ASTI – E’ bastato un post, pubblicato sul profilo Facebook personale del sindaco Rasero e corredato da tre “selfie” sorridenti scattati lo scorso fine settimana in occasione del “gay pride” svoltosi ad Alba, per scatenare un vero e proprio putiferio web in merito all’eventualità, ipotizzata dallo stesso Primo Cittadino nel testo del post, che la Città possa ospitare una delle prossime edizioni del “gay pride”.
Da chi si chiede polemicamente se “In Giunta sono tutti gay” a chi sottintende un’inesistente correlazione tra omosessualità e pedofilia, ai molti che invitano Rasero a “rispettare la coalizione con cui è stato eletto”, quasi che l’avere idee di centrodestra sia incompatibile con determinati orientamenti sessuali.
Non sono mancati, poi, i molti che hanno richiamato la Giunta a investire denaro per tenere pulita la città, anziché organizzare queste manifestazioni. Evidentemente ignorando che, nel caso Asti ospitasse in futuro un “pride”, il costo per la collettività sarebbe pressoché inesistente, poiché il patrocinio non comporta di fatto alcuna spesa per le casse pubbliche.
Senza dimenticare, all’opposto, l’indotto economico che l’afflusso di migliaia di persone può generare per le attività commerciali cittadine.