autorità competenti su tali mezzi pesanti e anche sulle automobili che viaggiano a velocità eccessiva approfittando dei lunghi rettilinei.

Una strada in cui non esistono dissuasori di velocità, pochi autovelox, telecamere funzionanti e soprattutto dove non vi è cartellonistica dedicata a sottolineare la presenza di ciclisti in strada e che richiami l’attenzione degli automobilisti al mantenimento del metro e mezzo di distanza nel superarli. La morte di Ylenia poteva essere evitata, se appunto preventivamente quel tratto di strada fosse stato messo in sicurezza e considerato per tutti gli utenti della strada e non solo per auto e tir.

La morte di Ylenia poteva essere evitata, se chi alla guida di quell’auto avesse mantenuto la velocità indicata e un’alta concentrazione come dovrebbe essere per chi guida qualsiasi mezzo a motore. Ho sempre visto Ylenia pedalare lungo quella strada e tutte le volte che la incontravo nella mia testa pensavo: “Questa donna è fantastica, pedala tutti i giorni”, e così mi chiedevo spesso il perché di questa dedizione, volevo fermarla, parlarle, ma non c’è stata mai opportunità.

Solo in questi giorni ho scoperto che Ylenia utilizzava la bicicletta come stile di vita, che non aveva mai voluto prendere la patente perché credeva nella sua scelta ecologica di spostarsi per andare a lavorare con questo mezzo. Ha utilizzato la bicicletta sin da giovanissima, dai tempi del liceo.

Lavorava come Oss domiciliare, aveva una dedizione per gli altri particolare ed era una persona molto discreta, voleva aiutare tutti e così anche il pianeta, utilizzando tutti i giorni la bicicletta pur sapendo che pedalava su una strada molto trafficata e pericolosa. Ylenia era una donna molto attenta alla sua sicurezza e quella degli altri, indossava sempre il casco e la sua bicicletta era dotata di tutti i sistemi di sicurezza.

L’appello è che la sua morte, come le morti che avvengono ogni giorno di tutte quelle persone che scelgono di usare una bicicletta per spostarsi, non vengano considerate delle semplici fatalità, bensì delle morti evitabili, perché troppo spesso le amministrazioni competenti non lavorano abbastanza per rendere sicure le strade a tutte le categorie dei loro utenti.

A nome delle associazioni di cui faccio parte (Bike Therapy, Fiab Asti, Fiab Monferrato e dell’associazione amica Fiab Alessandria), chiediamo:

  • cartelli che comunichino la presenza di ciclisti
  • salvaguardia della sicurezza delle persone che vivono la strada
  • attenzione e controllo da parte delle autorità competenti
  • riduzione della velocità attraverso degli interventi strutturali

La velocità delle auto uccide e uccide anche la distrazione alla guida, è necessaria un’attenta educazione stradale perché tragedie del genere non devono più accadere. Per questo bisogna pretendere un impegno politico e un rafforzamento delle forze dell’ordine per prevenire e così ridurre i rischi principali come l’eccesso di velocità, la guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di droghe e soprattutto la distrazione dovuta all’uso del cellulare.

Bisogna incrementare gli investimenti e i fondi nelle infrastrutture dedicate ai ciclisti, la legge sulla distanza di sorpasso a 1,5 metri. La velocità, la distrazione e il mancato rispetto delle regole da parte degli automobilisti sono tra le prime cause d’incidente stradale. La bicicletta non è intralcio alla circolazione, ma parte della soluzione a cui occorre dare spazio e sicurezza alle persone.

Con il presente comunicato stampa le associazioni Fiab Asti, Fiab Monferrato, Fiab Alessandria e Bike Therapy, denunciamo anche il silenzio delle istituzioni nei confronti di questa giovane vita persa per omicidio stradale e chiediamo che sia fatta chiarezza e giustizia.

Il legame con Ylenia è di tutti e quello che è accaduto appartiene al presente, ma la sua memoria dovrà appartenere soprattutto al futuro, perché disgrazie del genere non debbano più accadere. Siamo vicini a tutta la famiglia e a tutte le amiche e tutti gli amici di Ylenia che stanno vivendo il dolore immenso della sua perdita.

Elena Giardina

Fondatrice di Bike Therapy, consigliera associazione Fiab Asti – Fiab Monferrato

Anche a nome anche dell’associazione Fiab Alessandria

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