ASTI – L’assessore regionale Icardi ha annunciato una rivoluzione nell’ambito delle prenotazioni attraverso il CUP regionale, escludendo tutte le visite e le prestazioni per i pazienti cronici, che rappresentano il 60% delle attuali prescrizioni in classe P.
Una misura che concorrerebbe ad abbattere le liste d’attesa in regime pubblico (Servizio Sanitario Nazionale). Non la pensa così il PD di Asti: “È il classico specchietto per le allodole con cui il presidente Cirio e la sua giunta di centrodestra, a qualche mese dalle elezioni, proclamano l’ennesima misura di abbattimento delle liste d’attesa in regime pubblico. La tempistica dell’annuncio lascia fondati dubbi che si tratti di un’operazione squisitamente elettorale. Qualche tempo fa la Regione aveva dichiarato l’intenzione di investire 25 milioni di euro per ridurre le liste di attesa nelle cure mediche programmate e per il potenziamento delle agende relative alle prenotazioni tra gennaio e aprile.
Ora si cambia quasi tutto: le prenotazioni delle prestazioni programmate per i pazienti cronici saranno gestite direttamente dagli ospedali e ambulatori, a partire dal prericovero fino al post-operatorio e follow up, escludendole dal CUP regionale”.
Il PD ricorda che “è stato lo stesso assessore Icardi a spiegare che l’unificazione a livello regionale dei Centri Unici di Prenotazione aveva lo scopo di abbattere i tempi di attesa perché si dava la possibilità al cittadino di andare anche altrove, in un’altra struttura ospedaliera a fare una visita o ad eseguire un esame specialistico.
Un risultato certamente ottenuto con il CUP regionale sono stati ‘i pendolari’ della sanità, cioè pazienti spesso anziani che, armati di santa pazienza, dopo aver atteso ore per riuscire a parlare con un operatore che forse di Asti conosceva solo lo spumante venivano dirottati nei luoghi più disparati, in ospedali piemontesi dislocati a molte decine (se non a centinaia) di chilometri per fare un’ecografia. Questa possibilità consentiva di ottenere il primo appuntamento utile, comunque con un tempo di attesa di qualche mese.
Forse finalmente è giunto all’orecchio della giunta Cirio che, come sostengono anche da tempo gli stessi operatori medici, mandare un paziente ad eseguire un esame clinico o una prima visita in un’altra struttura ospedaliera diversa da quella in cui risiede può determinare, in caso di diagnosi di malattia, una difficoltà dell’utente stesso ad entrare nei circuiti di cura del proprio ospedale o come minimo di vedere garantite tempestivamente le cure necessarie”.
Il PD aggiunge: “E’ lecito, ora, interrogarsi su quale sarà in concreto il risultato di questa nuova ‘rivoluzione’ targata Icardi per i tanti pazienti astigiani che stanno per prenotare o che prenoteranno le visite di cui necessitano.
Perché non basta spostare le richieste di prescrizioni programmate dalla lista del CUP a quella che la regione vorrebbe far gestire dagli stessi operatori sanitari per ridurre i tempi di attesa. Sarebbe indispensabile prima assumere nuovi medici per smaltire le visite e gli esami strumentali, senza dimenticare che dal 31 dicembre 2023 ai camici bianchi delle aziende sanitarie non è stato più proposto il pagamento di ore extra da dedicare all’abbattimento delle liste d’attesa”.
“Il vero rischio è che, se non si procederà ad assumere medici e personale dedicato alla gestione delle attuali 21000 circa visite programmate, tutto ricada sugli attuali operatori sanitari, mentre il cittadino continuerà ad aspettare forse un tempo illimitato per fare un’ecografia”, conclude il Pd astigiano.