ASTI – È stato un incontro molto partecipato quello che si è tenuto pochi giorni fa nel Salone Consiliare della Provincia. Il tema centrale è stato “Lo sviluppo territoriale della Provincia di Asti: ambiti di intervento e opportunità dal PNRR“.
Un momento di condivisione voluto dalla Provincia di Asti per evidenziare le grandi opportunità offerte dal PNRR per il Piemonte e l’Astigiano attraverso le voci competenti dei vari relatori che si sono succeduti nelle quattro sessioni dell’evento.
Opportunità che potranno essere colte solo grazie ad una strategia comune tra i vari enti del territorio. E in questo ambito la Provincia di Asti non è più solo “ente di mezzo” ma vera e propria “Casa dei Comuni“, chiamata a offrire un raccordo tra la pianificazione regionale e quella comunale a garanzia di una partecipazione attiva, integrata e coordinata dei vari attori del territorio, per meglio veicolare e investire il flusso di finanziamenti in arrivo dall’Europa.
La condivisione come modello di successo
“Condivisione” è stata di gran lunga la parola più utilizzata nel corso dell’incontro.
Il concetto è stato introdotto nei saluti iniziali dal presidente della Provincia di Asti, Paolo Lanfranco, che ha rivendicato con forza il ruolo delle Province quali motore di sviluppo territoriale nonostante i tagli e le difficoltà portate dalla Legge Delrio, che si auspica vengo presto e definitivamente superata con un nuovo provvedimento di revisione.
L’importanza degli enti di area vasta è stata sottolineata anche da Fabio Carosso, vicepresidente della Regione Piemonte, il quale ha ricordato l’importanza di cogliere l’opportunità di investire nelle infrastrutture attingendo dai fondi del PNRR.
Lo scopo deve essere quello di rendere grande il Piemonte e per farlo, come precisato nel successivo intervento da Matteo Marnati (Assessore regionale del Piemonte all’Ambiente, Energia, Innovazione), i Comuni devono focalizzarsi su obiettivi fattibili, attuali, utili, finalizzati ai servizi ed al risparmio.
Il convegno
Su queste basi ha preso avvio la prima sessione del convegno con l’intervento dell’ing. Stefania Crotta (Direttore Ambiente, Energia e Territorio della Regione Piemonte), dedicato ad un attento approfondimento sull’impegno operativo della Regione Piemonte per lo sviluppo territoriale e le opportunità offerte dal PNRR, che prevede una dotazione complessiva di 191,5 miliardi di euro e di questi il 30% sono sulla Missione 2 dedicata alla transizione ecologica.
Uno sviluppo che per essere sostenibile deve passare attraverso la produzione di idrogeno verde quale fonte di energia green per il trasporto pubblico e l’individuazione di aree dismesse per la realizzazione delle cosiddette “Hydrogen Valleys“.
Altro obiettivo, chiarito da Crotta, è quello di sostenere le comunità energetiche per i Comuni sotto i 5000 abitanti e l’autoconsumo collettivo (attraverso l’utilizzo di impianti fotovoltaici).
La materia è molto articolata e per questo la Regione Piemonte, come spiegato da Paola Casagrande (Direttore Generale Turismo, Cultura e Sport della Regione Piemonte), ha dedicato sul proprio sito istituzionale una specifica sezione (Bandi Piemonte – https://bandi.regione.piemonte.it/) dove sono raccolti tutti i bandi aperti.
Casagrande ha invitato i Comuni a segnalare alle imprese le opportunità del PNRR visto che, ad oggi, sono ancora relativamente poche le richieste presentate rispetto ad altre realtà regionali.
In seguito Luca Quagliotti (Segretario CGIL Asti) ha analizzato i danni causati dalla pandemia e le prospettive di sviluppo legate alla digitalizzazione del territorio, segnalando il timore che le piccole realtà locali possano essere penalizzate (un esempio portato in sala è quello della banda larga) per logiche di profitto da parte delle aziende che offrono il servizio, con evidente aggravamento del divario digitale già esistente.
Successivamente ha preso la parola Angelo Marengo (Dirigente del Servizio Ambiente della Provincia di Asti) il quale ha dettagliato il percorso intrapreso dalla Provincia di Asti, un ente definito “in evoluzione”, per rafforzare la propria identità e ruolo, superando da un lato la logica “abolizionista” della succitata Legge “Delrio” nonchè affermandosi quale ente di area vasta per le funzioni proprie (si pensi alla manutenzione delle strade, l’edilizia scolastica e la tutela dell’ambiente), offrendo al contempo attività di coaching e supporto per affermarsi quale “Casa dei Comuni“.
