ASTI – Ad ormai un paio di settimane dallo svolgimento della finale, il Palio 2018 fa ancora discutere. Anche e soprattutto il mondo politico locale. Tanto per le precisazioni dei consiglieri Motta e Rovera in merito alle affermazioni del sindaco (clicca qui per leggere l’articolo), quanto per la decisione di destinare un’ampia porzione dei giardini pubblici attigui piazza Alfieri ai box e all’area di sgambatura dei cavalli.
Scelta che ha generato tre distinte interpellanze, presentate rispettivamente dal consigliere Beppe Rovera (Ambiente Asti), dai colleghi di “Uniti si può” Giuseppe Passarino e Michele Anselmo e dai consiglieri M5S Massimo Cerruti, Davide Giargia, Giorgio Spata e Martina Veneto. Tutte le interpellanze vertono, in particolare, sulle condizioni del manto erboso calpestato che, inevitabilmente, in seguito al passaggio degli zoccoli dei cavalli presenta ora ampie zone brulle testimoniate dalle immagini scattare dai consiglieri pentastellati nel corso di un sopralluogo presso il parco.
Ma, al di là dell’aspetto meramente estetico, i consiglieri di minoranza interpellano sindaco e giunta anche in merito all’ammontare dei costi necessari per ripristinare il manto erboso e se vi siano stati danni al sistema d’irrigazione installato nell’area verde. Infine i consiglieri di minoranza chiedono se siano state firmate, e da chi, esplicite autorizzazioni per l’utilizzo delle aree erbose. Contestazioni cui l’amministrazione, per bocca dello stesso sindaco Rasero, ha replicato sostenendo che verrà seminata della nuova erba «che sarà migliore della precedente» e sottolineando come, domenica scorsa anche gli avventori delle Sagre non si siano posti particolari problemi nel calpestare il manto erboso.
Pronta, e durissima, la controreplica dei pentastellati: «paragonare l’impatto degli zoccoli sotto il peso di un cavallo per tre giorni alle persone che semplicemente si appoggiano o si distendono su una coperta per pochi minuti durante il Festival delle Sagre è veramente pretestuoso e offensivo per l’intelligenza di quei pochi che lo stanno ancora ad ascoltare».