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Custodisce in casa per 5 mesi il cadavere della zia: «Non avevo soldi per pagare il funerale» – Dentro la notizia

ASTI –Morire, per cause naturali,e restare per ben cinque mesi nell’appartamento in cui si è vissuto senza che nessuno si accorgesse di nulla.Almeno finché, nei giorni scorsi, non si sono recati presso l’appartamento in questione, sito in un palazzo di via Bonzanigo, carabinieri, agenti della polizia municipale e un ufficiale giudiziario incaricato di consegnare una notifica di sfratto. Sono stati accolti dal nipote della deceduta,la novantenne Luigia Laferrere, che ritirando di buon grado il documento li ha avvisati che in camera da letto avrebbero trovato il corpo, ormai in avanzato stato di decomposizione, dell’anziana zia, deceduta nel gennaio scorso.A differenza di episodi simili, avvenuti in passato in altre zone d’Italia,il nipotenon teneva in casa il corpo della zia per incassarne la pensione – la cui erogazione era stata interrotta poiché la morte dell’anziana era stata regolarmente denunciata nell’inverno scorso, come attestato dal certificato firmato dal medico legale – ma bensì perché, versando in gravi condizioni di indigenza,non aveva denaro sufficiente per pagarle il funerale.Del quale ora si occuperanno i Servizi Cimiteriali del Comune di Asti, mentre i carabinieri non hanno potuto far altro che denunciare l’uomo per occultamento di cadavere.KrogerfeedbackDi“generazione fantasma”– ovvero di persone che vivono al nostro fianco ma di cui nessuno si accorge – parla, con riferimento alla vicenda astigiana e a quella, per certi versi affine, di un anziano torinese deceduto da tre mesi e del quale nessuno aveva notato l’assenza, Barbara Rosina (presidente dell’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte) secondo cui «L’episodio di Asti evidenzia un deficit di informazione tra la popolazione che non consente di sapersi rivolgere nel posto giusto.Sappiamo che molti Comuni, ad esempio, offrono i funerali di povertà per gli indigenti. A supporto di questa particolare fascia d’età, le strutture ed i servizi non mancano. Tuttavia occorre che tutti professionisti impegnati nella cura orientino le persone perché possano usufruire delle risorse a loro disposizione e i loro diritti, di conseguenza, non vengano lesi».

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