Bulli & grulli

Il mondo dei social, sempre attento e vigile quando si tratta di commentare “a caldo” vicende che ne destano l’interesse e/o l’indignazione, ha recentemente sommerso di critiche e contumelie il giornalista, scrittore e autore televisivo Michele Serra. Con la sostanziale differenza, rispetto a precedenti episodi non dissimili, che questa volta le accuse di snobismo sembrano avere una loro fondatezza.

Tutto ha avuto inizio quando Serra, nella sua rubrica “L’Amaca” di Repubblica, ha commentato l’ormai celebre episodio di bullismo accaduto in un istituto professionale di Lucca. Affermando, in buona sostanza, che il bullismo trova maggior sfogo appunto nelle scuole professionali rispetto ai licei, poiché le prime (cito l’articolo di Serra) sarebbero frequentate da “ragazzini tracotanti e imbarazzanti che fanno la voce grossa con i professori per imitazione di padri e madri ignoranti, aggressivi, impreparati alla vita”.

Una tesi estremamente classista che, dopo l’ondata di critiche, l’intellettuale ha cercato di smorzare mediante una lunga esegesi del (proprio) pensiero. Ricorrendo all’abusato concetto di “sono stato fraiteso”, ha messo in un unico calderone don Lorenzo Milani (la “scuola di classe”) e le conseguenze sociali di cattiva tv e pessimo cibo, richiamando anche Gramsci.

Un ampio volo pindarico che, comunque, non contribuisce a rendere meno labile la connessione di tutto ciò con aggressività e bullismo. Che in realtà, come ogni fenomeno sociale, non conosce barriere di ceto o formazione. La mancanza di cultura, per impossibilità di accesso alla medesima o carenza di interesse, non tramuta necessariamente in bulli. Così come, all’opposto, avere accesso alle migliori scuole non garantisce il formare stimati intellettuali o anche solo persone a modo.

E la tesi secondo cui la borghesia, in pieno 2018, ancora “usa” la disparità sociale per tenere sotto scacco la plebe e impedirne l’accesso “alle scuole alte” (come le avrebbe definite mio nonno, semplice manovale) è semplicemente ed incontrovertibilmente ridicola.

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