Nuova indagine della Cgil sulla salute dei lavoratori di Poste Italiane

Un questionario sarà somministrato al personale degli uffici territoriali dell’azienda, per conoscere le reali condizioni lavorative e far emergere le eventuali malattie professionali

ASTI – L’attività dei lavoratori di Poste Italiane ha subito negli ultimi anni radicali cambiamenti che potrebbero aver determinato nuovi rischi per la salute. Da qui parte l’indagine condotta da SLC e INCA CGIL per conoscere le reali condizioni di lavoro di questo settore. Negli uffici territoriali di Poste sarà dunque distribuito – tra maggio e giugno – un questionario sullo stress da lavoro correlato  che dovrà essere debitamente compilato dal personale.

Il tutto è stato spiegato questa mattina 6 maggio alla Camera del Lavoro di Asti in una conferenza stampa in cui hanno preso la parola Giorgia Perrone, segreteria provinciale SLC CGIL, Alessandro Berruti, direttore del patronato Inca di Asti, e Patrizia Bortolin,  RSU SLC CGIL.

Giorgia Perrone ha spiegato: “Si tratta di un nuovo ciclo di somministrazione di questionari creati dalla Fondazione Di  Vittorio e dall’Inca nazionale della Cgil, che di fatto prosegue il lavoro iniziato nel 2019 di rilevazione di stress da lavoro correlato e di eventuali altre malattie professionali. Da quella prima indagine, conclusasi nel 2020 e rivolta essenzialmente al settore commerciale delle Poste, erano emerse situazioni particolari. Erano stati somministrati in tutta Italia 1.098 questionari a direttori di uffici postali e a consulenti di sala e filiale. Dai dati era emerso che l’82,4% degli intervistati aveva subito pressioni commerciali, e il 47,2% aveva subito violenze verbali. Dodici persone avevano subito persino violenze fisiche”.

Il percorso di indagine è poi stato interrotto dal Covid, ma ora può riprendere con la somministrazione di nuovi questionari, simili ai precedenti ma con in più una parte legata alla Pandemia. I questionari sono divisi in 5 parti: la storia lavorativa della persona, ambiente di lavoro e dispositivi di protezione individuale, sintomatologia attuale, sorveglianza sanitaria salute e sicurezza, condizioni di lavoro.

I dati saranno elaborati da Fondazione Di Vittorio per quanto riguarda la parte più sociologica-lavorativa, e dai medici dell’Inca nazionale per la parte più medicale.

Questa volta il questionario sarà proposto a personale sia del recapito sia dei mercati privati, vale a dire chi lavora negli uffici postali. Sarà proposto a persone che sono sia a contratto determinato che indeterminato, sia full time sia part time. La platea è dunque molto più ampia della precedente.

Giorgia ha aggiunto: “L’intento è far emergere le malattie professionali, affinché sia riconosciuta la tutela Inail anche ai lavoratori e alle lavoratrici di questo settore. Il questionario consentirà al sindacato SLC di rafforzare la contrattazione collettiva per migliorare le condizioni di lavoro; al patronato Inca di verificare l’eventuale origine professionale delle malattie, senza aspettare che gli eventuali danni alla salute diventino irreversibili; al lavoratore di ottenere le protezioni economiche e assistenziali di Inail”.

Il contesto vede Poste Italiane, un’azienda che va molto bene, in forte carenza di personale. La provincia di Asti è una di quelle con più carenza di personale in tutta Italia. A livello nazionale ci sono accordi di politica del lavoro che prevedono la progressiva stabilizzazione e l’integrazione stabile del personale che passa a tempo determinato sotto Poste Italiane, ma i numeri di assunzione, suddivisi per province, non sono sufficienti a coprire il reale fabbisogno. Abbiamo calcolato a spanne che nei mercati privati si è sotto di almeno 40 persone in provincia di Asti, nel recapito di almeno 28, tante quante le zone scoperte”, ha concluso Perrone.

Patrizia Bortolin ha detto: “Con il Covid, a marzo 2020 per non avere troppa vicinanza tra i lavoratori, Poste ha stabilito di razionalizzare, ovvero chiudere a giorni alterni, alcuni uffici. Intanto sono 120 in tutta la provincia, 17 dei quali sono passati da 6 a 3 giorni. Un ufficio è passato da 4 a 3 giorni e uno da 3 a 2 giorni. E la situazione a oggi è ancora così, oltre ad avere ancora chiuso il doppio turno sull’ufficio postale di Canelli. Andando a vedere sul Sito di Poste Italiane, alcuni di questi uffici risultano aperti 5 giorni, cosa non vera, creando un ulteriore disservizio alla clientela. E la stessa cosa succede per esempio sull’ufficio di Tonco, che risulta aperto 4 giorni ma in realtà lo è per 3. Idem per Callianetto, il cui ufficio postale è aperto solo 2 giorni”.

Per quanto riguarda le zone dei portalettere, nei tre Centri di Recapito che ci sono in provincia, vale a dire Rilate, Canelli e Villafranca, la situazione non sembra migliore. “A Rilate 6 zone della linea base e 6 zone della linea business sono scoperte, non c’è nessuno a cui assegnarle. Per Canelli ci sono 7 zone della linea business senza titolare, anche se dagli inizi di aprile sono arrivate 4 persone assunte dall’esterno. A Villafranca sono 9 le zone sempre business senza titolare. Per gestire il lavoro, sono state assunte persone a contratto a tempo determinato. Questo comporta ritardi enormi nella distribuzione della posta”, ha concluso Bortolin.

In conclusione, i questionari saranno distribuiti da maggio a giugno, con l’intento di chiudere la rilevazione entro l’estate ed avere i risultati per l’autunno.

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