“È qui la festa? No, non più”: FESTE COMANDATE… CANCELLATE I Ufficiale: dici addio ai giorni in ‘rosso’, lavoratori fregati

Festival del vino

Festa del vino (canva) dentrolanotiziabreak.it

“È qui la festa? No, non più”: feste comandate, ma non più. Ora sono ‘feste cancellate’. Esatto: diciamo addio ad un appuntamento imperdibile. E per molti è inaccettabile solo l’idea di non avere più in ‘rosso’, in calendario, giorni di relax dati per scontati.

Le feste sono da sempre un momento irrinunciabile nel lungo calendario fatto di impegni, scadenze e doveri quotidiani. Non è solo una questione di tradizione o di fede.

I cosiddetti giorni in rosso hanno una funzione pratica, ovvero quella di permetterci di ricaricare le energie, stare con i nostri cari e concederci un po’ di tempo per noi stessi.

Sono veri e propri “polmoni” che interrompono la routine lavorativa e regalano momenti di pausa tanto preziosi quanto necessari.

A volte, però, accade che queste feste comandate vengano cancellate o soppresse, con decisioni che in passato hanno fatto discutere e che ancora oggi suscitano dibattiti.

Ecco perché viene soppressa la festa

Non è questo il caso del 1° novembre, la Festa di Ognissanti, non letteralmente almeno. Una festa che rimane saldamente in calendario e rappresenta una delle ricorrenze più sentite e rispettate. Tuttavia, quest’anno si presenta una particolarità che non farà piacere a molti lavoratori: la festività cade di sabato.

Per chi lavora dal lunedì al venerdì, la conseguenza è semplice: non si tradurrà in un giorno extra di riposo né, soprattutto, in un riconoscimento economico. Infatti, quando una festività coincide con il sabato, non si ha diritto al recupero né a un pagamento aggiuntivo in busta paga. In pratica, si tratta di un giorno “perso”: una festa che non produce effetti né in termini di pausa dal lavoro né di guadagno.

soldi
Soldi  dentrolanotiziabreak.it

E così hai perso un giorno di festa per niente

Questa dinamica è nota e riguarda tutte le festività che si collocano in giorni già non lavorativi. E se da un lato rimane intatta la valenza simbolica e culturale della ricorrenza, dall’altro molti lavoratori percepiscono la cosa come uno “spreco” di festa. Non è raro, infatti, che si speri in ponti o weekend lunghi quando una festività capita a ridosso di giornate lavorative, mentre quando cade di sabato o domenica si avverte quasi come una penalizzazione.

In poche parole, il 1° novembre resta un giorno importante, con le sue tradizioni e i suoi significati, ma sul piano pratico quest’anno non porterà benefici concreti a chi lavora dal lunedì al venerdì. Una festa “a metà”, insomma: da celebrare con rispetto e condivisione, ma senza il sollievo aggiuntivo che molti avrebbero sperato.