La necessità di una strategia comune a livello provinciale è stata più volte rimarcata da Marengo ed il PNRR offre un’occasione in tal senso, chiamando tutto il territorio a collaborare per una progettazione di area vasta che offra qualità ai progetti proposti, maggiori probabilità di ricevere finanziamenti ed un reale valore aggiunto dei fondi che saranno destinati al nostro territorio.
Come si rafforza la sinergia tra enti, istituzioni, associazioni e cittadini? Innanzitutto, sempre secondo Marengo, con un atteggiamento collaborativo, volto ad individuare insieme gli obiettivi e le strategie da attuare per beneficiare effettivamente delle risorse del PNRR.
L’alternativa, tutt’altro che auspicabile, è quella di perdersi in campanilismi e condannare l’Astigiano alla marginalità.
Un esempio concreto di fare squadra la Provincia di Asti l’ha già messo in campo con “GreAT“, percorso di pianificazione e progettazione territoriale finalizzato alla redazione di un piano di sviluppo continuo e monitorato del territorio, argomento poi ripreso dall’architetto Tovo.
L’architetto Elio Morino ha poi analizzato il ruolo “pilota” della Provincia di Asti nell’ambito della strategia regionale, ossia la sperimentazione che la Regione Piemonte ha riconosciuto in via specifica all’ente (e alla Città Metropolitana di Torino) per testare l’assistenza nel PNRR e che si basa sulla collaborazione e co-progettazione stretta tra i vari attori coinvolti secondo un modello “io vinco-tu vinci”, su un elenco di attività condivise, nell’ambito dell’aggiornamento del PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) della Provincia di Asti.
I vantaggi sono, per la Provincia, quello di ricoprire un ruolo più strategico nello sviluppo territoriale (ad esempio come regia di finanziamenti) e per la Regione un modello replicabile da esportare ad altri territori provinciali.
Provincia e Regione condividono, inoltre, il vantaggio di raccogliere esperienze sul campo e buone prassi per proposte praticabili in una logica di revisione organica della LR 56/57, il tutto da realizzarsi entro la fine dell’anno con l’adozione di un preliminare del PTCP.
Ritornando a “GreAT” (G come Green, R come resiliente, E come energetica, AT come Provincia di Asti), come spiegato in seguito dall’architetto Elisabetta Tovo, non rappresenta un piano strategico visto che le strategie sono state elaborate da tempo, più precisamente con l’adozione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il 25 settembre 2015.
Compito della Provincia è quello di calare nel concreto le strategie elaborate ai livelli istituzionali superiori, con una chiara e condivisa vision del territorio.
A questo serve GreAT: individuare i progetti innovativi rilevanti e promuovere azioni con effetto leva sulle amministrazioni comunali che, da sole, non sarebbero in grado di realizzarle.
Sono in particolare due le tematiche su cui il gruppo tecnico di GreAT, in un primo piano stralcio, sta puntando: la mobilità sostenibile e l’impiego dell’idrogeno come vettore energetico.
Di mobilità sostenibile ha parlato anche Giovanni Currado (architetto), indicando nella messa in esercizio – nel 2012 – del Servizio Ferroviario Metropolitano e del Servizio Ferroviario Regionale il momento in cui, di rimando, si è verificato un isolamento di Asti ed Alessandria verso la Lombardia e l’Emilia Romagna con la sospensione di tratte ferroviarie locali.
L’obiettivo dovrebbe essere quello d’invertire la tendenza, puntando sulla riapertura delle linee sospese, la creazione di nuove fermate urbane e centri d’interscampio, il coordinamento TPL Treno + Autobus, una tariffazione integrata e collegamenti efficienti del Monferrato con le aree metropolitane di Torino, Milano e Genova grazie all’utilizzo di treni alimentati ad idrogeno verde.
L’idrogeno verde come fonte di combustile è stato al centro dell’intervento anche di Massimo Bartocci, ingegnere esperto di energia.
Secondo Bartucci l’idrogeno verde, se prodotto per elettrolisi dell’acqua ed utilizzando solo energia rinnovabili, risulta al 100% privo di emissioni clima alteranti.
Per soddisfare il fabbisogno di una linea ferroviaria con treni alimentati ad idrogeno servirebbe una quantità di almeno 400 tonnellate / anno (con consumo costante di 33 tonnellate / mese).
