Tutto veniva fatto “in casa”, o meglio in un grande capannone di Alba: macchinari e attrezzature varie producevano della pasta che poi veniva inscatolata e distribuita a ristoranti cinesi in Italia e all’estero. Tutto normale, fin qui.
Lo hanno scoperto i Nas che, dopo varie segnalazioni, sono intervenuti nello stabilimento albese trovandosi davanti a una scena raccapricciante. «Ci ha colpito lo stato di conservazione degli alimenti – ha rivelato a Dentro la Notizia il Colonnello Carillo – basti pensare che nei locali scorrazzavano topi ovunque, e i loro escrementi erano persino dentro gli scatoloni. Neanche noi ci aspettavamo questa situazione, che si è rivelata veramente insolita e molto grave». Il capannone era gestito da un uomo cinese, denunciato per detenzione di alimenti in cattive condizioni. I militari hanno dunque sequestrato gli scatoloni con la pasta pronta a essere venduta, oltre ai macchinari destinati alla produzione della stessa. «Come se non bastasse – ha aggiunto il Comandante del Nas – l’abbigliamento del personale era totalmente non idoneo, e abbiamo anche rilevato la mancata applicazione delle procedure di autocontrollo. Ma ora non esiste più niente». Già, perché l’attività, del valore di circa 2 milioni di euro, è stata immediatamente cessata. Nei giorni precedenti, con decreto penale, il gestore cinese, legale rappresentante del pastificio, è stato condannato dal Tribunale di Asti al pagamento di una multa di 5 mila euro.