ASTI – Il cinema è stato protagonista dell’ultima conviviale del Rotary Club Asti, svoltasi martedì scorso al ristorante “La Fertè”. Non il cinema che vediamo sul grande schermo, ma quello pressoché sconosciuto che viene prima, che parte da un’idea, magari da un fatto storico o da un romanzo, e attraverso mille passaggi, tra arte e tecnologia, giunge fino alle sale di proiezione, dove il pubblico guarda, apprezza o critica, senza pensare a tutto ciò che ha reso possibile quel prodotto.“I segreti del set – Come nasce un film – Dall’idea allo schermo” è stato il titolo della serata, che ha avuto per protagonisti Umberto e Giulio Ferrari, zio e nipote, il primo laureato in storia e critica del cinema all’Università di Torino e grande esperto del settore, il secondo neo laureato alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano con indirizzo film-making.I due relatori hanno un particolare legame con il Rotary astigiano di cui Carlo Ferrari, padre dell’uno e nonno dell’altro, già primario di anestesia e rianimazione all’ospedale di Asti, fu presidente una quarantina d’anni fa.Molto efficace la ricostruzione dell’universo che sta dietro al prodotto finito, che partendo da una trama prende via via corpo attraverso tre fasi ben distinte: la pre-produzione, la produzione vera e propria, la post-produzione. Nella prima un ruolo centrale l’hanno il reclutamento degli attori, l’individuazione della location, la scelta dei costumi.Nella seconda accanto ad attori, regista, fotografi, macchinisti, operatori, truccatori, ecc., risulta sempre più importante il ruolo dell’“animatro-nica”, vale a dire l’animazione elettronica, che ha avuto uno dei primi strepitosi trionfi in “Jurassic Park” nell’ormai lontano 1993. La terza fase è costituita soprattutto dal montaggio, dall’individua-zione e dall’applicazione della colonna sonora e, quando necessario, dal doppiaggio degli attori stranieri. In quell’ultima attività – hanno evidenziato i relatori – l’Italia detiene un vero e proprio primato per la capacità dei suoi tecnici di fare combaciare le parole doppiate con i movimenti labiali.“Un film doppiato anziché sottotitolato – hanno sottolineato i due esperti – è un film che si gusta di più perché consente allo spettatore di apprezzare meglio scenografie, costumi, situazioni, anziché doversi concentrare sulla sottotitolazione”.Al termine della serata il presidente del Rotary, Maurizio Mela, ha omaggiato i relatori con bottiglie di vino astigiano ed il volume sulla storia ultrasettantennale del club astigiano.
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