Stalli blu in piazza Campo del Palio
A prendere per primo la parola è stato il consigliere comunale Mario Malandrone: “Sulla questione degli stalli blu in piazza Campo del Palio, Ambiente Asti aveva presentato un’interrogazione poi diventata mozione. Intanto si aprono due scenari: il primo è come utilizzare gli utili di Asp e il secondo riguarda la mobilità in città, cercando alternative all’utilizzo dell’auto che in realtà al momento non ci sono”.
Mobilità
Sul tema della mobilità, il giovane Lorenzo Damasio ha spiegato il progetto “della città dei 15 minuti”. “Asti è una città piccola, per cui si presta bene al progetto. In pratica, chi si trova all’interno del concentrico cittadino, in un tempo relativamente breve dovrebbe poter raggiungere qualsiasi punto della città in cui ci sono servizi quali l’ospedale, negozi, uffici etc. A piedi quando la distanza è minima, oppure con i mezzi pubblici o con mobilità sostenibile alternativa: auto in condivisione, noleggio di bici, monopattini. Per fare questo però serve naturalmente una base di servizi che siano disponibili per chi abita ad Asti, nelle frazioni e anche nei comuni limitrofi della provincia. Sono 4 i punti che secondo noi sarebbero necessari per dare atto al progetto: innanzitutto un sistema di trasporto pubblico efficiente, bus con passaggi frequenti. Un’altra cosa interessante sarebbe la possibilità di legare il pagamento dell’abbonamento autobus con le ferrovie, o la creazione di parcheggi a corona o scambiatori per chi invece arriva da comuni limitrofi o dalla periferia della città, in modo da posteggiare la macchina e prendere un mezzo pubblico. Terzo punto è legato al servizio ferroviario che dovrebbe coprire anche verso la direttrice Chivasso e del sud Astigiano, riattivando la ferrovia sospesa. Ultimo punto è la mobilità sostenibile più prettamente cittadina: noleggio bici, monopattini elettrici, mobilità condivisa. Pensiamo che tutto questo sia importante e utile per ridurre l’inquinamento atmosferico, per avere una città meno congestionata e più vivibile e per renderla più attrattiva per famiglie e per chi si vuole trasferire ad Asti”.
Patti tra Amministrazione e cittadini
Cristina Fasolis è poi intervenuta sul tema della necessità di adottare anche ad Asti un regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni. “Un atto normativo già presente in Italia in 270 comuni. Adottato anche dall’Unione dei Comuni, da città metropolitane come Milano, da regioni come Lazio e Toscana perché è uno strumento elastico e adattabile a varie situazioni. Nasce sul principio di sussidiarietà presente nella Costituzione. Prevede il coinvolgimento di tutti i cittadini, che in collaborazione e sullo stesso piano della pubblica amministrazione, collaborano e coprogettano per prendersi cura di qualche bene materiale o immateriale della città”.
Beni comuni e Università
Francesco Scalfari ha aggiunto: “A fronte di una città che è obiettivamente in estrema difficoltà sotto tutti i punti di vista, sembra non ci sia la capacità o la volontà di avviare procedure chiaramente nuove innovative che possano affrontare queste problematiche. Il tema dei beni comuni, della coprogettazione, della compartecipazione e della corresponsabilità sarebbe una strada, tra le altre già sperimentata in 270 comuni , ma sembra che la nostra città non sia proprio in grado di intraprenderla, continuando invece a basarsi su logiche quanto meno tradizionali”. Sul tema dell’Università ha inoltre detto: “Sicuramente la struttura universitaria funziona, ma il punto è che non vengono messe in gioco tutte le intelligenze e potenzialità del territorio”.
Energia
A seguire l’intervento di Lorenzo Maschio: “Se fino a qualche anno fa il tema dell’energia sembrava quasi una tematica sottovalutata, adesso è diventata una questione strettamente economica in cui chi era partito per tempo e ha investito ha oggi un impatto minore di costi. E ci troviamo adesso in una situazione in cui nei prossimi anni sarà difficile investire. C’è un ampio spettro di energia rinnovabili, ma ci sono anche le comunità energetiche in cui collettivamente si produce energia e collettivamente si consuma quest’energia, risparmiando. Quello che mi sento di dire è che non funziona tanto inseguire i bandi (Pnrr etc) per prendere soldi, perché poi l’impatto sulla città è molto piccolo. Occorre innanzitutto avere idea di quello che sarà la città tra 5 o 20 anni, quale deve essere lo stile di vita dei cittadini, quale dev’essere l’economia… e poi perseguire progetti che vanno in quella direzione. Solo in questo modo si può avere un cambiamento vero”.