ASTI – E’ spettato a un come sempre vulcanico Vittorio Sgarbi tenere a battesimo, nel pomeriggio di ieri, la neonata Fondazione Asti Musei, ente partecipato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e dall’Amministrazione, cui spetta il compito di gestire e valorizzare il circuito museale astigiano.
Con riferimento tanto ai musei già “messi in rete” (ovvero Domus Romana, Torre Troyana, Museo di Sant’Anastasio, Museo Alfieriano, complesso di San Pietro ed ovviamente Palazzo Mazzetti, che ha ospitato la presentazione) quanto a quelli con cui, pur non avendo ancora formalmente aderito, sono in corso contatti quali ad esempio il Museo Diocesano (per il quale la decisione spetterà al nuovo vescovo, che assumerà l’incarico domenica) e il Museo Paleontologico. Ma guardando con interesse anche ad altre realtà culturali, tanto cittadine (la Fondazione Eugenio Guglielminetti, il Centro studi Alfieriani, la Biblioteca Astense) quanto provinciali (il museo Caccia di Moncalvo, i Comuni di Monastero Bormida per il Castello e di Cisterna per il Museo di Arti e Mestieri).
Con l’obiettivo, enunciato da Mario Sacco nella doppia veste di presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e di presidente della Fondazione Asti Musei: «di creare un sistema culturale integrato». Affidato ad un manager di grande esperienza come Filippo Ghisi, già presidente di “Turismo in Langa” (incarico che manterrà), che, come specificato da Sacco: «ha presentato un progetto che unisce la promozione del territorio e l’ambito economico».
Dopo il saluto del sindaco Rasero, il microfono è passato a Sgarbi che, fedele alla sua fama di mattatore, nel suo lungo intervento ha spaziato tra svariati temi. Sottolineando però, in primo luogo, l’apprezzamento per la nascita della Fondazione: «Dove altrove sono ancora al lavoro per trovare una quadratura del cerchio, voi siete riusciti. Siete un esempio per l’Italia e l’Europa», ha affermato. Rimarcando anche l’affetto per Asti: «A differenza che a Sutri (cittadina del viterbese di cui è sindaco, ndr.), qui mi sento a casa. Asti è una città amica, dalla quale mi attendo al più presto la cittadinanza onoraria» ha affermato tra il serio e il faceto.
Cogliendo l’occasione anche per proporre la sua candidatura alla direzione artistica dell’edizione 2020 di Asti Teatro, a vent’anni da quella precedente («E’ stata quella che ha ottenuto maggior successo – ha affermato – Ora voglio mettermi alla prova, sfidare me stesso a fare meglio. Sgarbi vs Sgarbi»), e offrendo la propria disponibilità a sviluppare una mostra che valorizzi il patrimonio artistico della città. Ad iniziare dai dipinti che oltre 40 anni fa attribuì al pittore barocco Valerio Castello («E poi tutti gli altri critici hanno concordato con me»).
Infine, con riferimento alla mostra di Chagall, ospitata a Palazzo Mazzetti, visitata prima della conferenza, ha sottolineato come «La grande pittura del ‘900 sia senza Dio o astratta. Onore a Chagall, quindi, per aver rappresentato l’uomo e Dio attraverso la Bibbia».