Riceviamo e pubblichiamo la riflessione del consigliere comunale Michele Miravalle.Anche i luoghi hanno una dignità e meritano rispetto.La Casa di riposo di Asti per decenni ha accolto fragilità e sofferenze, era una grande struttura pubblica che non si rassegnava alla “privatizzazione” della sanità. Anni di cattiva gestione, di debiti e di mancati investimenti ne hanno causato la chiusura nel dicembre 2022, in due settimane, con gli ultimi ospiti spostati come pacchi postali e i dipendenti lasciati a casa.Tre tentativi di vendita sono falliti, nessuno progetto o idea concreta all’orizzonte, verrà “lottizzata” e forse qualcuno sta già immaginando operazioni spavalde, in odore di speculazione.Intanto da due anni, il gigante abbandonato resta lì, in agonia.Nessuno ha neanche mai pensato di chiudere le finestre e provare a restituire un po’ dignità a quel luogo.C’è addirittura ancora il cartello con le regole da seguire per il covid e la scritta “citofonare e annunciarsi”.Ora quelle finestre non chiuse hanno i vetri rotti, dalla strada si intravedono gli interni, gli ingressi coperti da erbacce e rifiuti. La sera al piano terra si accende addirittura ancora qualche luce.Perché i curatori fallimentari nominati dal tribunale non hanno provveduto a mettere in sicurezza la struttura e a preservarla dal degrado? E perché il Comune di Asti non ha sollecitato i curatori fallimentari in tal senso, come fa con un qualsiasi privato che non omette la manutenzione degli edifici di sua proprietà?Michele Miravalle, consigliere comunale di Asti
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