Inaugurata al Tribunale di Asti la mostra “Non crederci!” contro la violenza alle donne

Trentesima tappa del percorso itinerante che quest’anno ha coinvolto anche 9107 ragazzi

ASTI – Trentesima tappa per “Non crederci! Se ti tratta male e poi ti dice: non lo farò più…”: la mostra itinerante del Progetto SOS donna è ospitata da oggi e fino a venerdì 15 dicembre nell’atrio del Tribunale di Asti. Partendo dalle bugie degli uomini maltrattanti, “Non crederci!” fornisce dati sulla consistenza del problema e indicazioni per chiedere aiuto (comporre il 112 o 1522, consultare il sito http://www.sos-donna.it) o sottoporsi a piani terapeutici se si è uomini maltrattanti (Programma Umano, Croce Rossa di Asti). Fino a venerdì, sarà anche possibile firmare o lasciare i propri pensieri sulle lenzuola usate dell’ospedale Cardinal Massaia di Asti.

Questa mattina (11 dicembre) l’inaugurazione: presenti il presidente del Tribunale Paolo Rampini, il procuratore della Repubblica Biagio Mazzeo, Piero Baldovino, presidente dell’Associazione Mani Colorate che cura SOS donna e Laura Nosenzo, ideatrice della mostra.

Laura Nosenzo ha detto: “Con Giorgia San Lorenzo abbiamo ideato la mostra, desiderando portarla qui in Tribunale ancora prima di inaugurarla a maggio all’Ospedale Massaia. Due luoghi simboli che raccontano il vissuto di molte vittime di violenza: dal bisogno di trovare cura e protezione in ospedale, al bisogno di giustizia in Tribunale. In mezzo a questi due simboli ci sono stati altri 28 luoghi che hanno ospitato la mostra. In ogni realtà è stato inventato qualcosa in più: per esempio, il Comune di Villafranca ha presentato il progetto della Piazza delle Donne, mentre a Refrancore sono stati invitati gli uomini a leggere alcune poesie di Pablo Neruda in omaggio alle donne. E ancora San Damiano che ha preso alcune frasi scritte sulle lenzuola, le ha stampate su cartoncini, ha aggiunto i numeri di emergenza e ha distribuito i materiali nei negozi. Esempi concreti per sensibilizzare”.

“La mostra dopo 30 tappe – ha aggiunto Nosenzoha permesso ai cittadini di essere molto più consapevoli del fenomeno della violenza sulle donne. I dati riportati (64% delle donne subisce violenza dal partner, il 58,8% è vittima di partner o ex partner, in 63% dei casi lo stupro è commesso dal partner) hanno permesso al cittadino di capire. Ma la mostra ci dice anche che i giovani sono molto attenti. Per esempio a Incisa Scapaccino, dove a giugno è astata uccisa Floriana Floris e a ottobre abbiamo portato la mostra a cui hanno partecipato anche i bimbi delle elementari, che sulle lenzuola hanno scritto frasi toccanti”. Molte scuole hanno ospitato la mostra, così come il Consiglio Regionale.

Il bilancio del Progetto SOS donna 2023

Il questionario “Violenza sulle donne: realtà e luoghi comuni”, proposto ai giovani astigiani dal Progetto SOS donna, è stato compilato da 9107 ragazzi. Il questionario è stato rivolto alle terze classi delle secondarie di primo grado (1874 ragazzi) e a tutte le classi delle secondarie di secondo grado e delle agenzie formative di Asti e provincia (6817). Tra le nuove realtà che hanno aderito all’iniziativa ci sono l’Apro Formazione di Canelli e la Comunità per minori La Bussola di Valfenera (416 ragazzi). Un risultato molto positivo ottenuto grazie alla confermata attenzione e collaborazione dell’Ufficio Scolastico Territoriale, dirigenti scolastici e docenti.

Al 7 dicembre il sito di SOS donna (http://www.sos-donna.it) sono stati registrati 15946 accessi, per 39115 pagine visitate.

 “Mani Colorate ha appoggiato da subito il progetto – ha detto il presidente Baldovinoche riguarda il rispetto della persona in ogni ambito e circostanza. È stata un’esperienza vissuta intensamente in 30 tappe”.

Il presidente del Tribunale Paolo Rampini: “Tutta la forza del messaggio della mostra è contenuto nel suo titolo, ‘Non crederci’. Spesso le donne denunciano violenze e ritrattano, sembra incredibile ma succede. Perché credono a promesse del partner che non saranno mantenute.

La mostra si propone non solo di scuotere le coscienze, ma anche di darci degli strumenti per reagire, perché tante volte non si sa cosa fare, come fare. E poi si rivolge anche agli uomini maltrattanti, che possono sottoporsi a piani terapeutici.  Questo Paese ha bisogno di iniziative belle, ma anche di iniziative utili come questa”.

Infine il procuratore Mazzeo: “La mostra non mette l’accento su prima o durante le violenze, ma sul dopo, sullo pseudo pentimento del partner, su mille scuse e spiegazioni. Normalmente i procedimenti penali per maltrattamenti emergono in un momento acuto, magari quando si va al pronto soccorso per lesioni importanti subite. Spesso però inizia anche un percorso contrario. La maltrattata fa un passo indietro, ci ripensa, ritratta, oppure viene accerchiata da persone che le fanno cambiare idea. La donna si trova sola. Noi abbiamo statistiche che arrivano da denunce, ma non conosciamo l’entità del fenomeno dei maltrattamenti sotterranei, quelli che non emergono. Sta alla società farli emergere: se conosciamo qualcuno vittima di violenza dobbiamo aiutare”.

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