MONASTERO BORMIDA – Dopo la super partecipata inaugurazione – a cui ha presenziato tra l’altro il neoeletto consigliere regionale Fabio Carosso, poi nominato assessore e vice-presidente della Regione – un numeroso pubblico di appassionati d’arte ha già visitato in questi ultimi fine settimana la grande mostra che il Comune di Monastero Bormida e l’Associazione Museo del Monastero hanno dedicato a Pietro Morando, allestita nei suggestivi ambienti espositivi dell’ultimo piano del castello medioevale. L’allestimento, recentemente riorganizzato grazie ai fondi del GAL e della Compagnia di San Paolo, valorizza al massimo la selezione di oltre 100 opere dell’artista alessandrino, che documentano, in una selezione antologica molto completa, tutto il suo percorso, dagli inizi più accademici alle suggestioni divisioniste, alla brevissima fase futurista, passando per le tele in cui l’influenza di Carrà, Casorati e Arturo Martini si manifesta con maggiore evidenza. Influenzato dal “primitivismo neogiottesco” di Carrà, nella seconda metà degli anni ’20, Morando elabora l’icona più caratteristica della sua pittura, la figura del viandante, intrisa di pauperismo francescano e avvolta da un intenso afflato spirituale che si rivela anche nella sua pittura sacra, nelle sue cene del Signore, nelle sue tavole di viandanti e nelle sue mistiche Annunciazioni ispirate al Beato Angelico.
È documentata anche la fase del suo “primitivismo agreste”, fortemente radicata nella sua terra d’origine, con le famiglie contadine ritratte nella quiete idilliaca delle pause di lavoro e i mercati monferrini del bestiame e, in seguito, i possenti e dolenti contadini al lavoro, dipinti con toni pessimistici dopo la virata espressionistica che, a partire dalla seconda metà degli anni ’30 fino agli anni del dopoguerra, lo ha portato a deformare e a ingigantire le forme. In catalogo – curato da Franco Fabiano e dotato di un ricco apparato critico e di una completa bibliografia morandiana – sono anche documentati i disegni preparatori per le opere murali realizzate nella Casa del mutilato e nella Casa Littoria di Alessandria. Infine sono esposti numerosi esempi della sua pittura del secondo dopoguerra, periodo in cui, insieme alla riproposta di temi già trattati in precedenza, caratterizzati però da un’ulteriore semplificazione e schematizzazione geometrica delle figure. Due importanti saggi dei curatori Rino Tacchella e Mauro Galli consentono di inquadrare le opere se non in una rigorosa sequenza cronologica (impresa impossibile per un autore che non datava quasi mai i suoi quadri e che spesso riprendeva gli stessi temi anche a distanza di decenni), almeno nell’ambito delle correnti artistiche con cui si confrontò e a cui attinse spunti rielaborati poi in soluzioni originali e innovative. La mostra è finanziata dalla Fondazione CRT (che con il bando “Esponente” ha creduto fin dai primi anni alla “scommessa” delle mostre al castello di Monastero Bormida), dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, dal Consiglio Regionale del Piemonte. La mostra sarà aperta fino all’11 agosto il sabato dalle 16 alle 20 e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20, oltre a visite per gruppi durante la settimana, da prenotare alle mail: info@comunemonastero.at.it e museodelmonastero@gmail.com.