ROMA – Ieri, i dipendenti della “Pernigotti”, la storica azienda di cioccolatini piemontese, hanno manifestato davanti al Ministero dello Sviluppo Economico. In mattinata, dopo l’incontro con i sindacati volto a scongiurare la chiusura dello stabilimento di Novi Ligure (AL), il ministro Di Maio ha detto alle telecamere del TG1: «Non c’è cessazione senza reindustrializzazione. Lo stabilimento deve restare aperto. Insieme al presidente del Consiglio dei Ministri, incontrerò i vertici della proprietà turca». Il gruppo Toksoz è la multinazionale che martedì scorso ha deciso di chiudere i cancelli dello stabilimento e portare fuori Italia la produzione, mettendo in cassa integrazione i 150 dipendenti della fabbrica.
«Nel caso della Pernigotti non ci troviamo davanti ad un gruppo imprenditoriale, ma a un gruppo di “prenditori” – ha affermato l’altro ieri nell’Aula di Montecitorio il capogruppo di LeU, Federico Fornaro – che sta cercando di prendere il meglio dalla produzione del territorio e portarsi via il marchio fondato nel 1860. L’esternalizzazione, la terziarizzazione è fumo negli occhi e non salvaguarda il rapporto con il territorio, che in questo caso vede la Pernigotti attiva da più di un secolo». Secondo Fornaro, è importante che la cassa integrazione venga erogata non per chiusura dell’azienda ma per ristrutturazione, e ha affermato che LeU è disponibile a lavorare su una legge per la salvaguardia del made in Italy e soprattutto della dignità dei lavoratori. «Nei giorni scorsi – ha concluso Fornaro – mi sono recato allo stabilimento di Novi Ligure ed è stata una grande lezione di dignità. Dobbiamo fare di tutto per dare una risposta che sia all’altezza di quella lezione».