Le fonti di generazione potrebbe essere edifici industriali dimessi (sui quali installare impianti fotovoltaici), terreni non edificati e/o cave dismesse (installando fotovoltaico a terra), l’eventuale collegamento con impianti FV domestici da inserire nella logica di Energy Community nonchè l’individuazione di altre forme di fonti rinnovabili potenzialmente presenti sul territorio con l’obiettivo di compensare l’intermittenza fotovoltaica (giorno e notte) e la stagionalità con la produzione di energia con profili complementari.
In merito ai costi, Bartocci ha precisato che per produrre un kilogrammo di idrogeno servono circa 5 euro. Se confrontato con metano e gasolio, il prezzo risulta inferiore al gasolio e circa il triplo rispetto al metano ma va sottolineato che sulle due fonti succitate gravano imposizioni fiscali del 20% e 55%. In più, in uno scenario di crisi energetica come quello attuale, l’ago della bilancia pende decisamente verso l’idrogeno con un prezzo che risulta di circa il 25% inferiore a quello del gasolio e del 20% superiore al metano.
Grazie alla piattaforma Ardì della Provincia di Asti (che mira a censire le aree dismesse ed inutilizzate del territorio per un loro recupero funzionale) è già stato individuato un sito oggetto di analisi di fattibilità tecnico/amministrativa, nell’area tra Piano Molini d’Isola e San Marzanotto.
Nell’ultima tranche di interventi, Albina Ambrogio (Confini | Sustainability Lab) ha annunciato una nuova iniziativa della Provincia di Asti: un Osservatorio sui bandi, ad uso esclusivo dei Comuni, per facilitare l’accesso alle opportunità fornite da PNRR, bandi pubblici nazionali, Programmazione Europea e bandi privati nazionali (ossia quello di fondazioni, consorzi, ecc.) così da rafforzare la capacità di convogliare sul territorio le linee di finanziamento e cogliere opportunità che altrimenti andrebbero perdute.
Ogni quindici giorni sarà inviata ai Comuni una newsletter con un box di sintesi delle principali caratteristiche del bando, link a schede sintetiche di lettura e un link diretto a documenti e bando ufficiale.
Giulia Melis (Links Foundation) ha invece parlato delle modalità e i tempi di coinvolgimento dei Comuni e degli stakeholder, sottolineando l’importanza di attivare processi partecipativi (più duraturi rispetto ad imposizioni dall’esterno).
Per farlo, Links Foundation procederà con una prima fase di consultazione per mettere in evidenza i problemi ed avviare così una riflessione collettiva, atta a formulare soluzioni fondate e coerenti con il contesto, valorizzando un modello deliberativo basato su una discussione inclusiva (delle categorie coinvolte), informata e strutturata.
E’ stata definita anche una timeline che prevede, nel mese di giugno, i primi incontri di consultazione sulla definizione dei nuovi AIT (Ambiti di integrazione territoriale) per poi procedere con l’invio di un questionario, avviare focus group territoriali, intervistare gli attori privilegiati ed arrivare pronti ad identificare, a dicembre 2022, le criticità ed i bisogni del territorio, le possibili traiettorie di sviluppo e le progettualità.
La conclusione dei lavori è stata affidata ad Andrea Gamba (Consigliere della Provincia di Asti con deleghe ad Ambiente e PNRR) il quale ha parlato di un “progetto concreto di comunità” portato avanti dall’ente provinciale.
Per far sì che la Provincia diventi la “Casa dei Comuni“, riprendendo il concetto espresso da Angelo Marengo, è necessario procedere alla sottoscrizione di un Patto di Comunità utile a coordinare le attività di pianificazione, progettazione, informazione e condivisione sul territorio, coinvolgendo enti, istituzioni, associazioni locali ed altri soggetti interessati.
Le fasi attuative del Patto passeranno attraverso la pianificazione, e qui rientrano in gioco il piano stralcio del progetto GreAT ed i finanziamenti garantiti dal Piano Strategico completo.
Il messaggio di Gamba è molto chiaro: per intercettare le risorse è necessario fare rete ed affidarsi alla competenza di una struttura tecnica ben rodata, capace anche di prevedere le necessità del territorio in chiave di risorsa (chiaro il riferimento alla piattaforma Ardì, sviluppata dalla Provincia di Asti ancor prima che la Regione Piemonte manifestasse il proprio interessamento a censire le aree dismesse del territorio).